CULTURA & SOCIETA'

LE STORIE DI SANDRA Un anno senza Guglielmo Buonocore

DI SANDRA MALATESTA

Era il 6 giugno 2021, ed era domenica. Ricordo come fosse ieri, che uscendo dalla messa seppi la notizia della tua morte Guglielmo. Fu un attimo, chiamai mio marito gli dissi di scendere subito perché dovevamo correre a Lacco Ameno. Avevo una maglia nera con un tralcio di fiori arancioni e volevo salire a toglierla per metterne una più uniforme di colore, per rispetto a te amico mio caro. Invece preferii venire subito, non potevo aspettare era quasi come se venendo presto tu mi potessi vedere. Un anno senza Guglielmo Buonocore è stato lungo sicuramente per la sua famiglia. Ogni giorno a pensare; “l’anno scorso a quest’ora stava con noi”. Guglielmo era un uomo speciale e diverso per quei suoi modi burberi di fare e quel suo grande cuore che per una vita ha lavorato per esserci sempre, per essere pronto per chi avesse bisogno di lui. È stato un buon giocatore per quel suo sentirsi libero in campo, un Jolly che era ovunque, che diceva sempre di voler giocare e giocare bene, al di là di fasce, di esterni, di centrocampisti, di liberi, stopper, mediani. Un vero appassionato di calcio. Lui riusciva a essere un riferimento per tutti i suoi compagni e cercava pace e mai guerra.

In tanti gli volevano bene, in tanti hanno pianto di dolore, sapendo della sua morte, tanti amanti del bel gioco dicono di aver perso un signore del campo. Mi chiedo spesso se lui vede tutto questo da lassù e immagino che vedendo quello che scrivo, stia esclamando: “Chesta caspita e Sandra che sta ricen, nun esagerà”. Ma allo stesso tempo so che mi conosceva bene e sapeva che sono esagerata in tante cose, che vedo sempre il bello e mai il brutto e spesso mi prendeva in giro. Un anno sulla nostra spiaggia di San Pietro, nei nostri vicoli, avanti alla baracca di Aniello Lauro (oggi di suo figlio Pasquale), dove enormi tavolate e grigliate sono apparse piccole e non profumate senza di lui che aveva quell’aria di chi vuole magari fare uno scherzo a un amico, ma che accetta alzando la mano se gli fanno uno scherzo. Lui si vedeva da lontano perché aveva un modo di camminare unico, ed era lui Guglielmo Buonocore orgoglio di noi e vascia a marina e di tanti di tutta l’isola d’Ischia. Lasciatemi dire di lui che è stato un uomo integro, onesto, pulito e dal grande cuore. Ci sono amici che ho visto vivere che mi fanno pensare di essere stata privilegiata nel conoscerli. Ci sono uomini e uomini, ci sono vite e vite, e in questa enorme varietà di persone, ogni tanto si nota un uomo o una donna che non può essere come tanti.

Guglielmo aveva capito che amare faceva bene, ma aveva quasi pudore di farsi vedere troppo innamorato e spesso si limitava a un sorriso a una pacca sulla spalla. Lui ha amato la famiglia, il calcio, gli amici, il buon cibo, i nipoti, ma posso dire con sicurezza che per Guglielmo veniva prima di tutto Rosetta. Quella bella Rosetta Manzi, allegra, dolce, quella sposa tenera a tratti timida, che con lui ha creato una famiglia forte come la muraglia cinese. Una famiglia unita che amava stare insieme, che si bastava. Caro amico mio Guglielmo Buonocore, caro amico di tanti, tu ci manchi. Sembra una rima nata quasi per caso ed è così. Ci manchi e un anno senza di te è stato come la barca dei pescatori senza remi o la nostra partitella senza super santos rosso (i primi super santos erano rossi) e noi vogliamo dire ai tuoi cari che capiamo il loro dolore, ma anche che se sono così uniti è perché tu hai voluto con tua moglie che voi, figli con mariti moglie, compagne, nipoti foste sempre insieme nei momenti importanti. Vi pensiamo e preghiamo per Guglielmo affinché resti forte nei nostri e nei vostri ricordi. Un anno Guglielmo e noi ancora qui a piangere perché ci manchi. Rosetta, Enrico, Massimo, Fabiana, e tutti i nipoti e parenti, siete parte di un uomo che non andrà mai via per sempre, perché si è stampato sui vostri cuori come un dolce tatuaggio a forma di quel sorriso tenero che faceva ogni volta che vi stringeva. Guglielmo per me sei stato un caro amico, un idolo che guardavo.

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