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Lo Stato non si ferma, continua l’incubo demolizioni per gli abusi di necessità

Ritorno sull’argomento per dovere di classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.

Prima di procedere vogliamo subito chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società, fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie, finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.

Un ricatto perché noi, rappresentanti sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica, parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.

Tali massime istituzioni della Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole, trovino  una soluzione politica e legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da questioni ambientali e paesaggistiche.

A fronte dell’articolo 2 della Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del potere politico della potente classe padronale.

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La tragedia delle Resa, che rode e distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento e della miseria altrui.

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A fronte della suddetta tragedia, che il potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono, che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.

Hanno contribuito a creare questo dramma sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari, accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione, di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.

In questi giorni apprendiamo dalla stampa, che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale, già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati abusivamente.

La proposta non chiarisce, forse per opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad avere finalmente giustizia.

Detta proposta di legge regionale servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a 10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.

Tutto questo mentre la grande speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che  “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente, a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze, dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha fatto per il primo e secondo condono.

Quando i detentori del potere borghese a tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano – in riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare – che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e socialmente.

di Domenico Savio –  Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.

 

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