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«Come ti tengo per le palle»

Di Graziano Petrucci

La cronaca di questi giorni specie dei fatti che riguardano la politica- che poi ci propone sempre puntate identiche, fateci caso- ci riporta notizie che seguono il percorso degli anni passati. Cambiano gli attori ma le scene sembrano comunque tratte da quelle di un matrimonio in rottura in cui l’incomunicabilità e l’arroganza hanno occupato il posto dei momenti felici. Lo scenario è colorato da politici con un ruolo in prima linea che mandano lettere agli alunni delle scuole per augurare loro una buona ripresa delle lezioni. Altri con un ruolo non secondario che criticano le lettere di auguri dei primi con altre lettere. Non mancano poi i percorsi dei «cantieri aperti», come a Ischia così a Forio attraverso cui si può toccare con mano l’incompetenza, gli annunci strampalati sul social network oppure i consigli comunali farsa com’è avvenuto a Lacco Ameno agli inizi di settembre. In cui le parole date, dichiarate e affermate da una maggioranza statica hanno fatto la fine del riso lanciato dopo il matrimonio all’uscita della chiesa. Applausi, qualche botto seguito da altri applausi, la folla di amici che grida alla coppia «bacio, bacio», mentre i chicchi intanto gettati sugli sposi precipitano al suolo schiacciato sotto il peso delle scarpe nella speranza che qualcuno, dopo, passerà a pulire. Devo dire una cosa che ho trovato interessante. E’ successo al Comune di Ischia in occasione della riunione in cui s’è parlato della costituzione di «Ischia Smart Island & Community». Ho notato la voglia di realizzare qualcosa di diverso, davvero. Di percorrere una strada in grado di superare la visione urbanistica tradizionale della città. Il tutto per sviluppare le sue caratteristiche e le componenti sociali, culturali, ambientali, territoriali, economiche e produttive e portare a regime le risorse umane. Parola d’ordine: «innovazione sociale» o «social innovation». Si tratta di «tentativi di ridefinire dal basso, attraverso pratiche creative e modalità differenti, per dare risposta ai bisogni sociali partendo proprio dai bisogni». La costituzione dell’associazione, vedrà la partecipazione di Enti Pubblici e privati, imprese e università, darà accesso a finanziamenti europei – si parla di cifre elevate-, e ricade nel bando vinto dalla start up «IsolaNova» coordinatore del tavolo. Ho visto in Silvano Arcamone e Luigi Di Vaia la voglia di concretizzare in tempi brevi l’opportunità di dotarsi di strumenti per la ricerca e l’ideazione di progetti per poi renderli capaci di produrre risultati a vantaggio della comunità. C’erano Marco Bottiglieri e Pietro Scaglione per l’ASCOM Confcommercio Ischia, Stani Senese per Casamicciola, Leonardo Mennella e Giacomo Pascale per Lacco Ameno. Alle riunioni può partecipare chiunque, la differenza la fa il risultato, tuttavia mi pare un buon inizio. C’è però una contraddizione di fondo e si rende evidente proprio nel capo dell’amministrazione di Lacco Ameno, la cui ambizione spesso supera i livelli di guardia e gli fa partire la sindrome da «first lady». Ovviamente pure Lacco Ameno, almeno a parole, vuole andare dietro l’innovazione sociale, al cambio gestionale e del modello di crescita. Speriamo che il Sindaco almeno questo lo abbia capito. Perché a giudicare dagli ultimi eventi non mi pare. Infatti, l’incoerenza sta tutta qui. Ormai è noto che fosse in cantiere un progetto simile che sarebbe partito dalla realizzazione, a Lacco, di un incubatore d’imprese per l’esattezza a Villa Arbusto e che avrebbe consentito la costituzione di cooperative con attività e lavori condivisi in applicazione del principio del coworking. Cioè, si sarebbe mantenuta una serie di attività indipendenti ma l’ambiente sarebbe stato condiviso da professionisti, liberi professionisti e cittadini. Un raduno sociale, nello stile di questo progetto, che avrebbe creato opportunità di lavoro, flussi economici elevati per la collettività e le imprese del territorio e che si sarebbe potuto estendere su tutta l’isola. Un esempio, insomma, che molte città anche italiane stanno adottando per la crescita locale e sociale. Poiché la maggior parte della squadra capitanata da Pascale non ha capito una mazza, l’ipotesi di un bando che potesse esprimere questo indirizzo è stata scartata. Il motivo ufficioso è che l’amministrazione non vuole «bloccare» Villa Arbusto per dare così a tutti la possibilità di usufruirne (sic!). La cronaca stabilisce il vero motivo e ci sono due possibili spiegazioni. Cioè a essere bloccata è l’amministrazione che rimane cieca davanti alle possibilità di risollevare economicamente la propria comunità in declino. E il Sindaco intanto dichiara che ci sono cose più importanti cui dedicarsi. Se si fosse realizzato un disegno simile, né lui né il Principe Nosferatu, avrebbero avuto la possibilità di gestirlo. Meglio bocciarlo e tenere gli schiavi, pardon i «cittadini», per le palle.

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