POLITICAPRIMO PIANO

Il “fuoco” degli ex consiglieri dimissionari su Giacomo Pascale

Lungo ed articolato intervento di Michele De Siano che parla anche in nome e per conto di Di Meglio, Monti, Castagna e Vespoli. E sono davvero tante le ombre gettate sull’operato dell’ex sindaco di Lacco Ameno

Una lunga lettera aperta che – forse non è affatto casuale – arriva proprio alla vigilia del comizio che il defenestrato sindaco Giacomo Pascale terrà questa sera in Piazza Santa Restituta. Chi parla è Michele De Siano il quale però lo fa in nome e per conto anche degli altri consiglieri di maggioranza che hanno mandato a casa il “Barone” apponendo la propria firma dinanzi al notaio e cioè Antonio Di Meglio, Antonio Monti, Salvatore Castagna e William Vespoli. Un lungo intervento nel quale si spiega in maniera analitica cosa abbia spinto quattro amministratori a prendere una decisione così drastica in un momento particolare per la vita di Lacco Ameno, alle prese tra le altre cose con la delicata fase della ricostruzione post terremoto. “A seguito dei recenti eventi che si sono verificati a Lacco Ameno, che hanno portato alle dimissioni dei consiglieri di maggioranza, e quindi allo scioglimento del consiglio comunale, è doveroso per rispetto verso i cittadini della nostra comunità, ricostruire brevemente alcuni importanti avvenimenti che, sommati tra loro, alla fine hanno portato alla difficile e sofferta scelta delle dimissioni”, esordiscono De Siano e gli altri quattro esponenti politici. E da questo momento in poi sarà davvero un fiume in piena, con tanti dettagli e particolari che spesso faticano a rimanere… tra le righe.

IL PASSO INDIETRO DI MICHELE DE SIANO PER PASCALE

MICHELE DE SIANO

“Cinque anni fa – esordisce Michele De Siano – in un mattino di maggio, un gruppo di amici ai quali mi ha sempre legato stima e affetto, venne a farmi visita in ufficio, ed insieme discutemmo della drammatica situazione in cui versava Lacco Ameno, il nostro paese. Alla fine della lunga chiacchierata, incentrata sul tentare di costruire un percorso comune e condiviso per la rinascita e riqualifica del nostro comune, mi fu chiesto di candidarmi alla carica di sindaco. In un primo momento ho rifiutato in maniera netta poiché i miei impegni familiari e lavorativi non mi avrebbero consentito di farmi pienamente carico di una simile responsabilità. Tuttavia, dopo ripetute insistenze di questi, e viste le condizioni disastrose in cui versava il nostro paese, decisi responsabilmente di dare una mano al massimo di quelle che erano le mie possibilità. Dialogando con vari amici iniziammo a ragionare sulla composizione della lista, ed infine detti la mia disponibilità come candidato Sindaco. Sebbene la prospettiva, di contribuire al rilancio di Lacco Ameno mi riempì di entusiasmo, dopo attenta valutazione e per senso di responsabilità, in aggiunta ai motivi che ho elencato prima, successivamente cedetti il passo a Giacomo Pascale, il quale certamente godeva di più disponibilità in termini di tempo da dedicare al comune di quanta non ne avessi io”. Il passo indietro, dunque, è la genesi di una lunga ed articolata esposizione che prosegue così.

“Una volta eletti, ci siamo ritrovati alla testa di un ente comunale in difficoltà. Nei mesi immediatamente successivi al nostro insediamento, pur essendo molti di noi alla loro prima esperienza politica, ci ritrovammo a fare i conti con la precaria condizione in cui versava il municipio. Carenza di personale amministrativo con soli due dirigenti comunali per l’espletamento delle funzioni apicali dell’ente, indispensabili per il suo corretto funzionamento. Mancava inoltre la fondamentale figura del ‘segretario comunale’ e non si era capaci di trovare nessuno disposto ad assumere questa funzione a causa della delicata condizione finanziaria e giudiziaria in cui versava il comune dopo il dissesto. L’ente comunale si trovava in una condizione di indebitamento, con diverse società in house in liquidazione. La nostra priorità fu quindi, quella di ricostruire un clima di fiducia tra cittadini ed ente e, soprattutto, riconciliare socialmente il paese. Il nostro primo atto fu quello di formare la giunta comunale, senza rincorrere equilibri di potere ma unicamente orientati a ricercare quelle specifiche competenze indispensabili nella fondamentale attività di ricostruzione dell’ente. Ho ancora davanti a me quelli che sono stati i primi mesi, dove con entusiasmo e senso di responsabilità di imprenditore, ma soprattutto genitore, ci adoperammo con interventi che in altri posti sarebbero stati visti come normale amministrazione, il ripristino dell’illuminazione comunale gli interventi sulle fognature, un progetto già finanziato e persino cantierato che rischiava di perdersi. Riuscimmo attraverso il mio lavoro personale e quello di tanti altri collaboratori volontari, reclutati anche in altri comuni, a rimettere ordine nei conti pubblici e capire quali fossero le reali situazioni debitorie e finanziarie dell’ente, e delle varie società partecipate. Fu riscritta la pianta organica dell’ente secondo quelle che erano le necessità nuove e contemporanee del Comune di Lacco Ameno e fu dunque avviato l’iter per l’assunzione di nuovo personale che andasse a ricoprire le posizioni organizzative indispensabili e necessarie”.

LA MAZZATA TERREMOTO E GLI SFORZI PER RISALIRE LA CHINA

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Il percorso sembrava chiaro e delineato ma la vita, di rimando spesso anche quella politica, è fatta anche di imprevisti. “Poi la sera del 21 agosto 2017, ci fu il terremoto”, ricorda Michele De Siano che poi aggiunse: “Il danno fisico, economico e morale subito dalla nostra comunità rischiò di rigettarla in una crisi profonda e personalmente, insieme alla mia famiglia, mi diedi anima e corpo al fine di tentare di aiutare i tanti cittadini di Lacco Ameno che avevano perso tutto, sentendo in maniera forte il senso di responsabilità per il ruolo che occupavo. In quei mesi ho avuto occasione di conoscere un gruppo di ragazze e ragazzi splendidi, che senza sosta e senza nulla in cambio lavorarono per il superamento delle ‘emergenze terremoto’. Ma il terremoto è stata anche una opportunità per l’ente Comune di Lacco Ameno, consentendoci di assumere il personale che occorreva per la sistemazione organizzativa degli uffici: responsabile ufficio ragioneria, responsabile ufficio tributi, responsabile ufficio legale, rafforzamento ufficio tecnico”.

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L’ACCUSA: DOPO LE ASSUNZIONI MANCANZA DI TRASPARENZA

ANTONIO DI MEGLIO

De Siano, sempre esprimendosi anche nome dei quattro colleghi, continua ancora: “Fino ad allora l’amministrazione del nostro comune si era caratterizzata soprattutto per la presenza di tanto volontariato, di chi, per dirla in parole semplici, era disposto a ‘dare una mano’ e vi era inoltre stata un’ampia collaborazione e partecipazione da parte di una larga fetta dei consiglieri di maggioranza con grande condivisione di scelte e di obiettivi. Questo faceva si che gli atti approvati prima in giunta, poi in consiglio, fossero frutto di un lavoro collegiale e condiviso, e di conseguenza, coloro i quali erano chiamati alla votazione erano grossomodo gli stessi che avevano compartecipato alla redazione dei provvedimenti e degli ordini del giorno. In parole semplici era molto difficile per chi partecipava quotidianamente alla attività politica comunale trovarsi all’oscuro dei provvedimenti posti all’ordine del giorno in sede di votazione in consiglio. Come già anticipato, l’emergenza terremoto ha dato l’occasione all’ente comunale per meglio strutturarsi, con i vari uffici amministrativi che hanno potuto finalmente avere dirigenti e responsabili ad hoc con una riorganizzazione ed ottimizzazione dell’apparato comunale. Da questo momento in poi quella che doveva essere una fase nuova, di slancio, rinascita e programmazione economica ed urbanistica della nostra comunità si rivelò invece essere un periodo di sospetti per una semplice mancanza di trasparenza”.

PASCALE IGNORO’ LE PRESSANTI RICHIESTE DI RIUNIONI DI GRUPPO

ANTONIO MONTI

Un’accusa chiara e pesante, che secondo quanto viene raccontata venne anche tangibilmente testimoniata al primo cittadino: “Avvertendo questo senso di malessere dei consiglieri di maggioranza mi proposi di fare da collante con Giacomo Pascale, e per questa ragione gli feci presente che dovevamo darci un modo diverso di agire e condividere gli atti che venivamo chiamati ad approvare. C’era bisogno di istituzionalizzare riunioni di gruppo tra i consiglieri di maggioranza e riunioni periodiche con i vari responsabili degli uffici, così da dare a tutti i consiglieri l’opportunità di partecipare alla vita amministrativa e indirizzare e verificare l’attività dei funzionari. A questa mia richiesta, condivisa dalla maggior parte del gruppo consiliare di maggioranza, Giacomo Pascale non ha mai dato un seguito effettivo, anzi le riunioni di gruppo dal 2018 ad oggi si contano sulle dita di una mano ed ancora meno sono state le interlocuzioni con i funzionari. Un cambio di atteggiamento che affievolì quel vento di entusiasmo e condivisione che aveva caratterizzato la nostra azione politica e che minò il rapporto di fiducia, conditio fondamentale per una sana vita amministrativa.

Senza avvertire nessun disagio si continuava nel convocare il consiglio comunale, rinunciando ad indire la canonica riunione di gruppo per discutere preliminarmente degli argomenti da trattare. In una di queste occasioni, Giacomo Pascale mi chiamò al telefono assicurandosi la mia presenza in consiglio per quel giorno, dopo avergliela confermata, con immenso stupore, fui informato del fatto che aveva aggiunto all’ordine del giorno un punto non riportato nella convocazione che solitamente viene notificata dal messo comunale. Come conseguenza di ciò gli dissi apertamente che personalmente non avrei approvato nulla senza capire di cosa si trattava e l’invitai a desistere, ricordandogli quello spirito di collegialità e condivisione che ci promettemmo nel Maggio del 2015”.

LA RICHIESTA DEL “BARONE”: VARIANTE AL PUC PER REALIZZARE UN PARCHEGGIO

SALVATORE CASTAGNA

Frizioni, dissapori, divergenze sulla gestione rimaste fino a questo momento evidentemente sotto traccia (ma non troppo). De Siano è un fiume in piena e prosegue. “In pratica ci veniva chiesto di votare in consiglio comunale una variante al piano regolatore per trasformare un grosso terreno agricolo, polmone verde all’ingresso del paese, con l’obiettivo dichiarato di farne un parcheggio, ma con la possibilità reale di una speculazione edilizia, il tutto prima della redazione e approvazione del PUC, strumento urbanistico indispensabile e necessario per la programmazione dell’intero territorio, tenuto chiuso per mesi nei cassetti della scrivania di Giacomo Pascale, senza discuterne e condividerne i contenuti se non con i suoi pochi sodali”.

LA PRESENZA “IMBARAZZANTE” DI GRASSO E L’ASSUNZIONE DEL GENERO

WILLIAM VESPOLI

Un affondo pesante, ma si va avanti su questa strada perché l’imprenditore insiste spiegando che “Sempre in quel periodo gli feci presente di una situazione che stava provocando rumors in paese, ed era la presenza negli uffici comunali di una persona che sebbene in pensione usava il comune come ufficio personale. Tra i suoi collaboratori si scelse tale ing. Grasso, un tecnico che all’inizio della nostra amministrazione, in assenza di personale, ha collaborato con il Comune di Lacco Ameno ricoprendo l’incarico di responsabile dell’ufficio tecnico in maniera ‘volontaria’ per un anno, poiché già in pensione. L’ing. Grasso, autorizzato da Giacomo Pascale, ha continuato a frequentare l’ufficio tecnico ben oltre il tempo in cui era responsabile del suddetto, anzi, nonostante la presenza di diversi tecnici incaricati dall’ente, l’ing. Grasso continuava a detenere una sua scrivania all’interno dell’ufficio tecnico ed incontrare lì diverse persone. In una delle poche riunioni di gruppo mi lamentai di questa situazione e chiesi a Giacomo Pascale in modo esplicito che, per una questione etica, la presenza dell’Ing. Grasso era superflua oltre che imbarazzante. Da quel momento nell’ufficio tecnico preposto rimase solo il genero dell’ing. Grasso, l’architetto Vincenzo D’Andrea, che nel frattempo era stato assunto”.

LE OMBRE SU AFFIDAMENTI DI PROGETTAZIONI E LAVORI PUBBLICI

Attacco frontale finito? Non pensatelo neppure. I consiglieri dimissionari non ci stanno e continuano a rincarare la dose: “Ed eccoci agli ultimi eventi che hanno definitivamente rotto gli equilibri di sana condivisione che ci avevano portato con entusiasmo alla risoluzione di diversi problemi. Nell’ultima riunione di maggioranza precedente il consiglio comunale si è discusso di due questioni: lavori di messa in sicurezza della piazzetta di fronte alle scuole elementari finanziati da fondi della città metropolitana per € 150.000,00. Si è stabilito nella riunione che la progettazione andasse realizzata dagli uffici comunali oggi dotati di competenze per fare questo, in modo tale da recuperare risorse che potessero essere impiegate per migliorare l’opera. Dopo la riunione e dopo il consiglio, l’ufficio, nella persona del genero dell’ing. Grasso, ha affidato la progettazione all’esterno contravvenendo a quanto deciso dal gruppo di maggioranza. Nella stessa riunione di gruppo arrivava da parte dell’ufficio tecnico una richiesta di variazione di bilancio per un importo di € 40.000,00, senza specificare a cosa fossero destinati questi soldi. Di fatto tutto ciò che veniva concordato in gruppo era disatteso in consiglio comunale e dagli uffici. Altro punto di rottura la gestione dei lavori pubblici; in particolare la mancata contestazione all’azienda che si è occupata della realizzazione delle opere di banchinamento al Capitello dei danni agli impianti di proprietà del comune per la mancata messa in sicurezza di questi prima dell’inizio dei lavori. Contestando anche l’utilizzo, da parte dell’ufficio lavori pubblici, senza alcuna programmazione condivisa con i consiglieri comunali degli interi importi sui capitoli destinati alla manutenzione con affidamenti sottosoglia realizzati con determine.

GLI INTERVENTI REALIZZATI DA IMPRESE VICINE A UN SOLO SOGGETTO”

“Abbiamo anche fatto presente e criticato – prosegue il portavoce Michele De Siano – che la gran parte degli interventi venissero realizzati da imprese riconducibili ad un unico soggetto, il quale usa l’ufficio tecnico come il proprio studio privato. Ad inizio anno ho sollecitato Giacomo Pascale a dare incarico agli uffici di verificare i resti occupazionali, così da programmare la sostituzione del personale che abbandona l’ente per raggiunti limiti pensionistici. Il tutto fu fatto nel silenzio più assoluto senza alcuna condivisione sull’utilizzo delle risorse, e delle figure da occupare, con questo suo atteggiamento ha perso la fiducia della maggioranza del gruppo consiliare, e non solo. Per mesi siamo stati a ragionare con gli amici consiglieri a me vicini che avvertivano tale disagio, e tale modus di gestire in maniera sbagliata la cosa pubblica, tentando più volte di riaprire un dialogo costruttivo unicamente per il bene del paese. Puntualmente, tutti gli impegni che egli ha preso con noi sono stati disattesi, in nome della sua autoproclamata candidatura, anzi ha più volte cercato di trovare in consiglio maggioranze diverse da quelle che lo hanno sostenuto alle passate elezioni, non riuscendoci”.

IL CAMBIO DI ASSESSORE E LE OMBRE SUI 480.000 EURO

Si arriva poi a tempi recentissimi ed a quello che viene definito un clamoroso colpo di teatro. Scrivono gli ex consiglieri di maggioranza: “A dimissioni protocollate Giacomo Pascale cambia un assessore, e con una riunione di giunta probabilmente illegittima, ha stabilito, con i suoi sodali, di spendere € 480.000,00 non per la riqualificazione del campo sportivo e per il benessere dei nostri giovani, come deciso collegialmente dall’intera amministrazione ma li ha destinati al proseguimento di un tratto fognario in località Fango, solo perché cantierabile…. A prima vista, e a pensare male, verrebbe da dire che lo ha fatto perché in questo modo sempre l’ufficio tecnico, con il genero dell’Ing. Grasso a capo, ha la possibilità di spendere questi importi, mentre con l’opera della riqualificazione del campo sportivo avrebbero dovuto attendere i pareri della soprintendenza e quindi forse la prossima amministrazione. In conclusione, in questo clima di mancata trasparenza e collegialita, con una gestione malsana e ambigua dell’ufficio tecnico (settore lavori pubblici), il tutto autorizzato e avallato dall’uomo solo al comando, con grande rammarico e tristezza abbiamo deciso di dimetterci e ridare la parola ai cittadini, che democraticamente sceglieranno da chi farsi governare”. E così i cinque consiglieri hanno rotto il silenzio, durato diversi giorni, facendolo in maniera fragorosa. Stasera invece tocca a chi fin qui non ha perso occasione per rivendicare la bontà del suo operato, e cioè Giacomo Pascale. Che dire, ai posteri l’ardua sentenza.

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