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Il terremoto e le verità di Luongo: «Epilogo scontato, non mi hanno dato ascolto»

Un appuntamento organizzato last minute. Ma, in fondo, è accaduto troppo estremamente in fretta. Dalle 16 di venerdì pomeriggio, quando con una stringata e imbarazzante (per usare un eufemismo) nota, l’osservatorio vesuviano ha corretto il tiro sull’evento sismico di lunedì 21 agosto. Epicentro non più in mezzo al mare ma praticamente sotto i piedi (ad appena 1.7 km di profondità) dei poveri cristi residenti nelle zone alte di Casamicciola Terme. Ma la conferenza stampa di Giuseppe Luongo, che per primo aveva lanciato la sua verità, parlando di rilevazioni di certo errate e sostenendo che l’epicentro non poteva che trovarsi sotto la superficie dell’isola verde, per quanto convocata in serata e svoltasi ieri mattina alle 12 ha comunque richiamato un numero consistente di giornalisti e addetti ai lavori. Con due sindaci (Francesco Del Deo e Giacomo Pascale) e l’immancabile codazzo di curiosi, stavolta in ogni caso – considerato l’argomento oggetto di discussione – decisamente più giustificati che in altre circostanze. Il professore emerito, attualmente collaboratore sia pure in quiescenza dell’Osservatorio Vesuviano, si è intrattenuto circa un’ora con i giornalisti, riassumendo con straordinaria chiarezza e lucidità la dinamica dei fatti così come succedutisi e rispondendo poi nella seconda parte della sua conferenza alle domande dei cronisti. Ecco i passaggi più significativi.

«NON SI POTEVA TACERE, UN DATO ERRATO CONDIZIONA LA STORIA»

«Devo farmi capire, ecco perché ho preso questa posizione e fatto la mia dichiarazione. Tra l’altro, inizialmente, l’ho fatta attraverso Facebook: ho ripreso l’utilizzo del social nerwork e non lo facevo da tempo, da anni, ma mi sembrava utile diffondere la mia opinione e questo forse anche perché in futuro si potesse evitare di dire “tu sapevi ma non hai parlato”. Non si poteva tacere, anche perché un dato scientifico errato diventa storico allora diventa anche pesante e finisce col condizionare lo sviluppo della ricerca e della conoscenza. Sapevo che gettavo un masso enorme in una piccionaia, però l’ho fatto. Su quali basi ho fatto le mie considerazioni? L’errore della localizzazione iniziale commesso dalla sezione romana dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, questo era talmente evidente che quasi non era necessario intervenire e questo è opportuno dirlo con estrema chiarezza. Quando sono stato sollecitato da vari amici che hanno responsabilità di governo del territorio, ho dovuto dare risposte concrete ma ho atteso per rispetto il comunicato dell’osservatorio vesuviano. Mi sembrava giusto non anticipare una rilevazione che dei colleghi stavano facendo, presumibilmente anche con difficoltà. Molti di coloro che elaborano i dati sono stati anche miei allievi, in fondo si lavora 24 ore su 24».

«CONVINTO DA SUBITO CHE L’EPICENTRO FOSSE CASAMICCIOLA»

«Erano appena le 22 di lunedì 21 agosto quando ho cominciato a sostenere e informare che l’epicentro del sisma era proprio Casamicciola. E facendo leva sulla storia sismica di un territorio che conosco e nel quale ho lavorato quarant’anni. Gli elementi erano l’assenza assoluta di una sismicità importante fuori Ischia, era un indizio chiaro. Il dato andava rivisto più volte, siamo davanti a un’operazione complessa. Ma cinque chilometri di profondità, e siamo alla seconda rilevazione fuori Lacco Ameno, già era qualcosa di più attendibile rispetto alla prima valutazione ma non sufficiente. Qui quella profondità non mette in condizione di avere terremoti, a causa dell’aumento di temperatura di 150 gradi ad ogni chilometro.  C’è poco da fare, le rocce in quella situazione si deformano ma non si fratturano. Succede solo a quelle maggiormente in superficie e così succede qui, lo dice la scienza e non il sottoscritto. Io avevo ipotizzato una profondità tra uno e due chilometri e non mi ero sbagliato. Per quanto riguarda invece il tormentone della magnitudo bassa o alta, qui la valutazione può essere difforme in misura estremamente limitata: 4.3, forse 4.5, ma oltre non si va».

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«HO PROVATO A CONVINCERE I GIOVANI COLLEGHI, NON MI HANNO ASCOLTATO»

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«Ho provato a far capire questa mia posizione prima di renderla ufficiale, devo dirlo per far capire che non era mia intenzione fare cattiverie o colpire qualcuno alle spalle. Volevo far conoscere questo ai miei giovani collaboratori del passato: vi dirò che sono stati molto gentili ad ascoltarmi ma… non mi hanno ascoltato. Sono ancora in condizione di capire certe cose, mi considerano appartenente al passato e dunque non più in grado di dare valutazioni esatte. Hanno dunque ipotizzato un loro percorso che però non finiva da nessuna parte, non a caso alle 16 di ieri pomeriggio (venerdì per chi legge, ndr) è stato corretto il tiro. L’Osservatorio lo ha fatto con un comunicato stringato, evidentemente sofferto, ed è comprensibile, rilocalizzando l’evento principale. Ma anche quelli successivi andavano con l’essere identificati tra Casamicciola e Lacco Ameno. Perché questo errore? Lo si può commettere: la prima localizzazione che arriva, è opportuno precisarla, è frutto di un sistema che elabora in maniera automatica. Lo fa seguendo il modello attraverso il quale le onda sismiche si propagano nel sottosuolo, che ad Ischia però non ha funzionato. Poi ci vuole in seconda battuta l’operatore che deve porre dei vincoli e restringere le possibili soluzioni: purtroppo la rete sismica che registra gli eventi è tutta spostata all’esterno dell’area epicentrale, due stazioni isolane sono saltate prima dell’evento e funzionano solo le due nordiche. Il fenomeno era fuori rete e questo rende l’errore molto forte, lo strumento calcola soltanto la posizione migliore. Poi servono gli uomini e va ricordato che non sempre tutti gli operatori sono dotati della necessaria esperienza».

«CHE QUESTO TERREMOTO SERVA DA MONITO PER LA SISMOLOGIA MODERNA»

«Sarò sincero, non mi aspettavo che l’istituto nazionale di Geofisica e l’osservatorio vesuviano facessero marcia indietro. Questo è un pregio degno delle persone intelligenti, è stata la scelta migliore. Significa che si può avere fiducia di una struttura che ha saputo riconoscere i propri errori. Ma voglio fare adesso un’altra considerazione: il terremoto di Casamicciola del 1883 è stato un punto di passaggio per la sismologia moderna in Italia. Ora l’evento di lunedì scorso, che potrebbe sembrare una piccola cosa, ha messo in mostra quanto sia importante comprendere cosa accade nelle aree epicentrali. Insomma, non perdiamo un’importante occasione, altrimenti continueremo ad avere terremoti dai quali ci difendiamo molto ma tranne quando siamo nel cuore dello stesso: su questo tema sismologi e geologi devono intervenire per capire meglio la sorgente e passarla agli strutturisti perché realizzino modelli costruttivi e di risposta  adeguata. Per farla breve, se vogliamo continuare a tenere abitate aree ad alto rischio bisogna intervenire con impegno economico e tecnico elevatissimo per dare a tutti gli stessi standard di sicurezza. Ecco gli obiettivi che ci prefiggiamo da decenni: questo dipende dalla comunità scientifica, dai servizi tecnici e da chi governa il territorio partendo dai sindaci e finendo alle alte sfere. Ma è chiaro che i più coinvolti restano i primi cittadini, che hanno dunque il compito più duro, non a caso sono i responsabili di protezione civile. Attenzione, però, se i cittadini rispondono male anche i sindaci troveranno difficoltà a gestire una macchina che non funziona…».

Gaetano Ferrandino

foto di Franco Trani

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