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Il libro “bomba” di Benedetto Valentino: fatti e personaggi di un’isola “fascistissima”

Volendo sintetizzare fatti e tempi del ventennio fascista in Italia con il coinvolgimento anche della nostra isola, siamo stati costretti a ridurre all’osso la storia per meglio affrontare il libro-bomba scritto da Benedetto Valentino “Ischia, l’isola di Mussolini”, al quale dobbiamo, dopo una lettura attenta che ci ha appassionato,  il nostro commento sulla sua fatica storico-letteraria e di ricerca accurata, accompagnata peraltro  da rivelazioni interessanti scavate negli archivi comunali e di singoli privati che però, non sono le sole  a destare l’interesse di chi potrebbe sapere dell’altro. Allora andiamo per ordine. Dopo la prima guerra mondiale, in Italia sorse un nuovo movimento politico di carattere insieme rivoluzionario, nazionalista e totalitario, che a mano a  mano che cresceva, rifiutava i principi della democrazia liberale. Questo movimento politico chiamato Fascismo fu capeggiato da Benito Mussolini socialista, che raggiunse il potere nel 1922 con la Marcia su Roma. Solamente tre anni dopo, alla prima fase legalitaria si sostituì la fase totalitaria che cambiò radicalmente lo stile di vita e i costumi della società.

Dopo l’instaurazione del regime fascista nel 1926, vennero emanate le leggi fascistissime: furono sospesi tutti i partiti e le associazioni d’opposizione (gli antifascisti vennero arrestati, processati ed aggrediti), vennero chiusi gli organi di stampa avversi al regime, venne creata l’OVRA e il Tribunale speciale. In uno stato di tipo totalitario, come fu l’Italia fascista, la propaganda, il controllo dell’informazione e il consenso delle masse fu essenziale. L’Italia di quegli anni era una nazione ancora ampiamente analfabetizzata, nonostante tutte le leggi e i regolamenti emanati durante gli anni precedenti. Creare una nuova scuola significò soprattutto preparare le nuove generazioni all’accettazione del regime. Quindi l’educazione, l’indottrinamento dei bambini e la scuola divennero il mezzo privilegiato della propaganda fascista, nonché un serbatoio di reclutamento. L’ isola d’Ischia in questo agitato contesto di episodi negativi e positivi, come qualsiasi altro centro piccolo e grande della nazione, fece la sua parte iscrivendosi alla storia  corrente e futura con straordinarie testimonianze di crescita e decrescita  sociale a seconda dei personaggi in vista locali che le pilotavano. Benedetto Valentino nel suo libro dimostra di averli saputo  scovare  dando a ciascuno nome e cognome e paternità di azioni da difendere o da condannare.

Tante cose furono da difendere  perché nascevano in un clima di rivalsa sociale e culturale , di ordine, rispetto e voglia di crescere alla luce delle potenziali risorse naturali e materiali che sfruttate a dovere, avrebbero  spalancato le porte  a forme di turismo che avrebbero fatto, del resto come è accaduto, le future fortune dell’isola. Benedetto Valentino nel suo libro, che rimane prezioso documento per chi ama la storia ben racconta del proprio paese, parla, a ragione, di Ischia come di un’isola fascistissima durante e dopo il  ventennio da paura, ma anche di opere buone che il tempo ha conservato. Diversi sono i passi del libro che hanno attirato la nostra attenzione trasportandoci in una passata realtà vissuta all’origine  dai nostri nonni e  padri e da noi in tenera età nel finale dell’ultima guerra e subito dopo la stessa,  non nuova rispetto ad episodi simili che in quel tempo  erano frequenti a Ischia, tristemente attuali pressappoco fine alla fine degli anni ’50, in un’isola, come ricorda Valentino, rimasta ancora fascistizzata per l’etichetta d’autoritarismo attaccata ancora addosso a  personaggi noti   per carattere forte come il notaio Bonaventura Mazzella, Livinio  Gioffredi, Vincenzo Colucci che si fregiava dell’amicizia  personale del camerata Gabriele d’Annunzio, Ciro Tirabella, e piccoli gerarchi dei sabato fascisti, tipo Salvatore Buono detto Caifass a Ischia Ponte, De Luise a Casamicciola, Regine a Forio.

Parlavamo dei passi del libro che in particolare meglio ci hanno interessato, oltre a tutte le altre certezze storiche contenute nel coraggioso libro del collega Benedetto Valentino. Interessante la vicenda della tenuta della Siena tra via Pontano e via Seminario a Ischia Ponte di proprietà di Luigi Scalfati. Il quale sulle prime si dichiara favorevole alla realizzazione di una campo sportivo nella detta proprietà ove, per ordine del Podestà, a lavori completati, si sarebbe poi dato spazio anche alle esercitazioni della gioventù fasciata balilla e avanguardisti con azioni di esproprio finale dell’impianto. L’assenso dello Scalfati, fu dato solo a parole che finirono nel nulla, facendo così saltare un’opera pubblica di  significativa valenza per le attività sportive locali, specie di quelle controllate dai circoli fascisti. Nel 1934 Luigi Scalfati fu arrestato dagli Agenti  Lauro e Fermo perché nel Caffè Diaz a piazza Croce a Villa Bagni a Porto d’Ischia, gestito da Alberto Prattico, mollò un forte ceffone al proprietario che accusava lo Scalfati di voler invitare a pranzo un confinato residente.

Un episodio questo, come tanti altri simili, di intolleranza comportamentale dei protagonisti che nella Ischia fascistissima come la riscopre nel suo realistico e  documentato libro Benedetto Valentino, si verificavano  in varie parti dell’isola, influenzati dal clima alterato di fanatismo politico che quelli che credevano di contare più di altri, vivevano con convinzione. Anche l’accenno alla fascistissima Festa A mare agli Scogli di Sant’Anna ci ha incuriosito, trovandoci per altro pienamente d’accordo. Infatti quando nel luglio del 1932 un gruppo di  giovani dell’antico Borgo di Celsa si organizzò per dar vita alla prima edizione della Festa a Mare  che poi diventerà quella che noi oggi tutti conosciamo, questi provenivano ciascuno  dai circoli fascisti locali. E bisogna dirlo, con il loro singolo impegno  hanno avviato la  storia della  Festa. Vanno ricordati, Nicola Giusto, Michelangelo Patalano, Federico Variopinto, Gaetano Colonna, Vincenzo Colucci, Giovan Giuseppe  Buono, Luigi Baldino, Enrico Califano, Raffaele Pilato. Ovvero, i nostri fascisti d’epoca.

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Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

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