LE OPINIONI

LO DICO A IL GOLFO La bellezza: concetto assoluto o relativo?

DELLA PROF.SSA RAFFAELLA BALDINO

Su Il Golfo di sabato 23 novembre ho letto l’articolo “Il messaggio educativo della natura” a firma Michele Romano filosofo, che non conosco, nel quale l’autore esamina l’atteggiamento distruttivo dell’uomo nei confronti della casa comune, la natura, e la risposta di quest’ultima verso il “fratello cattivo” l’uomo appunto; e la “schizofrenia lacerante di una classe politica impazzita” (cito le parole di Romano) che pensa solo a demolire, accusandosi reciprocamente, e non a prendere atto delle necessità di riprendere un dialogo nel quale prevalga l’interesse comune e non quello personale. Niente da eccepire. Condivido in pieno. Quello che mi spinge a scrivere non è sicuramente la corretta analisi del momento storico che viviamo, e che si ripete uguale dalla notte dei tempi, quanto piuttosto il sentimento di Michele Romano nei confronti di Venezia “fascinoso e romantico simbolo della pura bellezza italiana sommersa dall’acqua” e quello nei confronti di Notre Dame “simbolo della civiltà occidentale che brucia” davanti alle quali Romano prova “struggente tristezza ed angoscia”.

Io ho provato gli stessi suoi sentimenti davanti al bellissimo paese di Norcia, patria di San Benedetto, e al piccolo meraviglioso borgo, poco più di un aggregato di case, di Preci distrutta il 30 ottobre 2016 dal terremoto di magnitudo 6, 5 che investì l’Umbria. Sarà che questi paesi li ho profondamente vissuti con i miei alunni nei viaggi d’istruzione ed ho vissuto anche Venezia e provo perciò gli stessi sentimenti per la città sull’acqua e per i paesi sulle colline. In quel frangente il sindaco di Arquata del Tronto disse piangendo:” è venuto giù tutto, ormai non ci stanno più i paesi!”. Ebbene non ho letto parole di “struggente malinconia” per questi paesini nei quali persero la vita persone, né mi pare sia arrivato dalla Russia non dico un miliardo ma nemmeno pochi centesimi. Eppure lì c’è stato un terremoto e non la mano dell’uomo ad operare la distruzione. Non voglio pensare che per il signor Romano ci siano “bellezze” di serie A e “bellezze” di serie B eppure abbiamo già dimenticato tutto! E abbiamo dimenticato l’Aquila colpita dalla stessa sventura di morti e di distruzioni e ancora a terra dopo dieci anni…

E tanti, troppi, paesi e città. Venezia, o meglio i veneziani, dopo poche ore, spalata l’acqua, ha ripreso le attività. I turisti, armati di stivaloni, hanno invaso bar, enoteche, boutique e i soldi hanno ripreso a scorrere. A Preci dove c’era un bellissimo C.E.A, Centro di Educazione Ambientale, non c’è più niente e i ragazzi non possono più fare attività e gli operatori sono stati costretti, insieme agli abitanti, ad andare via. Preci è morta per sempre insieme a tanti paesi culle di antichissime civiltà e ricche di tesori artistici e culturali anche quelli patrimonio di tutti. Mi piacerebbe pensare che proviamo gli stessi sentimenti di angoscia e di dolore quando si perdono vite umane e si perdono le impronte della storia che ci ha portato ad essere quelli che siamo. E’ sicuramente responsabilità dei politici se a Venezia il Mose non ha funzionato perché non ancora terminato dopo anni e miliardi già spesi; ma i cittadini? Non sono, o meglio, non devono essere anche loro sentinelle del proprio patrimonio culturale visto anche che da questo traggono proventi, e non indifferenti, soprattutto a Venezia? Se i politici rappresentano la “polis” noi cittadini siamo espressione della “civitas” o no?

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