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«Lo stop ai doppi turni? Mi ha colto di sorpresa, ma la politica faccia di più»

Lei è stata l’unica dirigente a non firmare la decisione maturata presso il Marconi lo scorso 21 novembre.

«Io sono andata a quell’incontro con lo spirito di continuare a mantenere insieme agli altri dirigenti l’impegno che avevamo preso all’inizio dell’anno. Per noi che abbiamo molti studenti, non è stato affatto semplice accogliere adeguatamente le classi rimaste senza sede dopo il sisma. C’è stato un enorme lavoro di suddivisione delle classi, da distribuire in maniera equa. Parliamo di ben trentaquattro classi, quindi può ben capire che grado di difficoltà ci eravamo trovati ad affrontare. Il problema principale, forse non molto conosciuto, era costituito da quei docenti “a scavalco” tra il tempo prolungato e il tempo antimeridiano. Poter conciliare gli orari abbiamo compiuto dunque una vera e propria impresa. Di fatto abbiamo diviso in due tronconi la scuola, creando una sorta di “Scotti 1” e “Scotti 2”, con due gruppi di classi che seguivano due orari differenti. Dovevamo rendere un servizio e credo che lo abbiamo fatto davvero al massimo delle nostre forze».

La difficoltà di un compromesso può essere soltanto immaginata, viste le esigenze contrapposte.

«Non era affatto semplice conciliare le esigenze dei genitori, che spesso hanno più figli in varie scuole diverse, dei docenti e ovviamente degli alunni. Anche questi ultimi spesso hanno molti impegni extra-didattici, penso ai disabili gravi per i quali era stato riservato un orario apposito, per facilitare l’organizzazione del loro tempo e delle loro attività terapeutiche pomeridiane.  Ecco perché ero davvero felice del compromesso raggiunto nella tabella dei turni, che aveva messo d’accordo tutti. Il disagio infatti era stato attenuato al massimo ed equamente ripartito.  Ho ringraziato i professori che lo avevano redatto, e quei docenti che vengono a scuola sia la mattina sia al pomeriggio. A questi ultimi abbiamo cercato di “compattare” l’orario, scegliendo le ultime ore del mattino e le prime del turno pomeridiano. Insomma, non potevamo fare né sperare di meglio».

Eppure dopo alcune settimane quella turnazione sembrava non andar più bene.

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«Infatti mi venne poi detto che dovevamo cambiare. Mi sono cadute le braccia, e ho chiesto quali motivi ci fossero alla base di una modifica del genere. In un primo momento, seppi che volevano soltanto cambiare gli orari: invece di una turnazione mensile, si voleva una turnazione bi-settimanale. Io mi opposi: avevamo appena trovato l’optimum, e ora rischiavamo di stravolgere tutto e di precipitare nuovamente nel caos delle esigenze contrapposte. Mi chiesi come fosse possibile per il 1° Circolo emettere una delibera in tal senso: mi fu risposto che di una eventualità del genere se ne  era parlato nel primo incontro. Io ribattei che si trattava di tre mesi fa, e che da allora la situazione si era profondamente evoluta. Mi fu detto che c’era un gruppo di genitori, ma anche il Consiglio d’Istituto, che voleva una rotazione quindicinale.  Mi opposi perché così si andava a creare nuove difficoltà ai genitori dell’Ibsen, con due turnazioni differenti: una per le elementari e una per le medie. Per questo fui molto chiara, dicendo che non me la sentivo di discutere un cambiamento del genere, perché prevedibilmente nella mia scuola mi avrebbero contestato, e con ragione, visti gli sforzi inenarrabili sostenuti per trovare il miglior compromesso».

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Quindi era questo il tema iniziale da discutere per il quale si svolse l’incontro del Marconi…

«Sì. Il Marconi aveva addirittura già deliberato sulla soluzione “quindicinale”, chiamiamola così.  Tuttavia io sono rimasta ferma sulla turnazione già concordata, affinché tutto continuasse allo stesso modo. E devo dire che i genitori mi hanno anche supportato in questa mia posizione; anche la preside dell’Ibsen disse che era impossibile ritornare su questa decisione. Insomma, almeno le scuole medie avrebbero dovuto effettuare turni mensili, i docenti dell’Ibsen erano d’accordo:  i ragazzi venivano col pullman, quindi non c’erano eccessive difficoltà. Le lascio immaginare il mio stupore, quando sono andata alla riunione e sento parlare di questa “sorpresa”. Io ho chiarito che sarei andata avanti con l’accordo iniziale, e anche il mio presidente del Consiglio d’Istituto, Armando Ambrosio, si è fatto portavoce della linea della “continuità”».

E allora cos’è successo, se poi gli altri dirigenti hanno addirittura deciso lo stop alla turnazione alternata?

«Guardi, io le dico quella che è stata la mia linea e le mie motivazioni. Quello che poi è successo tra gli altri dirigenti, non sono in grado di spiegarlo adeguatamente, anche perché ogni scuola e ogni dirigente ha la sua autonomia. Comprendo il legittimo disappunto della popolazione scolastica di Casamicciola, ma la decisione che riguarda le scuole elementari non era di mia competenza, e non potevo entrare nel merito di ciò che riguarda un’altra scuola».

Una decisione che ha scatenato reazioni piuttosto rumorose, perché di fatto scaricherebbe i disagi solo sugli studenti delle scuole di Casamicciola.

«Lo so bene, avevo immaginato questo putiferio. La vicepresidente del consiglio di circolo, Teresa Capuano, manifestò l’intenzione di chiedere al sindaco, delibera alla mano, cosa intendesse fare. E da un lato è forse quello che molti volevano, visto che finora non si è visto nulla di concreto. Ai genitori dell’Ibsen non sono state date certezze, e io da mamma, da casamicciolese, non posso fare altro che essere solidale con loro. L’amministrazione dice che non si possono dare certezze, tuttavia essa deve rendersi conto che tra due mesi ci sono le iscrizioni per il prossimo anno. I genitori dove iscriveranno i proprio figli? Questa domanda dobbiamo cominciare a porcela si da ora, nella prospettiva dell’anno prossimo. Le scadenze sono imminenti. Il sindaco di Casamicciola deve prendere una decisione».

Quindi Lei crede che l’iniziativa aveva lo scopo di mettere “sotto pressione” l’amministrazione?

«Credo e mi auguro che sia stata una forma di provocazione, quindi per pungolare e spingere l’amministrazione a fare qualcosa. Voglio sperare che questa sia stata la “ratio”, e che non sia stata invece una mossa di comodo per non farsi carico del problema, perché in tal caso sarebbe molto grave. L’interesse dei ragazzi va sempre messo al primo posto».

Lei ritiene che la soluzione dei moduli abitativi sia valida?

«Certo, va bene anche quella. È una delle soluzioni che permetterebbe di mantenere viva la scuola a Casamicciola. L’obiettivo è proprio questo, salvare l’Istituto Comprensivo Ibsen. Se la scuola muore e i bambini vanno altrove, non ci sarà più futuro per il paese. È un imperativo tassativo: gli alunni devono frequentare a Casamicciola. Il sindaco deve trovare al più presto delle aree idonee, e procedere di concerto con il Ministero dell’Istruzione al montaggio delle strutture. L’elezione diretta dei sindaci ha dato ai primi cittadini alcuni poteri importanti. L’articolo 54 del Testo unico degli enti locali stabilisce che il sindaco ha pieni poteri in materia di sicurezza, e la sicurezza è un aspetto fondamentale quando una struttura deve accogliere i ragazzi coi doppi turni: spetta al primo cittadino stabilire quello che deve essere fatto. Con tali responsabilità, egli non può delegare alle scuole la risoluzione del problema, e deve garantire lo svolgimento dell’anno scolastico sul territorio comunale. Altrimenti l’Istituto Ibsen non esisterà più, e le classi verranno accorpate a qualche altra scuola».

Nei giorni scorsi dalla Città Metropolitana sono arrivate buone notizie: sembra infatti essersi sbloccata l’impasse dei lavori al Mattei.

«Ho letto la notizia, e mi fa molto piacere. Se all’annuncio seguiranno i fatti, ne saremo tutti molto felici perché si potrebbero gestire meglio le situazioni degli altri istituti. Questo tengo a ribadirlo: noi non stiamo certo aspettando il momento di “sbarazzarci” degli ospiti. Anzi, i miei docenti sin da subito si sono messi a completa disposizione, senza condizioni. E questa, per me, è stata una grandissima attestazione di stima. Da diciotto anni governo questa scuola, e quando mi sento dire da un docente che egli è felice di fare un sacrificio, la soddisfazione è immensa. Vi sono anche insegnanti di Casamicciola che stanno facendo lezioni private completamente gratuite ai ragazzi casamicciolesi. Sono tutte testimonianze dello slancio con cui siamo venuti in aiuto in ogni modo alla popolazione scolastica colpita dal sisma. I ragazzi tra l’altro hanno capito meglio di noi lo spirito giusto con cui affrontare questa emergenza: ne è prova il gemellaggio tra le classi dell’Ibsen e della Scotti, per mezzo del quale i ragazzi hanno potuto conoscere coloro che condividono la loro stessa aula».

Francesco Ferrandino

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