ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

L’isola e la corruzione nella politica “atto secondo”

Nella giornata di ieri abbiamo analizzato con le voci degli isolani le parole di Piercamillo D’Avigo il quale è reso artefice di dichiarazioni che hanno fatto molto discutere, sostenendo che i politici sono corrotti e rubano ed ormai non si vergognano nemmeno più. Ed allora oggi proseguiamo e chiudiamo il nostro giro di orizzonti per capire cosa ne pensano addetti ai lavori, politici e cittadini. Partendo dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, il quale sul tema spiega che “io non credo che esistano politici cattivi e cittadini o magistrati o imprenditori buoni. Se una società è corrotta e marcia allora lo sono anche i politici e di certo anche i magistrati. Purtroppo c’è sempre più un’ansia in questo periodo storico nel cercare un soggetto a cui addossare tutte le colpe dei problemi del nostro paese. Di certo i politici hanno tante responsabilità ma sono espressione democratica del nostro paese e quindi bisognerebbe interrogarsi del perché vengono votati da tanti cittadini che poi si lamentano del loro operato”. Borrelli aggiunge che “una società moderna e matura oltre a individuare le colpe deve trovare le soluzioni altrimenti il paese non progredisce. Mani Pulite ad esempio causò il giusto arresto di tanti politici, imprenditori e cittadini corrotti ma non riuscì ad estirpare l’erba della corruzione” e poi conclude: “Oggi le parole di Davigo servono a poco se non si accompagnano a proposte concrete. Per quanto mi riguarda le risposte che deve dare la politica sono tutte nel buon governo e nel non cedere alla corruzione pur di ottenere consenso. E’ difficile ma è a mio avviso l’unica strada”.

Secondo Luigi Telese, già sindaco e vicesindaco del Comune di Ischia, al firmatario della frase della discordia ci sarebbe ben poco da contestare e non lo nasconde affatto anche se intende fare una puntualizzazione che non esitiamo a ritenere decisamente interessante: “Credo che il Presidente Davigo abbia espresso una grande verità con parole poco consone al suo ruolo. Infatti ho sempre ritenuto che chi copre un incarico Istituzionale debba avere anche un linguaggio istituzionale, all’altezza del ruolo che svolge; altrimenti anche messaggi forti rischiano di perdere autorevolezza e scadere a livello di dibattito da bar, banalizzandosi, come dette da un cittadino qualsiasi. Detto questo sul piano dello ‘stile’ mi sembra che quanto detto dal presidente Davigo sia una verità incontestabile, considerato che ogni giorno che un episodio di corruzione che viene stigmatizzato dalla Magistratura”. Insomma, traducendo, per Telese siamo davanti a un concetto sacrosanto nella sostanza ma opinabile nella forma e su questo l’avvocato aggiunge ancora: “Tuttavia dalla Magistratura i Cittadini si aspettano la capacità di arrivare a sentenze che facciano luce sulle vicende denunciate (con condanne o con assoluzioni), e non ‘contributi al dibattito’ popolare; e dalla Politica tutti ci aspettiamo una capacità di autoregolamentazione che molto spesso fino ad oggi è mancata…”.

Chi contro la politica – pur praticandola – è polemico da tempo immemore è senza dubbio il consigliere comunale di Forio Nicola Nicolella, che all’interno del civico consesso di Forio più volte ha parlato non solo di malgoverno ma anche di malaffare. E che il senso del suo malessere non sia affatto mutato, lo si intende dalla premessa, nella quale sostiene senza mezzi termini che “parlare di politici in questo momento storico è come parlare della natura dell’uomo. La cultura ed il sentimento della solidarietà dovrebbero farlo elevare da quella che è la sua indole: la debolezza e pertanto la corruzione. Se consideriamo che la maggior parte dei politici appartengo ad un’epoca in cui la corruzione era endemica, il modo naturale del proprio comportamento facendo diventare la politica come lo strumento per la corruzione, non dobbiamo meravigliarci se oggi l’Italia sotto tale profilo ha toccato il fondo a maggior ragione se si consideri che gli attuali politici erano i portaborse di quelli della prima Repubblica”. Ma l’analisi di Nicolella non è ancora conclusa, perché, afferma il noto penalista, “a ciò si deve aggiungere che le leggi- come quella sugli appalti pubblici- fatte non a caso da questi politici favoriscono ancor di più la corruzione. Ormai la corruzione è diventata la norma ed è per questo che gli stessi politici non si vergognano nemmeno quando vengono sottoposti a procedimento penale ovvero a misure cautelari. Spero che il monito dato da Davigo e l’orgoglio degli italiani possano far piazza pulita di questa classe politica corrotta e far riaffiorare quel giusto idealismo che deve ispirare la vera politica con la P maiuscola”.

Di sicuro va elogiata l’onestà intellettuale di un altro politico, ossia del sindaco di Serrara Fontana, Rosario caruso, il quale nonostante la veste di primo cittadino non ha difficoltà ad ammettere che “inutile girarci intorno, è chiaro che ci sono politici che rubano”. Poi Caruso aggiunge, condividendo in questo il Davigo pensiero, che “senza dubbio credo che si sia perso il senso della vergogna perché non mi risulta che chi ha rubato abbia avuto la faccia di chiedere scusa, restituire quanto indebitamente sottratto alla comunità e di allontanarsi dalla scena politica. Senza dubbio alcuno dico anche che non è vero il binomio politico uguale ladro. Negli ultimi tempi assistiamo ad una sorta di demonizzazione della figura del politico, una demonizzazione assolutamente ingiusta perché dovremmo ricordare che le scelte le fa il popolo, dire che tutti i politici sono ladri equivale a credere che tutta la società è malata. C’è, esiste, vive una grande fetta di società sana, che ci crede ancora nel bene comune e lavora in questa direzione. Quello che manca in Italia, quello che occorre per porre fine alla deriva della ‘ruberia dilagante’ a 360° è la certezza della pena. La giustizia va riformata, sconti di pena, lungaggini giudiziarie, permessi, ecc. sono il segno di un paese debole che favorisce il malcostume e non tutela gli onesti e chi lavora per proteggerli”.

Secondo Ciro Ferrandino, consigliere comunale di minoranza ad Ischia e capogruppo consiliare di Ischia Nuova, “Il dott. Piercamillo Davigo ha evidenziato che la corruzione è ancora presente nelle istituzioni, ha commesso l’errore di generalizzare e di pensare che questa sia imbattibile. I fatti di cronaca che interessano le istituzioni Italiane evidenziano che la corruzione esiste, esistono anche atteggiamenti che rasentano il reato. Poi vi sono superficialità nella gestione dei soldi pubblici che sfociano in sprechi. Il Dott. Davigo ha fatto un quadro preciso su cui bisogna riflettere, ha sbagliato nel generalizzare, le mele marce stanno in tutti i partiti compresi quelli di nuova formazione e la generalizzazione favorisce i corrotti. I partiti devono avere la capacità di individuare ed espellere in modo definitivo chi ha commesso atti criminosi oppure ha sprecato soldi pubblici”. Poi un’altra amara ed incontestabile riflessione: “La verità – spiega Ciro Ferrandino – è che la maggioranza dei cittadini pensa che i politici sono tutti corrotti e vi è disamore verso la politica, basta vedere la percentuale dei votanti ormai disaffezionati alla politica e al voto. Il problema è che ai politicanti va bene anche la bassa affluenza. Credo in ogni caso che per sconfiggere la corruzione nelle istituzioni e i politici corrotti occorrono leggi più severe e risorse per le indagini. I partiti hanno il dovere di allontanare i corrotti, i corruttori e chi gestisce in modo pessimo la cosa pubblica anche senza commettere reati questo ridarebbe tutta la credibilità ai partiti”. Dal canto suo il battagliero Augusto Coppola, sempre pronto attraverso gli strumenti social a mettere in evidenza le magagne che caratterizzano la politica isolana e quella foriana in particolare, ritiene “belle e significative le parole di Davigo” per poi proseguire nella sua analisi: “Analisi lucida e sintetica… con la giusta mia correzione, che ‘solo la grande maggioranza dei politici sono corrotti’. Il problemino è che nel ’93, il signor Davigo e tutto il pool di mani pulite, non ebbe la stessa lucidità, conducendo indagini, che esclusero i ladri della sinistra…  dove oggi alloggiano la pletora di indagati del PD, partito che lo attacca per le sue parole. Davigo farebbe bene a stare zitto e vergognarsi, assieme ai magistrati di magistratura democratica, che hanno sponsorizzato quei maiali che stanno affossando il paese. Noi cittadini lo sappiamo e lo diciamo da sempre, che la politica è corrotta. Davigo ha scoperto l’acqua calda…”.

Ads

Mario Goffredo, invece, nelle sue parole sembra quasi un ritratto della rassegnazione su quanto accade nel nostro paese: “Le parole dirette, chiare e ben mirate di Davigo sono per questo paese come acqua nel deserto. Asfissiati da una corruzione trasversale che ha prezzi enormi non solo in termini economici (i 60 miliardi annuali indicati dalla Corte dei Conti sono un’approssimazione in difetto di un fenomeno indefinibile per la sua diffusione), ma sociali ed esistenziali. Con ripercussioni gravissime sul tessuto sociale ben superiori rispetto alla criminalità solitamente legata ad associazioni criminose di scontato riconoscimento, alla cosiddetta microcriminalità o a fenomeni legati alla marginalizzazione come per gli immigrati. La corruzione e la malamministrazione da parte di chi prima e più degli altri è chiamato a dare un esempio, porta a catena effetti nefasti in ogni anfratto sociale e per tale motivo non posso che tributare il mio ringraziamento a chi forte della propria posizione ed influenza, scuote il pericolosissimo torpore assuefatto se non accondiscendente che questo paese vive con tragicità verso la corruzione dilagante. E sarebbe auspicabile che anche gli alti organi della magistratura prendessero le difese di chi con le proprie parole cerca di dare un indirizzo ed un’identità onesta alla nostra vita sociale ed istituzionale”. Netto, chiaro e conciso anche il pensiero di Silvano Amalfitano che sostiene che “il dottor Davigo ha fatto una dichiarazione diretta e chiara, da cittadino sono molto preoccupato, siamo passati dalla prima Repubblica alla seconda con concetti del malaffare con metodi completamente diversi; nella prima erano presenti dei politici di alto spessore che lucravano e facevano affare per poi fare clientela, ma dettavano le regole all’alta finanza, oggi invece è la finanza che detta le regole alla politica , per cui abbiamo ‘eletto’ una classe dirigente mediocre . Spero che questo paese la smetta di essere omertoso. Insomma, personalmente sono completamente d’accordo con Davigo”.

Ads

La nostra carrellata si chiude con le considerazioni del consigliere comunale di Forio, Stani Verde, che la pensa così: “Non bisogna generalizzare e per questo io direi ‘I politici corrotti non si vergognano’. E’ proprio così, in realtà una persona corrotta o corruttore, non conosce vergogna e non bisogna andare lontano per vedere i danni che provoca la corruzione. Purtroppo però in Italia restano troppo pochi i casi in cui il corrotto o il corruttore venga scoperto e sono ancora di meno i casi in cui si arrivi ad una condanna. Questo ci porta a non credere più nella giustizia e quel senso di impotenza che pervade le persone giuste diventa ancora più angosciante quando ci si rende conto che chi dovrebbe far rispettare la legalità non riesce o non può mettersi contro il potente corrotto o corruttore”.

2 – FINE

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex