Gianluca Castagna | Ischia – Non c’è bisogno certo di scomodare Marcel Proust e le sue fatali madeleine. Basta sostituire l’oggetto del trasalimento e gli effetti, come le emozioni, sarebbero le stesse. Quando il sapore di un cibo particolare, o il profumo di un ingrediente, si affaccia agli organi sensoriali di un individuo facendone riemergere il profondo, si compie, spesso in automatico, un viaggio emotivo a ritroso: quello della memoria. Piatti o sapori ci riportano all’infanzia, un tempo perduto esteriormente ma assolutamente vitale ed energico dentro di noi, oppure a luoghi e tempi della vita legati ai ricordi. E’ il grande potere evocativo della cucina. Anche parlare di cibo, significa accostarsi alla memoria: memoria del fare, del cucinare, del preparare piatti e ricette che si sono trasmessi attraverso le generazioni e si sono rielaborati con il tempo, in base alle esperienze e ai luoghi dove si è vissuto. Del resto le pratiche alimentari di ogni comunità costituiscono da sempre un’importante risorsa culturale per la costruzione di identità, memoria e appartenenza sociale.
«Ci fa piacere ospitare un’associazione come “Ragazze baranesi degli anni ‘60” e mostrare ai nostri studenti il loro lavoro», ha spiegato sabato scorso il neo dirigente scolastico del “Telese” Mario Sironi.
«Il rapporto della scuola con il territorio deve essere molto stretto, perché coincide con quella che è la nostra vocazione formativa. Viviamo in un’epoca in cui la parola d’ordine è cambiamento, innovazione. Non si innova senza elaborare il passato. Nella Silicon Valley, in California – continua Sironi – i protagonisti della rivoluzione tecnologica del futuro vengono chiamati distruttori. Ecco, l’idea di distruggere per inseguire tutto ciò che è nuovo corre il rischio di essere superficiale e falso. La scuola è paradossalmente lenta, ma la lentezza aiuta ad approfondire, a sviluppare il ragionamento e il dialogo. Le tradizioni di un luogo ci aiutano a scoprire il passato non certo per contemplarlo, ma per individuare quel che di positivo c’era nel passato per dare sostanza e profondità all’innovazione dei nostri giorni. Questo è solo il primo di una serie di appuntamenti con l’Associazione e il suo lavoro di recupero delle radici».
«Mi auguro sempre – aggiunge Sironi – che i nostri allievi capiscano che dall’Istituto alberghiero “V. Telese” bisogna uscire colti. Qualcuno pensa ancora che per essere colti sia necessario studiare al liceo. Non è così. Faccio un esempio: oggi uno chef ha bisogno di comunicare la storia del piatto che prepara, quale cultura c’è dietro, come si è arrivati alla dieta mediterranea, attraverso quali sedimentazioni secolari. Solo conoscendo la Storia si capisce il presente». Il cibo, dunque, come cultura legata anche alla materialità, al saper fare, al commercio, alle abilità di mescolare sapientemente ingredienti e saperli dosare in equilibrio, alla capacità di elaborare pratiche legate alla quotidianità e a ciò che si trova a disposizione. Per il preside del Telese, un patrimonio di saperi, tradizioni e sobrietà prevalentemente femminili. «L’uso intelligente delle risorse – sostiene – è la grande innovazione portata dalle donne nel mondo maschile».
«Tutte ricordiamo quel periodo – ha spiegato la Conte – chi era una bambina, chi un po’ più grande…un tempo che abbiamo vissuto insieme, un centro di aggregazione nella piazza di Barano. Ci accomunavano molti giochi, soprattutto. Abbiamo pensato così di riunirci e creare questa associazione per portare avanti un discorso per noi importante: recuperare la memoria storica e culturale della comunità. Ci siamo rese conto che, una volta finita la nostra generazione, molte cose sarebbero andate perdute. Noi vogliamo invece tutelare le tradizioni, ricordare l’importanza delle nostre radici e farle conoscere ai giovani». In questo recupero delle tradizioni c’è più memoria o nostalgia? «Nostalgia per niente. Viviamo tutte nella modernità e nel nostro tempo. Molte di noi hanno una vita normalissima, un percorso professionale che viviamo in pieno, non rinunceremmo né alla tecnologia né alle comodità di questi anni. Il recupero delle tradizioni serve piuttosto a migliorare il nostro tempo. Senza nostalgia».
L’incontro si è poi concluso nella Sala Congressi dell’Istituto con un momento enogastronomico che ha visto protagonisti gli allievi della scuola e le pietanze più tradizionali della cucina isolana delle feste.