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L’ombra del rischio vulcanico anche su Ischia

“I rischi catastrofali rappresentano un vero problema per l’Italia, ma soprattutto per la Campania. Ad esempio, tutta l’area Napoletana, compresa tra i vulcani Vesuvio, Campi Flegrei ed Ischia, è ad altissimo rischio: circa 3 milioni di persone risiedono entro 20 chilometri da un cratere. Ma nella regione sono molti i fattori di alto rischio: sismico, idrogeologico, da alluvione”. E’ quanto afferma l’economista Antonio Coviello del CNR, organizzatore del convegno in programma oggi, giovedì 6 ottobre, alle 11, nella sede CNR-IRISS di Napoli in Via G. Sanfelice, 8. Inserito negli eventi sull’educazione assicurativa e finanziaria “Edufin 2022” del MEF, l’incontro tratterà il tema delle catastrofi naturali e delle relative misure di mitigazione del rischio. Per l’occasione, sarà presentato il libro “I rischi catastrofali. Azioni di mitigazione e gestione del rischio” scritto da Coviello e Renato Somma, inserito nella nuova collana dell’Istituto IRISS e pubblicato da CNR Edizioni, in “open access”. Tra i relatori il prof. Adriano Giannola, presidente SVIMEZ, il prof. Giuseppe De Natale (dirigente di ricerca INGV), il direttore del CNR-IRISS, Massimo Clemente.

Antonio Coviello (CNR)

“Circa 3 milioni di italiani vivono nelle zone a massimo rischio sismico; 25 milioni vivono comunque in zone ad alto rischio sismico, mentre circa 2.5 milioni si trovano in zone a più alto rischio idrogeologico, con il 94% della popolazione totale comunque esposta. E’ necessario potenziare gli studi e le ricerche in campo ambientale, per offrire risposte razionali e scientificamente calibrate alla prevenzione e gestione dei rischi” continua il ricercatore del CNR. “Il solo rischio vulcanico in Campania coinvolge direttamente oltre 3 milioni di persone. I tre centri vulcanici Campani, Vesuvio, Campi Flegrei ed Ischia sono rappresentati da vulcani attivi ed altamente esplosivi. Le ‘zone rosse’ del Vesuvio e dei Campi Flegrei contengono, rispettivamente, 700.000 e 600.000 residenti. A differenza del rischio sismico, da quello vulcanico non ci si può difendere completamente consolidando infrastrutture ed edifici, ma l’unica possibilità è quella di evacuare le aree più esposte prima dell’accadimento di un’eruzione. Il problema è che la previsione dei terremoti, oggi, è estremamente incerta ed ha una probabilità di solo il 20% di fornire risposte corrette” afferma De Natale, dirigente di ricerca INGV. “Il costo totale economico di un’evacuazione improvvisa e non programmata – sostiene Coviello – sarebbe insostenibile per una sua durata; l’unica soluzione razionale per la mitigazione dell’estremo rischio vulcanico in queste aree è una pianificazione accurata, preventiva, della ri-sistemazione delle popolazioni delle zone rosse, in cui si preveda la ri-collocazione residenziale, lavorativa, sociale e con i relativi servizi (scuole, svago, assistenza sanitaria, ecc.); in pratica, è necessario predisporre una ‘seconda vita’ per le popolazioni in zona rossa, da attuare preferibilmente, per la maggior parte di esse, ben prima di una vera emergenza”, conclude il ricercatore-economista CNR.

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