ARCHIVIO 2

L’EDITORIALE – BARANOPOLI: Stanziola, dalle “stellette” alla cella

Di Mauro Iovino

Ho incontrato per la prima volta in vita mia Antonio Stanziola in un pomeriggio autunnale del 1980: mi trovavo nei pressi del campo sportivo di Testaccio con il mio amico Emilio Di Costanzo che conosceva bene la famiglia Stanziola ed entrambi si salutarono. Dopo mi disse che era “Tonino” Stanziola.

Lui era da pochissimo tornato a casa dopo aver rivestito il ruolo di Tenente al 96°corso Allievi Ufficiali di Complemento di quella che era allora la scuola della Motorizzazione Militare.

Il giorno di quell’incontro – che mi è rimasto impresso per una serie di ragioni – io avevo 12 anni, Antonio Stanziola 23. Me lo ricordo ancora: era magro, slanciato capelli semi rasati, come si conveniva ad un ex ufficiale dell’Esercito.

Anni dopo riebbi notizie di Antonio Stanziola: era entrato nella Polizia Municipale di Barano. Faceva parlare di lui perché era uno di quelli che lavorava facendo il poliziotto. Era mal visto in giro e si parlava maluccio di lui perché lo consideravano come una sorta di giustiziere, ma questo lo dicevano ragazzacci abituati a girare con vespe e motorini truccati e che sfrecciavano come i pazzi per le strade di Testaccio e del Comune di Barano. Insomma, dobbiamo dirlo: Stanziola è stato un personaggio pubblico di cui non si può non parlare da queste colonne.

Ads

Anni dopo, estate 1989, terminata la scuola superiore, feci un concorso al comune di Barano, quell’anno dovevano assumere 10 vigili stagionali ed io entrai tra i 10. Rincontrai Stanziola, non era più quello di una volta: fisicamente appesantito ma sempre cordiale ed educato, come si conviene a chi proviene da una buona famiglia, com’è stato nel caso di “Tonino” Stanziola.

Ads

Stavolta ero io a fare il “poliziotto” per strada. Non mi piaceva fare il vigile urbano nella maniera “classica” piantato in strada come un albero che doveva mettere radici (posizioni queste che hanno sempre premiato nella nostra sballata società) ed operavo da agente di “polizia stradale” nel pieno esercizio delle funzioni di agente di polizia giudiziaria che rivestivo durante il servizio. Fatti questi ben noti nel Comune dove ho vissuto tanti anni. Antonio Stanziola non mi contrastava o criticava ma cercava di frenarmi un pochettino sapendo in che razza di società ci trovavamo.

Non feci quasi mai servizio con lui ma all’epoca ricordo che lavorava seriamente, ed era ancora vigile, senza gradi, poi negli anni successivi divenne maresciallo e poi ufficiale.

L’Antonio Stanziola che ho conosciuto io era certamente esuberante, guascone, leggermente tuttologo (ma era certamente il più preparato della compagnia), a volte spaccone, ma sempre simpaticamente.

Sono passati gli anni, tanti anni, ci siamo persi di vista, qualche volta incrociati e di tanto in tanto ci siamo scambiati delle battute.

Venerdì mattina Antonio Stanziola è stato arrestato e portato in carcere con accuse pesanti. Stentavo a credere che ciò fosse vero e non ho ritardato nel cercare di avere conferme e cercare di capire se le accuse mosse a “Tonino” Stanziola avessero una parvenza di conferma, insomma se ci fosse del vero in tutto quello che ho letto nell’ordinanza di custodia cautelare.

Da quello che ho sentito posso dire che questo non è l’Antonio Stanziola che ho conosciuto io. Alla base dei fatti in contestazione da parte dell’Autorità Giudiziaria potrebbero avere avuto un ruolo determinante alcune sue posizioni debitorie che sarebbero nate nel momento in cui andò in contrasto con l’amministrazione comunale mancando spesso dal posto di lavoro avviò una seconda attività lavorativa con una barca che faceva il giro dell’isola.

Tutti gli altri fatti relativi ad Antonio Stanziola sono noti: l’inchiesta giornalistica delle IENE, i contrasti col comandante ecc.ecc. Poi ad un tratto scoppiò la pace e Antonio Stanziola venne “ri-arruolato al Comune e per evitare che entrasse in conflitto con Ottavio Di Meglio venne dislocato all’ufficio tecnico. Che ne potesse sapere di tali materie me lo chiesi sin dal primo giorno che venni a conoscenza del suo nuovo ruolo dirigenziale!

Da allora sono cominciate a circolare voci, accuse, maldicenze come tutti i giorni si fa su questo scoglio natìo e all’improvviso Stanziola venne tolto dall’ufficio tecnico e dislocato altrove.

Conoscendolo non ho mai creduto a ciò che mi dicessero: non era possibile che si mettesse a fare queste cose e ho sempre ritenuto che i suoi mali fossero nati con la nota storia di uno sfratto forzato eseguito da Stanziola e dall’ufficiale giudiziario, il cui destinatario avrebbe giurato vendetta.

Non so se tutte le accuse mosse a “Tonino” Stanziola siano vere o meno, mi risulta difficile credere che uno come lui si fosse ridotto a fare la spesa a gratis o a lucrare su panini e mercatini vari.

Ciò che frena questo mio scetticismo però, è tutta la storia legata alla pensione Casa Bianca e che vede tra i protagonisti Maria Grazia Di Scala e Raffaele Piro che chiariranno al più presto la loro posizione processuale davanti al Gip.

Questo, secondo me, in tutta la vicenda è l’aspetto più grave e preoccupante che abbia potuto commettere Antonio Stanziola. Mentre nelle storie dei mercati e mercatini parliamo di spiccioli, nella vicenda “Casa Bianca” c’è un salto di qualità: e si comincia a trattare, in caso di vendita della struttura, di cifre tra  i 600mila e 800mila euro. Il ruolo di Stanziola sarebbe stato determinante nel cercare di aiutare il Piro Raffale, cliente di Maria Grazia Di Scala, falsificando atti di ufficio inviati in Soprintendenza ed utilizzati in una causa civile, emettendo un’ordinanza di demolizione per svalutare il prezzo dell’immobile di 200mila euro e tentare quindi di favorire il Piro nell’acquisto del bene.

Ecco: se tutta la vicenda precedente lascia in me forti dubbi, fortissimi, questa della “Casa Bianca” ingenera preoccupazione. Tutto questo lascia presupporre che Antonio Stanziola abbia raffinato negli anni una forma mentis molto ma molto diversa da quella che lo aveva caratterizzato.

Posso sicuramente comprendere che quelle frasi intercettate durante le indagini in cui lamenta di essere indagato e di voler “menare il pubblico ministero e i carabinieri” siano da incentrarsi in quel suo modo di fare spaccone e guascone, come dicevo poc’anzi. Diceva così perché sapendo di essere intercettato voleva manifestare tutta la sua innocenza al punto che sarebbe andato perfino dal PM per picchiarlo, dopo averlo fatto con i carabinieri, ma questa vicenda della “Casa Bianca” lascia veramente perplessi….

Stanziola unico colpevole di tutta questa storia? Andava fermato prima? Non doveva assumere tali ruoli di comando e controllo? Questo lo dirà la storia baranese, intanto l’auspicio che possa chiarire al più presto la sua posizione processuale e possa giustificare al più presto comportamenti che lo hanno condotto in una agghiacciante cella del carcere di Poggioreale.

 

* * *

Venerdì mattina non ho voluto mandare nessun fotografo davanti alla caserma dei carabinieri di Ischia. Non mi interessava offrire l’immagine di Stanziola ammanettato e scortato dai carabinieri. Alla fine qualche foto l’abbiamo pubblicata ma nessuna foto che mettesse al pubblico ludibrio l’uomo in stato di arresto. Altri invece, che non conoscono nè Santi nè Madonne non hanno lesinato a pubblicare e diffondere una foto, una brutta foto, quella di Antonio Stanziola che entra in auto emozionato alla vista dei fotografi e quasi piangente.

Avesse commesso anche tutti i reati che gli sono stati contestati ritengo che Antonio Stanziola non meritasse anche la gogna mediatica. Stanziola non era un pericoloso camorrista che dopo anni di latitanza veniva catturato. Sicuramente il suo comportamento, il suo modo di fare, gli è costato anche questo, ma era doveroso da parte di chi non sta passando un guaio del genere – che può permettersi una fredda valutazione dei fatti – comprendere cosa sia giusto o sbagliato pubblicare, diffondere al pubblico. Era giusto pubblicare quella foto mentre entra nell’auto dei carabinieri quasi piangendo? Secondo me no! La nostra deontologia professionale (ma si può invocare la deontologia rispetto a colleghi che hanno ruoli di responsabilità e non sanno proprio cosa sia?) fa divieto di pubblicare foto di persone ammanettate, ma Antonio Stanziola che piange tra due carabinieri mentre entra nella volante è tanto diversa da due braccialetti ai polsi?!?

 

mauroilgolfo@gmail.com

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio