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Liquami fuori dai tombini a Lacco Ameno, chieste le dimissioni di Pascale

di Francesco Ferrandino

LACCO AMENO. Un temporale estivo è bastato per mettere a nudo tutte le debolezze dei lavori di ristrutturazione fognaria compiuti a Lacco Ameno. Anche ammettendo la particolare violenza dell’acquazzone che ieri mattina ha colpito l’isola, è sorprendente dover constatare che nulla è cambiato a quasi un anno dall’inizio dei lavori che hanno messo a dura prova l’intero paese. Tombini che saltano, acque e liquami fognari che affiorano sul selciato del corso, strade trasformate in autentici torrenti del tutto impraticabili se non a costo di rischiare la propria incolumità, scalinate simili a cascate. Uno sfacelo che fa seguito alla controversa presenza di scarichi di liquami nauseabondi sugli arenili situati lungo il corso Angelo Rizzoli, che abbiamo più volte documentato su queste colonne. Proprio ieri notte, poche ore prima del diluvio, la ditta incaricata dei lavori lavorava fino all’alba per completare il diaframma in muratura allo scopo di isolare la condotta fognaria dalla camera che generava le perdite di liquami, che filtravano a mare diffondendo gli insopportabili miasmi.

Il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, lo scorso settembre si decise a dare il via ai lavori pur con l’incognita del ristrettissimo tempo a disposizione (tre mesi), che non è stato poi rispettato: di fatto, per il completamento dell’opera è stato necessario lo stesso tempo che inizialmente al momento dell’aggiudicazione era stato indicato dalla ditta (undici mesi). Ma quello che lascia basiti è che ieri si è verificato proprio ciò che il primo cittadino a settembre disse di voler evitare: “È un’opera fondamentale e imponente – dichiarò Pascale che Lacco Ameno attendeva da trent’anni, non più rinviabile, perché quando piove il Paese si trasforma in una cloaca”. Eppure, ieri è bastata qualche ora di pioggia per far saltare i tombini e rendere il corso principale quella cloaca che quest’opera avrebbe dovuto evitare. Quindi cosa è cambiato dopo quasi un anno di lavori?

Mentre la pioggia si faceva beffe della ristrutturazione fognaria, la delusione dei cittadini schiumava rabbia almeno quanto l’acqua che affiorava dai tombini, spandendosi anche sui social network. I più “mansueti” si limitavano alle richieste di dimissioni, altri esprimevano la propria indignazione di cittadini nel vedere come alle tasse regolarmente pagate non corrisponda il relativo ritorno in termini di efficienza e di funzionalità per un cantiere che finora ha inflitto soltanto disagi e nessun beneficio al paese. Non è mancato l’amaro sarcasmo di chi ironizzava sul silenzio dell’amministrazione, perché intenta a “lavorare per noi” o di chi commentava un chiusino saltato paragonandolo a un giacimento petrolifero chiedendo quindi l’iscrizione di Lacco Ameno all’Opec (l’organizzazione internazionale dei Paesi produttori di petrolio).

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