Lettera dal futuro
DI RAFFAELE MIRELLI
L’anno “vecchio” si chiude portando con sé la nascita, il Natale, la presenza di una nuova realtà, umana. La luce, come vuole la cultura e il culto pagano, viene celebrata nel momento della sua assenza. Il solstizio d’inverno appena trascorso,è il giorno in cui il nostro emisfero è illuminatoper il tempo più breve dell’anno. L’anno, le stagioni, i mesi e i giorni sono specchi per il signor Tempo che, in essi, si riflette, cadenzato, misurato, sperato nel presente, nel futuro e nel passato. Per noi essi rappresentano archivi di emozioni che ritornano.
Cari nascituri, questo scritto è dedicato a voi. E’ una lettera da leggere e rileggere, da strappare se volete, da detestare e da amare, se per voi conserverà il vero. A pochi giorni da questo passaggio convenzionale è compito nostro ammonirvi, raccontarvi il presente, il passato e quello che molti cercano di pianificare, il futuro. Questo, però, lo lasciamo a voi, alle vostre scelte, alla vostra vita. Noi condizioniamo la vostra vita, lo facciamo inevitabilmente nel momento in cui non valutiamo “le nostre scelte”, quelle che forgiano il presente.
Dal punto di vista politico il nostro paese versa in una situazione di sconforto. Abbiamo operato scelte poco felici ed esercitiamo uno spirito critico poco perspicace. Nord e Sud non si riconoscono come facenti parti di una stessa nazione e il concetto di unità d’Italia è ridotto davvero a quello disingole unitàche non si riconoscono. Lungi da me portare avanti un concetto di appartenenza geografica limitato ai confini, sono sempre stato dell’opinione che il mondo, oltre le differenze culturali, rappresenta un paradosso governato dalle forze fisiche, un punto infinitesimamente piccolo dell’universo, sul quale, noi esseri umani, crediamo di essere i protagonisti assoluti: ogni nazionecrede di essere il polo di salvezza per l’umana specie e l’essere umano, in generale, si crede ancora intelligente.
Noi italiani siamo davvero speciali: siamo convinti di essere migliori degli altri- e chi non lo è – e guardiamo alla situazione politica attuale come un negativo storico, senza considerare il tempo come un flusso continuo che non si può, ahimè, interrompere. Sono pochi quelli che considerano la nostra realtà come frutto di un processo logico, cronologico. Salvini diviene spirito del Natale presente, passato, futuro, come Di Maio: due spinte di pensiero radicale che si intrecciano nel presente e che personificano il medio italiano, non l’italiano medio. Qui nel presente che voi abiterete, crediamo alle favolette, alle barzellette e, specie al Sud, non siamo amanti del pensiero, dei suoi meccanismi che ci affaticano. Accettiamo in modo passivo quello che le sovrastrutture governative ci propinano e, grazie all’avvento di questa stupenda rete di distrazione chiamata internet, siamo diventati dei veri e propri “fessi”.
Non investighiamo alla fonte l’accadere e non sappiamo se questa retesia davvero di aiuto, perché non ci educhiamoed educhiamo ad un uso corretto, divenendone schiavi.
Qui nel presente le guerre esistono senza luogo: ogni anno ci sono i cosiddetti attentati. I campi di battaglia tradizionali non esistono più. La guerra diventa virtuale e solo la morte la rende reale. La gente nel presente viene massacrata nelle piazze durante le compere natalizie, nelle metropolitane mentre si reca a lavoro, nelle strade di tutto il mondo, senza preavviso. Qui nel presente siamo molto razzisti, non amiamo chi “invade” il nostro territorio e, sebbene sia nostro compito accogliere secondo dei criteri logicamente umani, non ci riusciamo. Sentirete spesso dire “questi ci rubano il lavoro” e magari sarà il vostro stesso padre – di origini magrebine, che vive in Italia da 50 anni – a ricordarvelo. Noi italiani nei secoli scorsi abbiamo invaso altre nazioni in modo barbaro e siamo stati chiamati “divoratori di spaghetti”, “mafiosi” “ching”, che non è un sostantivo cinese.
Cari nascituri, noi spesso dimentichiamo quello che abbiamo fatto, lo rimuoviamo.
A Ischia, isola sulla quale viviamo, siamo veramentespeciali, un condensato italiano: crediamo nella sua bellezza inimitabile e abbiamo sviluppato una sorta di malattia antropologica chiamata “Ischiacentrismo”. Tutto dipende da Ischia, la storia della nostra specie dipende da Ischia e crediamo fortemente nei mezzi di trasporto, le auto. Stiamo, infatti, cercando di creare negozi, ristoranti, farmacie, ospedali nei quali entrare direttamente con le auto, evitando di utilizzare oggetti superflui come i letti, le scarpe e tutto quello che ci spingerebbe fuori da questo mezzo rivoluzionario. Ogni parte dell’isola si distingue dall’altro, recriminando un federalismo politico poco comune.Amiamo la sua bellezza, ma facciamo tanto per renderla brutta, ogni giorno.
Manon è tutto negativo, credetemi!
Qui, nel presente, esistono persone dette umane. Sono ovunque e le troverete inevitabilmente sul vostro cammino. Le incontrerete a casa travestiti da genitori, a scuola da insegnanti, per strada da artisti, musicisti, nei musei, nelle chiese, nelle moschee, nelle salumerie. Le incontrerete di notte a lavoro, di giorno col pane in mano, coi vestiti sporchi di buon umore. Li riconoscerete subito! Posseggono diverse caratteristiche davvero “comuni”.Danno fastidio, perchécritici. Parlano con gli altri e non degli altri. Ascoltano, che è un modo diverso di parlare. Credono in loro stessi e negli altri. Amano e conoscono la storia ma non la considerano una legge. Amano le sfide vere e combattono ogni giorno con quel mostro incommensurabile del proprio Ego. Amano il cambiamento, non abbandonando il presente, anzi, lo fronteggiano. Amano le differenze, quelle culturali, quelle di pensiero, di religione, di orientamento sessuale. Non hanno paura perché la affrontano, cambiandola in energia positiva, di movimento. Nonsi alleano in modo irragionevole e mettono in discussione se stessi. Hanno dubbi, non gettano le carte a terra, vanno a piedi, ascoltano, ancora, si ascoltano. Amano le proprie famiglie, ma non smettono di esseri critici nei loro confronti. Coltivano il terreno. Lasciano sbagliare senza punirvi, ma soprattutto sbagliano. Credono nell’essere umano, nei valori che generano nuovi spazi di convivenza, leggono, si leggono, ascoltano musica, a volte anche il Neomelodico napoletano.
Li riconoscerete subito: non amano essere in primo piano.Si arrabbiano spesso per quelle che voi riterrete essere solo sciocchezze. Spesso, vi doneranno del tempo. Vi racconteranno delle storie prima di andare a dormire, si racconteranno a voi quando crescerete. Lotteranno per lasciarvi un segno e non per insegnarvi ad essere ciò che vorrebbero essere loro. Vi osserveranno senza interferire, lasciandovi andare incontro alle vostre decisioni. Non avranno risposte giuste, ma con la loro presenza, angeli delicati, vi accompagneranno nel ricordo. Li riconoscerete perché con loro avrete la sensazione di esservi già incontrati, ma nel futuro. Vi daranno spazio infinito, l’unico che sanno abitare con forza. Vi riconosceranno sempre, anche dopo anni di assenza, perché sanno legarsi agli altri. Capirete che sono loro i veri fuorilegge, perché ispirano al cambiamento, al vostro, al nostro. E anche se il futuro vi metterà paura, non temete perché esso è fatto di presente, di corpo, di tessuti, cellule, capelli, di carattere e memoria. Il futuro è un prestito del passato e una possibilità del presente. Chi di noi sa veramente come saremo!
Quindi non ascoltate chi vi dirà “Ai tempi miei…” perché, chi dice così ha smesso di vivere il tempo, se non quello dell’abitudine, del passato. Voi “sarete” la possibilità del cambiamento, del miglioramento e questo dipende da noi, da come vi prepariamo il terreno, adesso. L’unica forma di tempo che accoglie la speranza dell’essere nuovo è il futuro, il nascituro. Del resto anche quelli che noi definiamo cattivi – come Salvini e tanti altri – sperano, sognano. Spetta a noi fuorilegge,“umanisti” educarli. Benvenuti!
* FILOSOFO, DIRETTORE FESTIVAL “LA FILOSOFIA, IL CASTELLO E LA TORRE”