L’isola senza lavoro, Rino Pilato lancia l’allarme: «Numeri e prospettive terrificanti»
Il responsabile provinciale del patronato SIAS disegna il “ritratto” di un territorio che vive solo di una risorsa che adesso non c’è, il turismo. Ma affronta anche un’altra serie di questioni e fa significative riflessioni
Non giriamoci troppo intorno e andiamo subito alla sostanza. Da un osservatorio privilegiato come il tuo, è possibile stimare la “catastrofe” che porterà sull’isola il coronavirus in termini soprattutto di carenza di lavoro?
«Ovviamente il quadro è poco incoraggiante considerata la crisi da pandemia. Se vogliamo raffrontare i numeri rispetto agli anni precedenti, beh sono terrificanti. Voglio mantenermi largo e allora dico che soltanto il 10 per cento di chi era occupato lo scorso anno di questi tempi è attualmente al lavoro. Le strutture ricettive sono chiuse, qui più che nel resto d’Italia non ci sono chissà quali attività collaterali. L’economia è ferma, e allora…».
E allora?
«Allora gli aiuti che pure si sta cercando di dare non sono sufficienti. Non bastano bonus vari o prolungamento della Naspi, servono misure che accompagnino ad una futura stagione che ci auguriamo possa essere di rinascita».
E quali potrebbero essere?
«Ho letto proprio sul vostro giornale un intervento di Luigi Polito, che ritengo un imprenditore lungimirante della nostra isola, uno capace di arrivare prima degli altri, con una mente intuitiva riconosciuta da tutti. Ebbene, Polito spiegava che questo potrebbe essere un periodo buono per adeguare le strutture a ricevere meglio e in maniera differente la clientela il prossimo anno. Tutto questo magari attingendo a finanziamenti non solo statali per migliorare gli alberghi e renderli quanto più in linea possibile con quello che sarà il nuovo turismo. Tutto questo senza dimenticare il sostegno concreto per sbarcare il lunario, si intende».
Pensi che alla fine gli alberghi apriranno? E in che percentuale?
«Sento dire che le grosse catene alberghiere pensano di aprire tutte, e questo è già un segnale importante, ma soltanto il 50 per cento delle proprie strutture e questo vale per tutti i grossi gruppi. Tra coloro che gestiscono una sola attività, invece, c’è chi aprirà e probabilmente chi rinuncerà a farlo, magari – come è auspicabile – preparandosi al meglio alla stagione di un ritorno alla quasi normalità».
Da addetto ai lavori, c’è da essere soddisfatti delle misure varate fin qui dal Governo e soprattutto cosa manca all’appello?
«Va detto in premessa che il primo decreto è stato fatto in piena crisi epidemiologica e chi lo ha redatto non ha tenuto conto di una serie di categorie che potevano rimanere fuori e di quelle che un sistema tecnico ha indirettamente eliminato. Il cosiddetto decreto aprile, che di fatto diventerà di maggio perché ancora sul tavolo del Consiglio dei Ministri (per problematiche legate alla regolarizzazione degli immigrati) è più completo perché ha tappato delle falle registrate in quello precedente. Poi si può scendere nel dettaglio ma qui invito a comprendere bene le mie parole, dal momento che ogni mio intervento mi vede oggetto di contumelie sui social, insomma puntualmente c’è gente che senza affrontarmi direttamente mi pitta, come si dice a Napoli, col pennello della m… Ma io, vorrei sottolinearlo, certamente non sono il responsabile delle problematiche che investono il settore».
Beh, fatto l’inciso, scendiamo nei dettagli allora.
«Il decreto che uscirà chiarisce un aspetto: i soggetti beneficiari per il mese di marzo per l’indennità del bonus da 600 euro percepiranno la medesima indennità anche per aprile 2020. Il documento poi spiega che il medesimo contributo è riconosciuto anche ai lavoratori in somministrazione impiegati presso imprese operanti nel settore turistico e degli stabilimenti termali che abbiano cessato il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2019 e la data di entrata in vigore del decreto, a patto che non siano titolari di pensione né abbiano un rapporto di lavoro attualmente in essere né una Naspi ancora in fruizione. A questo comma 6 dell’articolo 22 ho dato una mia interpretazione».
Quale?
«Leggendo il comma in questione non si riesce a capire bene se l’indennità di marzo – e mi riferivo e riferisco solo a quella – sarà a beneficio anche di quella branchia di lavoratori in regime di somministrazione che nel precedenti decreto non erano inclusi. Inoltre sono stati compresi tutti quei lavoratori che adesso percepiranno aprile e successivamente anche maggio il cui bonus sarà mille euro. In più il decreto ha anche colmato una precedente lacuna, recuperando categoria rimaste fuori operanti nel settore della stagionalità e per queste categorie ha stabilito l’erogazione di una indennità pari a 600 euro limitata ai mesi di aprile e maggio, a patto che questi lavoratori – pur se operanti in settori diversi da quello turistico e termale – abbiano cessato il rapporto di lavoro tra gennaio e febbraio 2020 o siano stagionali. Ma c’è dell’altro: il decreto prevede che coloro che hanno la Naspi in godimento tra febbraio ed aprile 2020 possono prorogarla per altri due mesi e anche questo, per quanto in forma indiretta, rappresenta un bonus non previsto dalla normativa precedente».
Visto che parliamo di bonus e di soldi, è possibile fare una stima di quanto denaro in meno circolerà nel tessuto isolano?
«E’ difficile parlare di cifre, ma abbiamo circa ottomila lavoratori del settore. Ora, se siamo fortunati, davvero fortunati, ne verrà impiegata una percentuale tra il 55 e il 70 per cento e non certo per sei mesi. Insomma, i calcoli sono devastanti e non a caso la problematica è chiara a tutti. Anche perché la mancanza di liquidità si riverbererà in termini di sofferenza sull’intero indotto economico locale. Insomma, il prossimo futuro riesce a spaventarmi ancor più del cupo presente…».
Aziende sane e solide che potrebbero rimanere chiuse, altre con l’acqua alla gola che magari apriranno avendo necessità di fare cassa. E’ possibile tracciare una mappatura della tipologia di imprenditori che si muoveranno in un modo piuttosto che nell’altro?
«In parte ho già risposto. Dalle aziende sane con cui ho intavolato discorsi negli ultimi giorni, ho ricevuto indicazioni chiare: è vero che sono solidi ma i costi di gestione sono importanti e dunque apriranno a regime limitato. Poi ci sono quelle a conduzione familiare che potrebbero essere avvantaggiate: è vero che hanno maggiori necessità, ma anche un rischio d’impresa più basso».
Parlavi di critiche social. Non ti sarà sfuggito che in molti hanno sottolineato che chi ha firmato le conciliazioni ha subito un danno consistito nella mancata erogazione del bonus.
«Sì, l’ho sentito e letto anche io e posso dirti che questa cosa è un’altra immane cazzata. La conciliazione non c’entra assolutamente nulla con gli aiuti statali come non c’entrano nulla tutte le altre procedure legate all’assunzione con contratto a tempo indeterminato o determinato senza la dicitura stagionale. Questo, giova ricordarlo, era un modus operandi che andava avanti da anni: se l’azienda stipulava con i consulenti del lavoro contratti a tempo indeterminato era perché questo le consentiva di ricevere incentivi e di conseguenza magari non ridurre il personale. Chi avrebbe mai potuto immaginare un disastro del genere e che il programma dell’Inps prevedesse queste diciture? E poi, considera che il sindacato dopo quello che ha fatto il signore toscano (il riferimento è a Matteo Renzi, ndr) con l’abolizione dell’articolo 18 può fare poco, ossia appena contenere i danni. E vorrei aggiungere un’altra cosa».
Prego.
«Ci sono almeno duemila persone sull’isola che sottoscrivono il verbale di conciliazione, operazione peraltro eseguita nella massima trasparenza e legalità. Ebbene, negli ultimi su questo “esercito” solo il sei per cento non ha più trovato lavoro nell’impresa precedente. E attenzione, quelli che non hanno proseguito dove erano occupati l’anno prima lo hanno fatto prevalentemente per scelta personale, o perché magari hanno trovato un impiego migliore o perché sfaticati, categoria che personalmente non difenderò mai. Insomma, su certe cose gradirei essere smentito dai fatti e non sui social. Sono disposto a un confronto pubblico ovunque e con chiunque: la problematiche ci sono, nessuno le nega, ma certo non sono ascrivibili a sindacati, consulenti e nemmeno agli stessi lavoratori. E allora vie le chiacchiere, specie quelle sterili, e cerchiamo settore per settore di studiare un turismo diverso che possa attrarre una platea diversa. Ovviamente ognuno per quanto di competenza. Ecco, questo sarebbe un bel modo di impiegare il tempo e industriarsi in qualcosa di utile…».
Avrei forti dubbi che i 2000 verbali di conciliazione vengono sottoscritti “ nella massima trasparenza e legalità”… anzi sono perfettamente convinto del contrario…