CULTURA & SOCIETA'

Le sorbe pelose palline colorate di Natale “regalo” della natura. L’antico frutto dalla selvatica bellezza inonda i nostri bosch

CON L’AUTUNNO CH EORMAI STA A POCHE ORE DALLA CONCLUSIONE DEL SUO PERCORSO DI STAGIONE, UN ALTRO FRUTTO DELLA NOSTRA AGRICOLTURA CHE SEMBRAVA DIMENTICATO ATTIRA L’ATTENZIONE DEGLI ISCHTAN CHE NON RINUNCIANO ALLE TRADIZIONI – E’ possibile trovalo su piante rigogliose dal fogliame verde vario nell’ex pineta Villari, al Cretaio, nel Bosco della Maddalena nel boschetto di Santa Maria al Monte ed in altre zone boschive dell’isola - I nobili ischitani nel loro tempo dalle sorbe, ricavavano un gustoso liquore presente spesso nei banchetti organizzati da Lucrezia d’Alagno e dai d’Avalos sul Castello d’Ischia – Esse già risplendono sui loro alberi come rosse lampadine accese nel bel verde delle nostre pinete e dei nostri boschi

Dopo il melograno, altro frutto regale di riferimenti natalizi, sono le sorbe pelose e lisce, colorate e gustose, le cui piante rigogliose possono essere ammirate nei nostri boschi e lasciano pregustare, al pari del mirto o mortella, specie col loro fogliame, il profumo e l’atmosfera prenatalizia in cui siam o completamante .uindi l’ autunno che domani 21 dicembre vola via e le festività natalizie che sono ad un passo, ci riportano col pensiero e l’attenzione alle sorbe pelose e lisce, il frutto di stagione pare dimenticato per eccellenza, che fra gli antichi rappresentava delizia per il palato e decorazione per l’aspetto festoso delle fanciulle in fiore.

Ischia è stata terra di sorbe per molte epoche, a seconda del mutamento del suo territorio da agricolo a fortemente boschivo, specie dopo i fenomeni lavici a seguito di periodici sconvolgimenti tellurici. Le pinete e le larghe fasce di bosco disseminate in tutta l’isola, sono il risultato evidente dei sussulti storici di madre natura, che disegna e traccia le linee a suo piacimento, lasciando nel tempo segni indelebili della sua forza trasformatrice – Il nostro patrimonio arboreo con piante patriarcali, che riescono a resistere ad attacchi di ogni tipo, ci assicura svariate specie di piante di media, lunga ed eterna durata. Il botanico di professione, farebbe quì la lista di tutte quante. Noi invece, ci limitiamo a ricordare solo quelle di comune conoscenza, come i pini giunti sull’isola nell’800 ad opera del Gussone, le viti portate sull’isola dai greci duemila anni prima, i platani che ombreggiano strade e piazze, gli oleandri che fiorisco sui lungo le strade e dell’isola, le quercie, i castagni, il carrubo, i gelsi, la sempreverde pianta di aranci della famiglia degli agrumi (cedro, limone, mandarino,lima), il ciliegio, fichi e fichidindia, albicocche e pesche, prugne e pere, e per finire, le nespole e dulcis in fundo, le sorbe.

CORONA NATALIZIA CON SORBE DELLA PINETA DI ISCHIA

Sull’isola, le sorbe ai primi del ‘900, hanno fatto parte dell’alimentazione quotidiana ed hanno rappresentato una fonte di sopravvivenza di donne, di bambini e di anziani in tempo di guerra e di carestia. La polpa delle sorbe essiccate veniva mescolata alla farina di grano che scarseggiava per ottenere un pane davvero morbido e gustoso oppure, macinate e unite alla farina di mais, venivano impiegate per preparare la polenta. A questa pratica domestica di cucina da vecchio casolare, si dedicavano le donne di Piedimonte a Barano d’Ischia, di Panza a Forio, di Fontana e di Ischia città. A quel tempo i nostri contadini raccoglievano le rosse sorbe ad inizio d’ autunno, ancora non commestibili, e con l’attenta stratificazione su paglia per oltre due mesi, in un ambiente fresco e ventilato, esse divenivano straordinariamente dolci e profumate, garantendo peraltro, scorte di frutta energetica e ricca di vitamine, quando gli altri frutti scarseggiavano. E sopratutto erano pronte per mangiarle a Natale. Le località dove era ed è ancora possibile riempire il canestro di sorbe, sono la ex pineta Villari, oggi parco comunale, il Bosco della Maddalena a Casamicciola, l’intera zona boschiva del Cretaio, il boschetto di Santa Maria al Monte sopra Forio e alla Falanga.

L’albero di sorbe, per l’esperto di bosco, è riconoscibile a prima vista. Nella pineta di Ischia, alligna più che nelle altre zone citate dell’isola.. Fino alla seconda guerra mondiale anche nell’Appennino Romagnolo veniva prodotta, con le sorbe, una bevanda simile alla Cerevisia, ma solo di recente sono state riscoperte vecchie ricette di confetture, di condimenti tra cui un aceto dal gusto inusuale e raffinato, di salse, di liquori e di grappe. Tra i liquori, famoso è il sorbolino, liquore “nobile” di sorbe che ben accompagna dolci e macedonie e prodotto fin dal 1600 a Sorbolo in provincia di Parma, dove il Sorbus domestica L. era una pianta da frutto diffusissima. Si narra che il marchese Gonzaga a Mantova fece preparare in onore della regina Cristina di Svezia questa preziosa bevanda e da allora si diffuse presso altre Corti e fu offerta agli ospiti di riguardo nei Castelli e nei Palazzi delle famiglie nobiliari. Lo stesso avveniva sul Castello d’Ischia dove ad offrire il suo “sorbolino” tratto dalle sorbe tritate del Bosco del Cremato (ex pineta Villari) era Lucrezia d’Alagno la favorita sull’antico maniero ischitano di Re Alfonso D’Aragona.

MARMRELLA DI SORBE DI ISCHIA

Il gustoso liquore insieme al frutto di origine, faceva parte anche della ricca dispensa dei d’Avalos che nei loro banchetti organizzati per ospiti di riguardo nei propri alloggi fra, il Castello e la dirimpettaia Torre di Michelangelo, non mancavano mai di inserirlo fra le regali bevande e frutta del loro menu. Insomma le sorbe ischitane hanno avuto la loro “bella vita” riconosciute com’erano, frutto di tutto rispetto. La tradizione non è interrotta. Le nostre sorbe rosso forte, rosso-giallastre e marroncine, non hanno mai smesso di esistere nella loro selvatica bellezza. In queste cinque settimane che ci separano dal Natale che può dirsi alle porte, già risplendono, le sorbe, di luce come lampadine accese nel bel verde dei nostri boschi e delle nostre pinete ed anche fra gli addobbi in casa e nei negozi in festa se il Covid-19 lo permetterà.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano

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antoniolubtrano1941@gmail.com

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