POLITICAPRIMO PIANO

Lo “schiaffo” di Del Deo: «A Forio pochi falliti remano contro aiutati dalla minoranza»

Lunga intervista de Il Golfo al sindaco di Forio: tanti e significativi gli argomenti trattati, ma il primo cittadino rincara la dose sui concetti precedentemente espressi al nostro giornale dal suo vice

Per una volta partiamo parlando di qualcosa di piacevole. Forio si è aggiudicata l’edizione 2019 della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna: è vero che l’importante è partecipare, ma presumo che vincere sia tutta un’altra storia.

«Naturalmente partecipare è bello ed ha la sua importanza, ma vincere lo è ancora di più. Sant’Anna regala sempre grandi emozioni e pure quest’anno non ha tradito le attese. Io la vivo da quando ero adolescente, ricordo che si partiva da Forio con una piccola barca, poi facevamo il bagno di notte a Cartaromana con amici e fidanzate. Ricordi magnifici, tiravamo l’alba ogni anno. L’edizione di quest’anno, lasciatemelo dire, è stata assolutamente bella, per me è la seconda vittoria da sindaco. Ma a parte questo mi piace sottolineare che questo evento ha raggiunto ormai una dimensione addirittura internazionale, conosco tante persone che ogni anno arrivano dall’estero per la Festa di Sant’Anna. Ci sono pochi appuntamenti in Campania che possono paragonarsi a questo: di recente le luci d’artista a Salerno, ma poi credo che la kermesse che si svolge a Ischia Ponte non abbia rivali e soprattutto non tema confronti, soprattutto per lo scenario unico al mondo che fa da location. La Regione Campania dovrebbe dedicare più attenzione alla festa, istituzionalizzandola negli eventi top del territorio».

Non è mancata qualche polemica sul risultato finale.

«Una regia occulta qui a Forio? Ma no, ci sono i falliti della politica che vorrebbero ancora incidere sulle dinamiche del paese e tra loro c’è chi ha ricoperto la carica di sindaco senza passare per l’investitura popolare. L’opposizione fa loro da sponda, ecco perché siamo invasi continuamente da esposti di ogni genere»

«Posso dirti che ho visto cinque barche tutte di ottima fattura e immagino che quello della giuria sia stato un compito arduo. Anche a me, sono sincero, sono piaciute anche altre imbarcazioni allegoriche e nei panni di giurato avrei avuto non poche difficoltà. Credo che il “colpo di genio” finale, quello della motoretta che ha richiamato agli anni ’50-60, sia stato l’elemento determinante per portare a casa la vittoria».

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Esaurita la parentesi ludica, iniziamo a parlare di politica. Non più tardi di qualche tempo fa, il tuo vice – Mario Savio – ha parlato di una “regia occulta” che tenderebbe a destabilizzare l’amministrazione comunale, avvalendosi anche del braccio armato dei consiglieri di minoranza. E’ una teoria che ti senti di condividere e, nel caso, in che misura?

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«Mah, guarda, a onor del vero io non parlerei proprio di regia occulta. Ci sono personaggi, questo è indubbio, che si servono della minoranza: si tratta dei soliti noti, i falliti della politica che hanno provato a caratterizzare gli anni precedenti. Si tratta di soggetti importanti, che hanno anche ricoperto la carica di sindaco pur se hanno indossato la fascia tricolore senza ricevere l’investitura popolare. Anche senza legittimazione, hanno avuto una grossa opportunità ma senza riuscire a coglierla e in fondo questo non mi stupisce: per arrivare a diventare primo cittadino occorre avere ricevuto la fiducia dei cittadini. Ripeto, non me la sento di parlare di regia, quanto piuttosto di un gruppo di persone che utilizzano gli esponenti dell’opposizione: questi ultimi magari sono giovani, privi di esperienza e cadono così nella trappola. Si spiega anche in questo modo il fatto che ci sono una serie di esposti che arrivano continuamente. Ma nessuno di noi si scompone, siamo davanti ad atteggiamenti che certo non costituiscono una novità».

«Gli attacchi a Nino Savio? Assurdi e ingiustificati, ha dimostrato coerenza politica, lo racconta la storia sua e della sua famiglia. Chi siede in minoranza non deve bocciare un atto anche se lo ritiene legittimo, ed anzi farebbe bene a formulare proposte invece che parlare solo di quello che non è stato fatto»

Hai parlato di gente che ha fallito in politica, che non è stata legittimata dal consenso popolare. Questi soggetti agiscono in un determinato modo per un mero senso di frustrazione o hanno un progetto chiaro, mirato e premeditato?

«Obiettivi chiari e precisi non ce ne sono, perché altrimenti determinati passaggi – in particolare le influenze sulla minoranza – sarebbero impostati in maniera senza dubbio diversa. Come? Semplice, facendo proposte serie e mettendo in difficoltà l’amministrazione. Ma questo non succede mai, nel nostro paese si parla sempre e soltanto di quello che non è stato fatto, anche quando questo rappresenta un qualcosa di residuale rispetto all’operato svolto. Eppure nel mio primo mandato abbiamo prodotto tanto per Forio, realizzando opere che, mi sia consentito, non si erano viste per ben venticinque anni».

Negli ultimi tempi a finire sul banco degli imputati è stato anche il consigliere Nino Savio colpevole, da esponente della minoranza, di non aver votato contro al bilancio. Un atteggiamento oggettivamente anomalo che tu giudichi come?

«L’episodio che tu stai citando dimostra in maniera chiara e netta la distinzione tra i novelli della politica e chi invece fa politica da sempre o comunque da parecchio tempo. Nino Savio è una persona navigata, fa parte di una famiglia che ha la politica nel dna, anche il padre Giovanni si è sempre appassionato delle sorti del proprio paese pur senza mai sedere tra i banchi del consiglio comunale. Parliamo di persone di spessore, che hanno sempre manifestato e mantenuto una certa coerenza, e che dunque sono naturalmente votate ad esercitare un’opposizione costruttiva. Anzi, a tal proposito, posso dire una cosa?».

Prego.

«Forio di nuovo capitale della movida? Si cominciano a raccogliere i risultati dopo oltre venti anni di “oscurantismo”. La crescita negli ultimi cinque anni è stata esponenziale ed è davanti agli occhi di tutti: poi c’è qualche operatore commerciale della zona che si diverte a dire che il merito è suo, anche se magari non è neppure capace di servire un piatto a tavola»

«Se io ricoprissi il ruolo di consigliere di minoranza, ragionerei in maniera molto chiara. Se una cosa credo sia legittima, non fatta male, nello specifico ad esempio se un bilancio non è assolutamente falsato, perché mai io dovrei votare contro quell’atto? Nino Savio è uno dei pochi che sia all’interno del civico consesso che all’esterno avanza delle proposte nell’interesse della comunità, segnala problemi e criticità presenti sul territorio, ha in ogni caso una visione spesso costruttiva o quantomeno obiettiva delle cose. Quello che io proprio non sopporto sono le osservazioni banali e qualunquistiche e faccio un esempio: è inutile protestare gridando ai quattro venti che non abbiamo il depuratore quando questa è una faccenda di competenza della Regione Campania (anche se noi abbiamo provato a dare un’accelerata all’iter interagendo col Ministero). Nino Savio, lo ripeto ancora una volta, è uno che ragiona, guarda e studia attentamente carte ed atti, ma soprattutto non è preconcetto. Questo, credimi, è un pregio, non capisco perché lo si voglia trasformare in un difetto…».

Forio è tornata ad essere la capitale isolana della movida, del by night e del divertimento. Ti aspettavi un’evoluzione del genere?

«Sì, me l’aspettavo e mi sia consentito anche di dire che finalmente dopo venti anni di “oscurantismo” si incomincia a vedere qualcosa. Non è un caso che da almeno quattro o cinque anni tutta la movida e soprattutto l’indotto ad essa connesso si è dirottato qui a Forio. Abbiamo lavorato per incrementare l’attività lavorativa del porto, mutandone anche i criteri gestionali e i risultati – che sono davanti agli occhi di tutti – ci hanno dato ragione. Già, il porto: il nostro è l’unico sempre gremito, e la sera sono tanti i diportisti che sbarcano e si recano nel centro di Forio a fare shopping, nei ristoranti o a consumare un drink o uno snack nei caratteristici locali. Poi, non manca qualche paradosso, ma questo purtroppo fa parte del gioco».

Per esempio?

«Beh, c’è qualche operatore della riva sinistra, ad esempio, che si permette il lusso di affermare che a Forio la gente viene perché lui “sa lavorare”. Ovviamente questi commenti arrivano da esercenti che – se li vedi in azione – ti accorgi subito che non sono nemmeno in grado di servire un piatto a tavola. La verità è che l’amministrazione è stata vicina e ha dato sostegno a ciascuno di loro, qualche volta facendoli anche “sforare” nell’applicazione di talune regole: questo ha contribuito a creare questo “movimento” a Forio. E il fatto che sia un merito da attribuire all’attuale amministrazione lo si spiega in maniera semplice e soprattutto inoppugnabile. Queste stesse attività commerciali erano presenti sul territorio anche dieci anni fa: come mai all’epoca non erano così gettonate? E attenzione, due lustri orsono c’era anche una crisi economica inferiore rispetto a quella attuale. Insomma, la capacità di spesa è diminuita ma la frequentazione di residenti e turisti è cresciuta. Questa è un’equazione che sfido chiunque a smentire. Chi sostiene il contrario, a mio avviso, deve essere inserito nell’elenco delle persone ignoranti e presuntuose».

Voglio chiudere in maniera anomala, diversa dal solito. Qual è secondo Francesco Del Deo, che è uomo (prima ancora che politico) navigato, il vero male della nostra isola?

«Mi viene subito una riflessione. Credo che dalla seconda Repubblica in poi, e con la morte di Enzo Mazzella, l’isola d’Ischia non è stata più rappresentava così come meritava. Abbiamo avuto la fortuna di avere personaggi politici di spessore come Vincenzo Telese, l’avvocato Giovanni Di Meglio a Barano, Antonio Castagna a Casamicciola (che per tanti anni ha svolto un ruolo egregio e fondamentale, facendo da tramite tra l’isola e la terraferma): insomma, il nostro territorio poteva dormire sonni tranquilli. Con l’avvento della seconda Repubblica le istanze e i bisogni del territorio non hanno più avuto voci adeguate. Vedi, vivere su un’isola minore è davvero un problema, per tutti i disagi che si vengono a creare (penso a scuola, sanità e trasporti, giusto per fare qualche esempio): eppure, nonostante tutto sia più caro, noi paghiamo le stesse tasse di chi risiede in terraferma. Non a caso come Ancim stiamo lavorando per ottenere lo status di zona disagiata: non chiediamo assistenzialismo, semplicemente alcune attenzioni che potrebbero anche tornare utili a rimettere in moto determinate economie».

Va bene, ma tornando al male dell’isola?

«Nei piccoli centri abitualmente si creano delle diatribe che per ovvi motivi sono assenti o marginali nelle grandi città. Non credo che esista un vero e proprio male: l’isola è bella e gli ischitani sono gente accogliente. Se proprio devo trovare un neo, sicuramente abbiamo peccato nel perdere quella che era la nostra identità, che ci aveva sempre caratterizzato costituendo un “plus”. Poi, aprirsi ad operatori che provenivano dall’esterno ha costituito un valore aggiunto e un problema: alcuni hanno contribuito ad elevare il territorio e il contesto, altri lo hanno inesorabilmente depauperato. E purtroppo, alle volte, poche mele marce riescono a fare ombra a tutto quello che di buono c’è».

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