LE STORIE DI SANDRA La pasqua tra ricordi e tradizioni
DI SANDRA MALATESTA
Quando in questo periodo le mamme preparavano i casatielli tutti noi bambini capivamo che si avvicinava la Pasqua. Alcune signore scendevano da Barano o da Piedimonte a vendere una radice che poi serviva per tingere le uova di rosso ( a rov). Il Casatiello durava tanti giorni perché si faceva con il Criscito una specie di lievito madre. La cosa che a me piaceva tanto era mettere i confettini colorati sopra al bianco dell’uovo che avevamo montato a neve. C ‘era anche quello tipo tornano con le uova sode dentro. Le nonne invece preparavano ” Il migliaccio” un altro dolce povero ma buono. Si faceva in vari modi, con semolino, con riso, con la pasta chiamata “capelli d’angelo”. La settimana santa che dal lunedì al sabato a mezzanotte era tutto un fiorire di tradizioni, inondava i nostri vicoli di odori di cannella, di fiori d’arancio, di acqua di millefiori. Di solito il martedì santo si facevano le uova rosse in una pentola che si teneva apposto per questo perche diventava tutta rossa dentro, e poi tra il giovedì e il venerdì si facevano le pastiere. Il Venerdì santo era dura per noi bambini. Sentire quei profumi e non poter toccare niente per rispettare il digiuno era proprio tosto.
I grandi di solito non mangiavano mentre a noi piccoli davano pasta in bianco, o frittata di uovo o riso e niente dolci o cioccolate. Quel giorno io lo vivevo quasi provando dolore per quel Gesù che inchiodavano sulla croce e in chiesa ogni volta piangevo quando il prete diceva durante la passione di Cristo: “l’aria si scuri e Gesù spirò ” e io abbassavo la testa e mi uscivano lacrime. IN quella settimana le giornate si allungavano, cominciava il caldo, arrivavano i primi napoletani accompagnati dalle sensali ad affittare le case, prendevamo le vacanze a scuola, e ogni pomeriggio con le nostre uova rosse andavamo a giocare al tozzo sullo spiazzale, aspettando che venisse presto il lunedì in albis per andare tutti alla Pagoda. Li con le coperte portate da casa ogni famiglia occupava uno spazio, i bambini giocavano, le mamme riposavano felici, i papà giocavano o a calcio o a carte, insomma la pagoda diventava un prato fiorito e colorato. Che ricordi mamma mia, che tenerezza ripensarci, e che bello lo scambio delle cose da mangiare che le mamme facevano tra di loro per assaggiare le varie preparazioni. Amici miei scrivo, mi emoziono e mi sembra di vedervi tutti tutti…felicità e gioia gratis e roba genuina da mangiare e famiglie intere riunite con grandi e piccoli. Una giornata unica che oggi si ripete ma i figli più grandetti vanno per i fatti loro e quindi non è come allora ma ogni epoca ha le sue abitudini ed è giusto così.