LO DICO A IL GOLFO Il covid, l’odissea e i mille dubbi

Egregio direttore, le vorrei segnalare una cosa che mi sta capitando in questi giorni. Lo scorso 1 gennaio mia moglie non si sente bene: avverte uno stato influenzale ma a scopo precauzionale fa il tampone rapido che dà esito positivo. Comunico la circostanza al medico di famiglia che mi riferisce che denuncerà la cosa all’ASL e nel frattempo ci intima di rimanere in casa e non uscire per nessun motivo. Tramite amici faccio acquistare altri tamponi, lo faccio io e i due miei figli e gli esiti sono ancora tutti positivi. Comunico ovviamente tutto questo al mio medico che precisa che la procedura che seguirà sarà analoga e di attendere di essere convocato per il tampone molecolare dall’ASL.

Fin qui tutto chiaro, nei giorni 2 e 3 resto a letto con febbre, dolori articolari e così il 4 gennaio provo a contattare l’USCA per sapere quando verremo chiamati ma non risponde nessuno. Nella giornata del 5 gennaio stesso risultato, a questo punto il mio dubbio è il seguente: se tardano a chiamare e noi nel frattempo ci negativizziamo io non potrò confermare di essere stato positivo  ma nello stesso tempo non potrò fare la terza dose, non posso ricevere il super green pass. Insomma, in questo caso c’è qualcosa che non funziona nel servizio e chi ne pagherà le conseguenze sarò io e la mia famiglia perché mi dovrò fare carico di analisi per confermare e sono stato positivo al covid. A due anni dall’inizio della pandemia siamo ancora a questo e quando ne usciremo (mai)…

PS voglio precisare che io e la mia famiglia abbiamo tutti fatto la seconda dose e in questi giorni andavamo a fare la terza spero che questo messaggio possa arrivare a qualcuno che veramente interessa la salute dei cittadini

LETTERA FIRMATA

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