“L’isola dei morti”, il ritorno a teatro degli Uomini di Mondo
di Isabella Puca –
foto Valentina Lucilla Di Genio|
Ischia – Ritorna il weekend e l’ Aenaria nuova inizia già a sentirsi. Venerdì, sabato e domenica prossima, nel rimodernato teatro Polifunzionale sono di scena, fuori concorso, gli Uomini di Mondo con “L’isola dei morti” una tragicommedia scritta da Corrado Visone. Ispirato a un testo di Dürrenmatt, lo spettacolo mostra l’isola d’Ischia sospesa in un tempo indefinito, nel punto più profondo della crisi economica. Potrebbe essere domani, o anche, un immediato presente. Un ritorno inaspettato scopre la cappa di ipocrisia che cinge l’Epomeo facendo ritrovare gli isolani di fronte a una scelta, che non sarà quella più ovvia. Una storia d’amore e vendetta, un’isola senza sogni e senza redenzione. «L’idea – ci spiega Corrado Visone – nasce da una necessità: raccontare l’isola a teatro. I pregi ma soprattutto i difetti degli ischitani, raccontare l’ipocrisia che come una “crosticina” copre un’isola ferita a sangue». “L’isola dei morti” è infatti una tragicommedia, ambientata qui a Ischia, che racconta dell’incontro/scontro tra ischitani e forestieri portatori di novità e di una proposta che non si può rifiutare. «Ho immaginato – continua Corrado – un’isola nel punto più profondo della crisi economica in un tempo indefinito. Gli ischitani sicuramente si riconosceranno perché è una commedia che parla di loro, di noi. È grottesca, molto comica ma anche tragica, anzi più che tragica, triste, perché triste è la situazione dell’isola all’interno della commedia. Raccontiamo di cose concrete, problemi reali o anche solo immaginati, un’isola claustrofobica senza uscita, col porto chiuso, un abbraccio ferale per chi rimane, un’isola, forse, senza speranza, sicuramente senza pace». 18 i personaggi tra macchiette e popolane che rappresentano la gente di Ischia dispersa tra tradizioni e il mito del benessere. Il racconto, è quello di un’isola senza sole, dal futuro abusivo. «Metteremo in scena – a parlare è Valerio Buono che della commedia cura la regia – un’isola distopica. È il completo fallimento delle istituzioni moderne, lo stato, l’istruzione, la gioventù, il progresso, la religione, la famiglia. Il territorio è unico e fuso coi suoi abitanti, i quali ne sono condizionati ma alimentano anche tutte le ipocrisie. Sullo sfondo un territorio stupendo che colpisce l’immaginazione di ogni personaggio; una bellezza che si percepisce in un modo quasi exstrasensoriale. Questo fallimento affonda le sue radici in una perdita di valori morali e sociali, e la ripresa poggerà su fondamenta strane». Il tutto sarà raccontato dagli attori in modo leggero a tratti comici, lasciando, senza dubbio, qualche importante interrogativo al pubblico . «Gli attori – ha continuato il regista – hanno fatto un percorso di creazione del personaggio molto profondo, partendo dal testo, passando da se stessi e tirando fuori dall’ispirazione dell’autore il proprio personaggio. Il mio compito è stato quello di accompagnarli in questo in questo processo, ed è stato faticoso ma, al tempo stesso, bellissimo». Una sfida complessa e affascinante per la compagnia che si è esibita l’ultima volta al teatro ischitano con “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” un riadattamento di Corrado Visone che ha ottenuto, sabato scorso, un premio come migliore autore al Premio nazionale Campania Felix. «In scena – ci dice ancora Visone – ci saranno 18 attori, alcune comparse e una decina di tecnici tra macchinisti direttori di scena, ecc. Ormai io e Valerio ci stiamo abituando a lavorare con grandi cast. Ne approfittiamo per ringraziare l’associazione Actus Tragicus e la banda città di Forio che collaborano con noi. Questa commedia l’ho scritta proprio per inserirla nel contesto del premio Aenaria, perché é uno spettacolo molto particolare è teatro di ricerca, di narrazione, che segue il fil rouge degli altri spettacoli in cartellone, che fonde generi e si presta a diverse chiavi di lettura. C’è un discorso di superficie e un discorso di fondo, e questo viene sottolineato dal sapiente gioco di luci di Valerio e da una scenografia mobile e camaleontica che si presta ai frequenti cambi di registro che avvengono durante lo spettacolo». Non ci resta altro da fare che andare a teatro, l’Aenaria nuova ci aspetta!