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L’EDITORIALE – I giovani, il futuro e il concorso di colpe

Sarò sincero, tanto in questi casi spararsi la proverbiale posa serve davvero a molto poco: ho seguito ieri con attenzione, anche perché parte in causa al pari dei miei amici e colleghi della redazione, il dibattito pubblico che si è svolto al Marina 10 di Casamicciola sul tema “Ripensare Ischia. Parliamone”, promosso ed organizzato dal nostro quotidiano (vabbè, l’idea l’ha avuta il dott. Ambrogio Mattera, giusto per dirla tutta…). Il fatto è che – sebbene la professione ti debba portare a non trascurare nulla – non ho molta dimestichezza con appuntamenti del genere, che puntualmente mi lasciano con una serie di inquietanti interrogativi: come è possibile che negli ultimi 25 anni i problemi del nostro territorio siano più o meno rimasti sempre gli stessi?

Rimandandovi a lunedì per il resoconto dell’evento e annunciandovi una acuta, spettacolare e simpaticissima osservazione del prof. Sebastiano Conte – destinata a mio modesto avviso a rimanere negli annali dei virgolettati “cult” di isclana memoria, non posso non soffermarmi ancora una volta su un aspetto forse ancor più inquietante dei precitati interrogativi. In sala il pubblico c’era, notevole, qualificato, variegato: una risposta significativa, il segno che c’è ancora gente che ha a cuore le sorti della nostra isola, che pur con tutte le “cicatrici” che si porta addosso resta uno dei posti più belli al mondo. Il problema di fondo è che tra le varie categorie rappresentate mancava quella che forse più delle altre dovrebbe prendere in mano le redini di Ischia e scriverne le nuove pagine di un comunque straordinario romanzo e mi riferisco ai giovani. Laddove, per giovani, si intendono i ventenni o appena su di lì.

E’ chiaro che la preoccupazione non è certo quella che le generazioni del domani, le future classi dirigenti, abbiano disertato questo incontro, quanto piuttosto il fatto che risultino assenti con una precisione quasi “svizzera” a tutti gli appuntamenti in cui l’oggetto di discussione risulta essere – pur con tutte le divagazioni al tema – il “sistema Ischia” e soprattutto l’isola che verrà e che sarà. Durante questo ed altri dibattiti, una delle osservazioni che è stata richiamata con puntuale costanza è stata la seguente: “Se non ci diamo una mossa, che futuro daremo ai nostri figli o ai nostri nipoti?”. Per carità, nulla da obiettare, in fondo anche chi scrive è genitore e capisce quanto si possa penare per il futuro dei propri ragazzi. Ma resta un dato di fatto che non può e non deve essere sottaciuto: i giovani di questa generazione, tutto sommato, sono fortunati e privilegiati e conducono anche un’esistenza decisamente “spensierata”. Li vedi attivi su tutto, alle volte anche iperattivi, quando vogliono sono in grado pure di scalare una montagna in dieci minuti anche perché dispongono di tutti gli strumenti, non soltanto tecnologici, per farlo. A loro, molti dei quali sono anche amici nonostante il gap anagrafico (maledetta sindrome di Peter Pan) rivolgo un umile e sommesso suggerimento: le cose, in questo paese, cambiatele voi. Siete l’unico tsunami che nessuno potrà fermare…

gaetanoferrandino@gmail.com

 

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