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«Le tariffe saranno alte fin quando non decideremo di smaltire i rifiuti sul posto»

ISCHIA – «Quello che incide fortemente sui costi della raccolta differenziata in Campania, è lo smaltimento. I nostri rifiuti prendono la strada della Germania, dove vengono poi smaltiti. Maggiore è la quantità di rifiuti indifferenziati, maggiore sarà il numero di camion in partenza verso la Germania. In quello Stato vige una regolamentazione in materia molto più avanzata della nostra. Quando giungono in terra teutonica, i rifiuti indifferenziati subiscono una prima fase di selezione: da ogni ecoballa i tedeschi riescono a ricavare il 50-60% di materiali adatti per il riciclo, quindi vere e proprie materie prime. Ciò che resta viene portato ai bruciatori pirolitici, che hanno un impatto ambientale pari a zero e che sono collocati anche nei centri cittadini. Queste strutture producono in tal modo energia gratuita per il riscaldamento degli edifici, dell’acqua per gli impianti elettrici, con una altissima ottimizzazione delle risorse.  Questo tipo di strutture si stanno progressivamente sviluppando anche nel Nord dell’Italia, ma qui al Sud c’è ancora una diffusissima ostilità: se qualcuno propone l’ipotesi di bruciatori, scatta immediatamente la rivolta delle popolazioni locali, che non vogliono tali impianti nelle vicinanze. Quindi anche colui che a livello politico fosse dotato di lungimiranza, se lanciasse una tale proposta verrebbe crocifisso all’istante. Ovviamente però i costi salgono. Eppure, avendo visitato personalmente quegli impianti, posso dire con certezza che non c’è alcuna emissione maleodorante né all’interno né all’esterno (fra l’altro sono perfettamente armonizzati col tessuto urbano). Il paradosso è che coi nostri rifiuti i tedeschi ricavano anche i sacchi di compostaggio per i terreni: in pratica noi ricompriamo in Germania, sotto altra forma, i rifiuti che non abbiamo voluto smaltire e sfruttare proficuamente in casa nostra. In un tale ciclo di gestione, i tedeschi sostanzialmente effettuano la raccolta differenziata a valle, non a monte come invece tentiamo di fare noi. I costi più alti che sopportiamo sono quindi dovuti anche a questa scarsa conoscenza delle più recenti tecniche di smaltimento, che porta a ingiustificate paure ma che si ripercuotono anche sulle tariffe. Anche le normative vigenti non aiutano. Un vecchio mobile, ad esempio, quando viene conferito andrebbe scomposto nelle sue varie componenti per ottenere una reale differenziata: il metallo dei cardini, la plastica di qualche infisso, e il legno rimanente. Invece le società che gestiscono la raccolta non sono abilitate a trattare tale divisione, quindi va tutto nell’indifferenziato».

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