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L’isola si interroga sulla tragedia, l’allarme: prevale il senso d’impotenza

ISCHIA. Per l’ennesima volta le strade dell’isola si tingono di sangue e la comunità locale è costretta a piangere un’altra giovane vita strappata violentemente al futuro e all’affetto dei suoi cari. Un altro risveglio colmo di impotenza, a cercare un senso o almeno un insegnamento affinché non si ripetano tragedie del genere. Una ricerca destinata, almeno per ora, a rimanere senza risposte certe. Il quadro che emerge dalle opinioni raccolte è quello di una comunità consapevole della molteplicità di cause alla base di un fenomeno allarmante, ma ancora incerta sulle contromisure. L’unica considerazione pressoché unanime riguarda il ruolo delle formazioni sociali, dalla scuola alla famiglia: nessuna di esse può illudersi di incidere sulla realtà senza un’azione coordinata. Non viene dimenticata la risposta repressiva delle forze dell’ordine, ormai da anni impegnate a pattugliare le strade isolane esercitando una frequente azione di controllo, ma anche in questo caso l’applicazione della legge da sola non basta per innescare un cambiamento culturale nelle abitudini dei giovani. Nelle mani di questi ultimi l’automobile, nata come conquista di libertà, diventa troppo spesso involontario strumento di offesa: una tragica eterogenesi, che stavolta ci ha portato via una ragazza nel pieno della sua giovinezza.

Francesco Ferrandino

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