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Associazione Nemo, in campo per la tutela del mare e della sua cultura

Un bene comune sempre più in pericolo. Ferito dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dal comportamento dell’uomo. Incontro con il tecnico dell’ambiente Luca Tiberti, membro del Consiglio direttivo di un’associazione che dal 2004 lavora per la salvaguardia di una risorsa che è il simbolo stesso della nostra millenaria cultura

Riscaldamento e contaminazione delle acque, degradazione degli habitat e alterazione della catena alimentare, coste sacrificate a una urbanizzazione massiccia e costante. Specchi d’acqua che, nei mesi estivi, diventano trafficatissime autostrade. Sono tante le difficoltà che oggi vive quel mare che ha visto nascere e svilupparsi la nostra millenaria cultura. Problemi che generano ripercussioni sull’ambiente, sulla pesca, sul turismo, perfino sulla salute dell’uomo. Le possibilità di invertire la rotta ci sono e passano da più di un principio fondamentale: informazione, sostenibilità, controllo, cooperazione, buon senso. L’Associazione Nemo per la Diffusione della Cultura del Mare è stata fondata nel 2005 su iniziativa di Bruno Iacono, subacqueo della Stazione Zoologica ‘Anton Dohrn’, e altri soci fondatori che lavorano a stretto contatto col mare. Biologi marini, ricercatori, istruttori. Tutti impegnati nel recuperare un rapporto certamente antico fra l’uomo e il suo mare, impellente per chi vive su un’isola dove l’interazione diviene inevitabile azione per aprirsi alle strade del mondo. Il Golfo ha incontrato Luca Tiberti, tecnico dell’ambiente, in Associazione Nemo dal 2009 e attualmente membro del Consiglio Direttivo con la carica di Segretario.

Come è cambiato lo stato di salute del nostro mare in questi anni?

Il Mediterraneo “ha la febbre”. Si registrano le temperature più alte da quando sono iniziate le misurazioni e, ciclicamente, il mare è sottoposto ad “heat waves”(ondate di calore), che provocano scompensi più o meno gravi in alcune tipologie di organismi costieri: a Ischia, ad esempio, sono state riscontrate grandi morìe di gorgonie, in misura minore di spondili (molluschi bivalvi simili alle ostriche), sbiancamento di madrepore ed anche la nacchera di mare (Pinna nobilis) – un tempo comunissima tra le praterie di Posidonia – è stata affetta da un vibrione che sta decimando la specie a livello mediterraneo, probabilmente per un abbassamento delle difese immunitarie dovuto al troppo caldo. La nostra Associazione ha segnalato più di un caso di tali fenomeni e siamo rientrati tra gli autori di comunicazioni ufficiali su riviste scientifiche di settore. Dal punto di vista dell’inquinamento di origine antropica, l’impressione è che non ci siano stati molti cambiamenti nello stato di salute del nostro mare in questi 10 anni. Per fortuna, esso ha un grosso potere di diluizione dei contaminanti, ma tale potere non è infinito.
La situazione degli scarichi fognari a Ischia è nota a tutti. Poi, su una scala più ampia, risentiamo della situazione generale del Golfo di Napoli e zone limitrofe, uno dei punti più antropizzati d’Italia, con alcuni grossi problemi irrisolti come ad esempio il fiume Sarno. Un tempo, a mare, si vedevano galleggiare pomodori che venivano trasportati dalle correnti marine proprio perché, lungo il fiume, sorgevano le più famose industrie conserviere italiane. Oggi, a galleggiare, non ci sono più pomodori, ma bottiglie di plastica e tanto polistirolo derivante dall’industria agricola. Una grave minaccia e fonte di contaminazione che andrebbe bandita.

Tre nemici del mare di Ischia.

Il nemico n.1 è l’inquinamento derivante da diverse fonti: la mancanza di una rete fognaria capillare ed un sistema di depurazione delle acque; lo scarico abusivo in mare delle strutture in prossimità della costa; lo scarico abusivo nelle “cave” (le forre di Ischia) delle strutture a monte; per finire con l’immaturità del singolo, che non riflette che il mare comincia dalla strada in cui getta la bustina del pacchetto di sigarette. Il secondo nemico è la nautica indiscriminata. Spesso siamo in balìa di incoscienti che sfrecciano sotto costa ignorando totalmente ordinanze e segnalazioni (come le boe segnasub, ad esempio). Un diportismo nemico dei bagnanti e dei subacquei. Il terzo è la mancanza di informazione, che ci porta ad avere comportamenti dannosi per l’ambiente. L’Associazione Nemo cerca di recuperare un rapporto antico che esiste tra noi e il mare: dobbiamo tornare ad essere consapevoli di quali sono le regole di buon senso da rispettare per viverlo in maniera sostenibile, preservandolo per le future generazioni.

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A parte i porti, quale è lo specchio d’acqua dell’isola d’Ischia più a rischio e perché? 

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A parte i porti, c’è una zona dove io eviterei di andare a pescare con barchino e lenza, anche se continuerei tranquillamente a fare il bagno. Nel 2007 ci fu una perdita di PoliCloroBifenili (PCB) nello specchio acqueo antistante l’eliporto di Lacco Ameno a causa della rottura di un cavo elettrico. Stando agli atti ufficiali pubblicati in rete ed accessibili a tutti, il Governo Italiano ammise una perdita di tali sostanze lipofile (già vietate per legge da anni), che si depositano sui fondali ed entrano nella catena alimentare marina. Secondo me si tratta del più grave caso di contaminazione ambientale dell’isola d’Ischia, oggetto di numerose interrogazioni nazionali ed europee. Un caso ancora aperto, a quanto mi risulti. Chissà se qualcuno ci sta ancora lavorando…

A proposito di porti, qualche estate fa si è discusso molto di un progetto d’approdo per megayacht a Ischia Ponte. E’ proprio necessario questo gigantismo?

Se vogliamo riflettere solo sui consumi di carburante, e le conseguenti emissioni di biossido di carbonio, comprendiamo facilmente che il megayacht non è la scelta più ecologica per vivere il mare. Penso che la regola di buon senso, condivisibile dalla maggioranza della popolazione, sia quella di favorire lo sviluppo economico delle zone turistiche preservando al contempo la qualità delle risorse naturali nonché la qualità di vita della popolazione residente. Se l’infrastruttura fosse socialmente ed ecologicamente compatibile, a me non dispiacerebbe. Vero è che l’area di Ischia Ponte è ricoperta da una fitta prateria di Posidonia oceanica, specie protetta di vitale importanza per la salute del nostro mare.
Sempre riguardo alla sostenibilità degli approdi, ricordo che in tutta la zona ex SIC (Sito di Interesse Comunitario) – ora ZSC (Zona Speciale di Conservazione) “Fondali Marini dell’Isola d’Ischia” – tutti i porti dovranno dotarsi di infrastrutture adatte a captare i liquami provenienti dagli scarichi delle imbarcazioni per il successivo smaltimento; speriamo ciò avvenga presto, non possiamo più immaginare che le acque di scarico e lavaggio di tutte le unità, grandi e piccole, finiscano in mare senza provocare danno.

Sei un bravissimo fotografo subacqueo: dove si scattano le più belle foto subacquee e perché? 

La qualità di una foto dipende da moltissimi fattori, tra cui la conoscenza delle abitudini e dei comportamenti dei soggetti da fotografare, o da condizioni ambientali come la sostanza sospesa in acqua. Le foto nei pressi di una zona rocciosa risultano perciò più gradevoli. Il mare è una continua emozione per me. Anche se non c’è nulla, potrei perdermi per ore a osservare minuscoli crostacei facenti parte del plancton che si lasciano trasportare dalla corrente. L’emozione più forte comunque è quando, sulla punta di Sant’Angelo, banchi di pesciolini (latterini, boghe, castagnole) che di solito stazionano nei pressi della superficie, iniziano a muoversi freneticamente in una direzione – una volta talmente tanti che vennero a sbattere sulla maschera – poi appaiono scuole di 20/30 grandi predatori, come i barracuda, le ricciole o i caranghi mediterranei. Essendo al vertice della piramide alimentare, sono animali poco timorosi e decidono spesso di avvicinarsi all’uomo per dare un’occhiata a questo strano essere pinnato.

C’è un interesse crescente intorno al mondo del free diving anche da parte di un pubblico non particolarmente tecnico. Persone che amano il mare o andare sott’acqua, senza troppi orpelli o strumenti. Che consigli diamo ora che la stagione estiva è entrata nel vivo??

Scegliere bene le attrezzature. La maschera, ad esempio, va provata per verificare l’aderenza al proprio volto. Non dimenticare anche una muta subacquea “shorty”, per vivere in tutta comodità e a lungo il nostro mare; “armarsi” di fotocamera o actioncamera subacquea, potrebbe rivelarsi utile per documentare fenomeni insoliti; andare in acqua sempre almeno in coppia, mai da soli; avvertire qualcuno a terra di dove si sta andando; portare sempre una boa segnasub; non fare gare, inutili e pericolose, ma allenarsi in maniera costante e progressiva focalizzandosi non tanto sulla profondità, ma sulla durata dell’apnea in modo da poter godere dell’ambiente subacqueo circostante e scattare belle foto; toccare il meno possibile gli organismi, specialmente quelli che non si conoscono. Frequentare corsi consente ovviamente di acquisire maggiore conoscenza e consapevolezza.

Grazie ai corsi di biologia marina e ai campi scuola, lavorate molto con i più giovani. Cosa li emoziona di più nell’andare sott’acqua?

Sin dalla fondazione, l’Associazione Nemo ha avuto come obiettivo l’educazione, la divulgazione e la sensibilizzazione ambientale delle nuove generazioni. Attività che, insieme al Presidente Gianluca Iacono e ai nostri soci, perseguiamo con forte determinazione. L’escursione in ambiente naturale permette di divulgare nozioni scientifiche in maniera ludica e favorisce la socializzazione dei partecipanti. Lo snorkeling è un ottimo strumento didattico. Sono pochi i bambini a cui non piace il mare: con una muta addosso, non possono crederci di poter rimanere ore in acqua senza che la mamma li richiami per uscire! Essendo praticabile a partire dai 6 anni di età, collaboriamo con tutte le scuole di ogni ordine e grado. In estate organizziamo percorsi formativi di snorkeling e biologia marina e siamo partner operativo dei campi di turismo responsabile organizzati dal WWF Travel.

Le potenzialità del turismo subacqueo come forma sostenibile di turismo non sono riconosciute abbastanza. Perché? Che numeri abbiamo?
Ischia non è mai decollata nel settore del turismo subacqueo nonostante una potenzialità altissima. Basti pensare che il compianto documentarista Folco Quilici posizionava “La Corallara”, ovvero la parete di Sant’Angelo, tra le sue 10 immersioni preferite nel Mediterraneo. Ischia è famosa per le sue terme e ci si è accontentati di promuoverla solo in questo settore e in quello balneare. Anni fa fummo tra i promotori di una raccolta firme per chiedere di avere una camera iperbarica sull’isola d’Ischia che, oltre che a risollevare le sorti di decine di indigenti costretti a spostarsi in terraferma per curare diversi tipi di patologie, avrebbe certamente rappresentato un elemento di sicurezza per attirare l’attenzione di chi è dedito alle immersioni con bombole. Quando abbiamo iniziato le nostre attività, la stragrande maggioranza degli operatori turistici con cui discutevamo non capiva cosa fosse lo snorkeling. Oggi fortunatamente possiamo dire che le cose stanno cambiando.

Un bilancio sull’Amp Regno di Nettuno: cosa non ha funzionato in questi anni?
Uno dei nodi più spinosi è la mancanza di razionalizzazione dei servizi, in primis quello fognario. E’ vero che la realizzazione di fogne e depuratori non dipende dall’Ente Gestore dell’Area, ma fino a quando non si raggiungeranno risultati migliori in questo campo, non potremo mai parlare di tutela e conservazione ambientale per il mare di Ischia. Consideriamo poi la tassa sull’ancoraggio. Un apparente controsenso, che trova giustificazione nel fatto che questa tassa è condivisibile per un breve periodo come modalità di ristoro ambientale in seguito al danno prodotto dall’aratura delle ancore sul fondale, almeno fino a quando non vengono realizzati idonei campi boe. Dopo dodici anni di Area Marina Protetta, questa imposta viene mal tollerata da chi si ritiene ben disposto a pagare, in cambio di un servizio di ormeggio in campo boe che gli permetta di fruire del mare con la consapevolezza di preservare il proprio ambiente. Ogni volta che qualcuno parla di “Regno di Nessuno” mi piange il cuore. Una grande occasione mancata. Malgrado una fetta di popolazione ritenga che i migliori affari possano farsi in regime di anarchia e deregolamentazione, tutti gli studi e le ricerche confermano che un’Area Protetta ben gestita è fonte di reddito economico per tutti gli operatori del settore turistico/ricettivo e dell’indotto.

Ultime iniziative messe in campo dall’Associazione Nemo per i prossimi mesi.
Accogliamo da tempo nuovi membri attivi come guide professioniste nel settore del trekking, quindi abbiamo un bel calendario settimanale di passeggiate interpretative dell’entroterra isolano. Per tutto il periodo estivo saremo impegnati nelle nostre sedi operative di Sant’Angelo e dei Maronti, rispettivamente per le escursioni snorkeling e kayak. Proseguono i progetti con le scuole, e anche quest’anno, grazie al supporto degli associati, ci occupiamo di Scienza Partecipata (Citizen Science), cercando di tracciare la presenza di diverse specie di organismi marini, come ad esempio un’alga invasiva proveniente dal Mar Rosso che abbiamo segnalato per primi qui nelle nostre coste.
Quanto alle operazioni di sensibilizzazione ambientale, mi piace ricordare la pulizia dei fondali della baia di Cartaromana il giorno dopo la Festa di Sant’Anna, iniziativa ideata dalla nostra Associazione nel 2014, realizzata con alcun centri diving isolani e che, anno dopo anno, ha visto coinvolto l’Amp ‘Regno di Nettuno’, ora coordinatrice dell’evento, il nucleo sommozzatori dei Carabinieri, quello dei Vigili del fuoco e della Guardia Costiera. Infine, siamo in procinto di definire il nostro contributo al prossimo World Cleanup Day che si terrà a settembre.

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