CULTURA & SOCIETA'

Luciana morgera sulle tracce del gelso rosso, antica pianta. Che in passato arricchiva pochi giardini dei “signori” dell’epoca

Negli anni ’50 a nostra memoria il Gelso Rosso della famiglia dei gelsi neri e bianchi era possibile trovarlo solo nei giardini curati ed esclusivi delle Contesse De Biase e della famiglia Scalfati a Ischia e della principessa Mimosa Delfino Parodi alla Sentinella di Casamicciola

La “sempreverde” Luciana Morgera della Borsa Verde, botanica ed esperta agricola patentata sul campo, è da qualche settimana sulle tracce del gelso rosso. Finora ha battuto verie zone dell’isola di persona e con appelli pubblici, purtroppo senza successo. Testarda com’è, si è introdotta in frutteti e giardini di Ischia, Lacco Ameno e Succhivo senza ricavare niente. Evidentemente Luciana Morgera non sapeva che le uniche piante di gelso rosso a mia conoscenza fino agli anni ’60 le possedevano le contesse De Biase nel proprio vasto giardino in Via Ferrante D’Avalos a Ischia a due passi dall’Hotel Parco Aurora.

Altra località ove negli anni ’50 si sapeva che era possibile ammirare una o due piate rare di gelso rosso era la Sentinella nel bellissimo giardino della principessa Mimosa Parodi Delfino a Villa Zavota a Casamicciola. Il gelso rosso per un imprecisato numero di anni ha arricchito con la sue presenza anche il riservato giardino del palazzo Morgioni-Scalfati nel suo retro in via Seminario a Ischia Ponte. E’ possibile che nei luoghi citati la pianta di gelso rosso, rara com’è, alligni ancora anche se in tutti questi anni trascorsi, con la trasformazione dei cespiti si è fatto scempio di antiche piante da frutta per sistemare al loro posto costruzioni abitative e quant’altro sia stato impiegato per distruggere macchie di verde secolari. Ora cosa farà la nostra Luciana ? Si recherà alla ex villa delle De Biase per un ulteriore giro di perlustrazione con l’intento di “scavare nei meandri dei frutteti” come sostiene nel suo ultimo appello ? O farà visita prima di tutto, seguendo le nostre indicazioni, a Villa Zavota alla Sentinella nel suo territorio, per scoprire ciò che forse non troverà: quel gelso rosso che tanto l’ appassiona?

Luciana Morgera potrebbe dar corso alle nuove ed ultime indagine personali iniziando il suo “giro” dal Giardino, di ciò che è rimasto, del palazzo Morgioni-Scalfati alle spalle dell’Episcopio dove quella pianta di gelsi rossi con qualche probabilià sia sopravvissuta al “repulisti” che alcuni anni fa fu compiuto a favore di un progettato insediamento abitativo su tre quarti del terreno lottizzato. Intanto l’appello di Luciana Morgera con il gelso rosso nel mirino, è partito. Luciana usa poche parole, ma efficaci, dirette, per colpire al cuore delle sue amiche appassionate che la seguono col suo stesso entusiasmo, specie nella pratica della ormai collaudata iniziativa del “Baratto a Cattiveria Zero”. L’appello della Morgera suona così: “ Sto cercando una pianta di gelsi rossi qui sull’isola. È praticamente introvabile e non vogliamo acquistarla online. Abbiamo provato già dai vivaisti isolani Guarracino, Strina e Cosentin, ma hanno solo la varietà nera o bianca..Scavate nei meandri dei frutteti”. Dal si evince i fiorari vivaisti frai i pià attrezzati dell’isola. Le hanno potuto soddisfare il suo desiderio. Le piante di gelso sull’isola producono solo frutti color nero, fuxia e bianche.

Il rosso ‘ una vera rarità che pure ha vegetato in alcuni giardini curati isolano come quelli che abbiamo riocrdato e portato alla conoscenza di Luciana Morgera. Il gelso, secondo Erika Facciolla, è una pianta molto conosciuta per i suoi prelibati frutti simili alla more di rovo e per la simbiotica storia che lo lega al baco da seta. Il suo nome botanico è Morus L. termine con il quale si identifica un genere di piante appartenenti famiglia delle Moracee. . Il gelso, può essere facilmente coltivato sia sotto forma di arbusto di medie dimensioni che di albero ad alto fusto. Si tratta di una pianta in parte dimenticata che non viene più coltivata come un tempo, né a scopo ornamentale, né per i frutti e tanto meno per la bachicoltura tranne che in alcune zone del mondo. Eppure, non troppo tempo fa, il gelso ha rappresentato per secoli una risorsa di immenso valore. Nel corso della sua lunga storia, questa pianta venne coltivata e apprezzata per la produzione di frutti e foglie.

Ai primi  venivano attribuite svariate proprietà medicamentose mentre le foglie erano il principale nutrimento dei bachi da seta che venivano allevati per produrre il prezioso filato, Coltivato come albero, questa pianta può raggiungere dimensioni ragguardevoli (fino a 15 metri di altezza). Si tratta di un’essenza arborea robusta a foglia caduca, longeva, rustica e adattabile a qualsiasi tipo di terreno. Un tempo, file di gelsi delimitavano i confini dei campi, adornavano i viali o venivano sfruttati per l’ombra delle sue fronte in parchi e giardini. Tollera bene sia la siccità che il freddo intenso, ma per contenere le dimensioni della chioma occorrono frequenti e drastiche potature. Se la finalità è la produzione di frutti, meglio garantirgli una buona irrigazione durante l’estate e potarne i rami laterali dopo le ultime gelate invernali (fine febbraio/inizio marzo) per stimolare la fruttificazione.

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L’apparato radicale è robusto, elastico ed espanso. Proprio per queste sue caratteristiche, un tempo era impiegato per contrastare la franosità del terreno. Le foglie di questa pianta crescono numerose e alterne sui rami. Hanno una forma ovale, la base cordata e il profilo dentato. Ancora oggi, sebbene l’attività sia in netto declino, le foglie del gelso erano utilizzate per la bachicoltura. Sono l’alimento base della dieta del baco da set I bachi da seta ne sono così ghiotti, che smettono di cibarsi delle foglie di gelso solo 4 volte nella loro vita, solo in corrispondenza delle mute. Attenzione, però: le uniche foglie che il baco predilige sono quelle prodotte dal gelso bianco. Le principali specie conosciute e osservabili alle nostre latitudini sono il bianco e nero. Come detto, si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Moracee(genere Morus) e le sue varietà principali sono essenzialmente tre: nero (Morus nigra); bianco (Morus alba); rosso (Morus rubra). Molto simili nell’aspetto, questi tre tipi si distinguono sopratutto per il colore che i frutti assumono a maturazione-

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Quelli del gelso nero sono molto scuri, più chiari quelli del bianco e rosso vivo nel caso del gelso rosso. Il gelso rosso (Morus rubra) è una varietà indigena diffusa nell’Est degli Stati Uniti. È una pianta caducifoglie di media taglia che può raggiungere un’altezza di 9-10 metri. I fiori, piccoli, sono di un verde giallastro e fioriscono solo in tarda primavera. L’albero si mostra resistente, tollera bene la siccità e non risente in modo grave dell’inquinamento. Apprezza sia il sole che l’ombra e cresce bene in suoli di vario genere. La pianta può essere sia monoica che dioica, anche se il fiore maschio e il fiore femmina tendono a presentarsi su fusti diversi. I grappoli di frutto maturano circa due mesi dopo lo stadio della fioritura e possono ricordare la mora nera o il loganberry. Storicamente le popolazioni amerindie hanno impiegato la mora rossa nella preparazione di bevande e pani di vario tipo. Lasciata essiccare, costituiva una preziosa fonte di sostanze nutritive su tutto l’arco dell’anno.

Le popolazioni indigene del Nord America utilizzavano anche le foglie e il legno del gelso rosso. Mentre la bacca veniva consumata come alimento, le foglie erano apprezzate per le loro proprietà medicamentose. Il legno della pianta serviva a costruire ripari, strumenti agricoli e palizzate. Il gelso rosso è un’utile risorsa per gli orti domestici, perché attira gli animali selvatici e gli uccelli e costituisce una ghiotta fonte di cibo. Per distinguere il gelso rosso dalle varietà bianche e nere basta mettere in bocca il bordo di una foglia: se la parte inferiore presenta una lieve lanugine, si tratta di gelso rosso; se è liscia, è gelso bianco. In Canada il piano agricolo-ambientale della regione Ontario promuove la coltivazione di questa varietà a rischio per mezzo di un programma di incentivi orientato alla conservazione e alla protezione del suo habitat. I fusti superstiti, in Ontario, sono oggi meno di trecento, ma la popolazione è attentamente sorvegliata.

Ai sensi del Massachusetts Endangered Species Act, invece, è vietato abbattere, raccogliere e possedere gelsi rossi a scopi commerciali.Purtroppo le applicazioni industriali risultano pressoché impossibili, perché il frutto è molto delicato e di scarsissima longevità. La quasi totale estinzione del gelso rosso in Canada e nel Nord-Est degli Stati Uniti può venire imputata al degrado dell’habitat, alla siccità, ai cervi, che apprezzano il gusto delle piantine e, soprattutto, all’aggressiva concorrenza del gelso bianco, capace di surclassare la varietà rossa con il volume di polline che esprime, dando luogo a ibridi naturali che diluiscono il pool genico delle varietà rosse. Gli sforzi profusi per conservare il gelso rosso sono volti a garantirne la sopravvivenza sul lungo periodo, ridimensionando la presenza dell’invadente gelso bianco e cercando di capire meglio le ragioni di una pressoché totale scomparsa.

Il frutto, ricco di gusto e dolce, si può mangiare da solo o utilizzare come ingrediente. In bocca è rinfrescante, succulento, leggermente asprigno e dolce. Contiene antiossidanti, minerali e vitamine del tipo C, A, E e K, oltre che ferro, potassio, manganese e fibre salutari. Gli usi sono un po’ gli stessi del lampone e della mora. Il gusto della mora rossa si abbina con buoni risultati a pere e mele, per esempio in dolcetti, torte, conserve, crostate e marmellate. Dopo la raccolta o l’acquisto è bene conservare le more rosse in frigorifero, non lavate, in un contenitore ermetico. Vanno consumate entro 2-3 giorni, ma solo dopo averle risciacquate immergendole delicatamente in una bacinella d’acqua (evitando di esporle all’acqua corrente).

Foto Giovan Giuseppe Lubrano

antoniolubrano1941@gmail.com

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