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«Caffè Scorretto» «Per Volare ci vogliono le pale

La casa automobilistica Ford ha depositato tra gennaio e febbraio un brevetto per una macchina della Polizia senza autista, e perciò senza poliziotti, “condotta” dalla AI (Intelligenza artificiale). Con il fine di fare multe e controllare il traffico o promuovere avvertimenti nei confronti degli automobilisti indisciplinati, il progetto rientra in un piano governativo per mettere gli USA, entro il 2030, proprio con le “volanti della stradale intelligenti”, tra i maggiori leader tecnologici nel settore dell’intelligenza artificiale. A Dubai invece la Polizia sta sperimentando in questi giorni la “pattuglia volante” con motociclette in grado di decollare e atterrare verticalmente e raggiungere la velocità di circa 100 Km/h, volando. Si tratta di veri e propri droni, “hoverbike” questo il nome del mezzo, e i poliziotti “piloti” hanno già iniziato l’addestramento. Sostituiranno forse dal 2020 le motociclette tradizionali nella città degli Emirati Arabi Uniti. Comunque non voglio parlare delle Forze dell’Ordine alle quali, ad ogni modo, va rivolto un ringraziamento specie in questa increspatura – o brutta piega, se volete chiamarla così- in cui sembrerebbe caduta l’isola e della quale spesso non ci rendiamo conto. Voglio invece parlarvi della mobilità innovativa rappresentativa del mondo che cambia e propone ciò che c’è di più simile alla fantascienza. Tutto ciò avviene mentre noi, qui, sull’isola, facciamo i conti ancora con il pallottoliere. Per esempio per quanto riguarda il traffico o il governo del territorio come nella politica economica. Non decolliamo ma ci illudiamo di volare. Non dico di sostituire le auto con quelle senza conducente, o alternare alle moto i droni, certo che no. La riflessione che vi propongo è un’altra, un poco più terra terra. La letteratura fantascientifica si sta compiendo. Ormai possiamo acquisirlo per dato. Chi non ha visto il film “Star Wars – Guerre Stellari” o Blade Runner potrebbe dedicare parte del suo tempo alla visione durante le feste di Natale, magari ci trova qualche spunto interessante. Altro dato. Ischia, intanto, resta invasa dalle auto. Un problema a causa del quale continueremo ad ascoltare proposte dell’era paleolitica e che invocheranno le targhe alterne, della cui inutilità ormai ben si conosce, o le richieste di un programma di riduzione delle automobili con il tetto massimo di un’auto per famiglia. Solo pensare di rendere i taxi fruibili, mezzi cui affidarsi negli spostamenti, a tariffe accessibili eliminando i confini amministrativi tra comuni, come ripeto da un poco, già sarebbe innovativo. Andiamo avanti nella riflessione. Guidare è sempre più un costo. Tra benzina, assicurazione, usura dell’auto, parcheggi e salate strisce blu e, Dio ce ne scampi, il carburante (benzina o diesel) che sul nostro bene amato scoglio è venduto a un prezzo che vola alto più che in terraferma manco fosse acqua nel deserto, siamo spacciati. Di tutto questo non ci vogliamo accorgere. O se siamo disponibili a valutarla come difficoltà la depotenziamo per dare più spazio alla comodità. Ci piace l’idea di spostarci con facilità per raggiungere il punto B da un A qualsiasi di partenza, ed è la nostra soddisfazione più grande benché ci sia da attraversare una serie di tribolazioni, ad esempio impiegare circa mezz’ora per percorrere due chilometri. Il costo di tutto questo, non solo in termini economici, non ci spaventa e siamo disposti ad affrontarlo. Non ci viene in mente che il traffico è un vero e proprio allarme sociale il cui prezzo lo paghiamo – è chiaro – noi riversandolo sul turismo. Problema di fronte al quale restiamo impotenti. O tentiamo di fermare qualsiasi un’eventuale soluzione o proposta innovativa che se applicata sarebbe capace di manifestare quel potere straordinario che è la creatività. C’è da fare un distinguo. Non voglio parlare della mancanza d’intelligenza. Qualche intelligente l’abbiamo pure noi, augurandoci che non abbia già preso la via dei cervelli in fuga all’estero. E comunque si sa, le persone intelligenti non sono ben viste da quelle mediocri che si convincono, di essere più intelligenti degli altri. L’intelligenza, che non va confusa con la furbizia, rappresenta la “capacità di elaborare una sola risposta corretta” e coinvolge il pensiero convergente. Per fare un esempio nella problematica del numero eccessivo di auto risposte certe, e corrette, dalle amministrazioni non se ne vedono. Resta solo un problema, amen! La creatività, al contrario, è la capacità di trovare risposte nuove e insolite. Per evitare che un paese rimanga indietro c’è bisogno di creatività, vale a dire la capacità di coinvolgere il pensiero divergente. Alla creatività si collega la capacità critica che a sua volta non è da confondersi con la lamentela fine a se stessa. Proprio la creatività fa attrito con la pigrizia del cervello che condiziona il comportamento. Il cervello, più nello specifico, è abituato a esaudire lo schema che conosce e tende a eliminare le idee creative. Fintanto che si nutre solo di ciò che conosce e riesce a incastrare nel suo schema, va tutto bene. Il problema nasce di fronte alle idee creative che propongono soluzioni differenti da quelle che conosciamo. Davanti alla crisi del terremoto e alle sue possibili soluzioni, ad esempio, quando c’era chi parlava della possibilità di delocalizzare e ricostruire con materiale ecosostenibile e nuovi strumenti (“Progetto Ischia” nel convegno del settembre 2017 proponeva di cambiare il paradigma delle costruzioni lasciando il “mattone” ed entrare più leggeri in uno nuovo) molti cervelli sono diventati i più abili censori. La stessa cosa accade quando si parla del modo per ridurre il flusso dei veicoli e cominciare a operare potenziando i mezzi pubblici, per esempio, oltre alla previsione di usare il taxi a costi contenuti. Per tornare alla pigrizia del cervello, e alla sua continua ricerca dei binari dell’abitudine, non è facile risolvere il problema. Per esempio sulla variante esterna sono almeno 15 anni che manca il semaforo e abbiamo imparato a gestire le precedenze per nobiltà d’animo più che per educazione stradale. Immaginate che cosa accadrebbe se in attesa delle famose rotatorie, domani mattina il vecchio -non funzionante- fosse sostituito da uno nuovo. Con tanto di telecamere per monitorare il flusso e, trattandosi di pista quasi aerea, tutor per controllare che le auto in transito non accedano alla velocità adatta per il decollo. Come minimo si scatenerebbe panico e disgusto solo per aver chiesto una piccola rivoluzione e di volare un po’ più in alto.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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