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L’isola verde non è plastic free

“Ognuno di noi deve dare qualcosa a questo Paese, le istituzioni devono dare il buon esempio per quanto riguarda i comportamenti virtuosi come ogni Cittadino deve fare la propria parte”. Con queste parole il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha lanciato la sfida “Plastic Free Challenge”, ponendo come primo obiettivo quello di liberare dalla plastica il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare da oggi 4 Ottobre – giorno di San Francesco, patrono d’Italia – a partire dagli articoli monouso. Ha poi esteso l’appello agli altri Ministeri e a tutte le istituzioni; le Regioni, le Provincie, le Città Metropolitane, i Comuni e tutti gli enti pubblici. E la sfida del generale dei Carabinieri prestato alla politica parte dalla lotta alla plastica facendo seguito alle nuove norme comunitarie per ridurre i rifiuti marini. Dopo aver messo vietato i sacchetti di plastica, l’Europa è pronta a mettere al bando cotton fioc, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini a meno che non siano costruiti con materiali sostenibili. Ma la politica “plastic free” è ignota a Ischia.

Niente saponi e detersivi. Da due anni sull’isola di Ischia è un divieto imposto con ordinanze sindacali. Un primato per l’isola verde che diventa sempre più green. Almeno a chiacchiere. Eh sí, la realtà purtroppo è cosa ben diversa. In due anni non ci sono state sanzioni né controlli, solo qualche ‘timido’ tentativo di sensibilizzazione. Ischia non è nuova ad ordinanze “avveniristiche” in tema ambientale rimaste però sulla carta. Buone intenzioni e nulla più. Nel 1989, infatti, primi in Italia, gli allora primi cittadini posero il divieto di utilizzo degli shoppers non biodegradabili. In pratica una scelta politica ambientalista arrivata con venti anni di anticipo rispetto alle direttive europee che vietano i sacchetti di plastica per la spesa inquinanti. Tutti provvedimenti spot rimasti sempre e solo sulla carta. Buone intenzioni, dicevamo, come quelle che lastricano le strade che portano all’inferno.  Sull’isola la tutela dell’ambiente è affidata a qualche singola manifestazione, agli appelli di associazioni ed alla buona volontà di singoli commercianti che in modo lungimirante bandiscono la plastica inquinante dalla propria attività. Gli amministratori comunali, per ora, non hanno raccolto l’invito a rendere “Ischia plastic free”. Si dovranno inevitabilmente adeguare nel 2025, anno per il quale la Commissione europea ha imposto la deadline per l’uso di cotton fioc, posate, piatti e cannucce in plastica.  C’è chi, come il Comune delle Isole Tremiti, ha anticipato i tempi e messo al bando, dallo scorso primo maggio, l’uso di plastiche non biodegradabili. Annalisa Liscia, consigliere comunale tremitese promotore dell’ordinanza, ha rivolto un appello ai sindaci dei Comuni che si affacciano sul mare: “Vietiamo tutto ciò che è di plastica e i contenitori in polistirolo”. Rivolgendosi, poi, direttamente agli amministratori ischitani attraverso le colonne de ‘Il Golfo’ ha chiesto di fare fronte comune per “vietare l’uso della plastica, introducendo l’obbligo di materiale biodegradabile”. Precedentemente Legambiente Campania con la presidente Mariateresa Imparato ha chiesto ai sei sindaci dell’isola di Ischia, ai due dei Comuni di Capri ed a quello di Procida “di mettere in campo misure di contrasto alla plastica e ai rifiuti galleggianti per proteggere la bellezza delle isole campane, di diffondere cittadinanza responsabile e consapevole e incentivare turismo sostenibile. Per questa battaglia a difesa del mare e per mettere a bando la plastica per “Isole campane plastic free”. Entrambi gli appelli, al momento, non sono stati raccolti. Al momento Ischia non è plastic free. Da queste colonne continueremo a ricordare agli amministratori locali che con una sola ordinanza, attraverso la quale si vieterebbe lo sbarco sull’isola di materiale non biodegradabile, basterebbe a rendere più ecologica, sana e pulita l’isola.

Giovanna Ferrara

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