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L’ordine della Consulta: niente acquisizione, demolite tutte le case abusive

L’argomento è quello delicatissimo dell’abusivismo edilizio, delle demolizioni degli immobili abusivi e della gestione del territorio. La sentenza della Corte Costituzionale, la numero 140, depositata oggi,  apre una voragine nei rapporti già tesissimi tra sindaci della Campania che governano un territorio martoriato da decenni di colate di cemento abusivo e Consiglio regionale della Campania che aveva tentato di evitare con una legge apposita le demolizioni di migliaia di case realizzate senza alcuna autorizzazione, spesso anche in spregio a vincoli di inedificabilità assoluti per questione serie legate alla fragilità dell’ambiente o alla bellezza paesaggistica. Che cosa dice questa sentenza della Consulta? Che gli immobili abusivi, una volta entrati nel patrimonio dei comuni che li hanno acquisiti, devono essere demoliti per ripristinare lo stato dei luoghi e solo in via eccezionale, attraverso una valutazione caso per caso, possono essere conservati. Alla luce di questo principio fondamentale del «governo del territorio», contenuto nel Testo unico sull’edilizia, i giudici della Corte costituzionale, con la sentenza n. 140, hanno dichiarato incostituzionali le disposizioni della legge della Regione Campania n.19/2017 sulla conservazione degli immobili abusivi acquisiti al patrimonio dei comuni, là dove consentivano ai comuni stessi di non demolire questi immobili – in particolare locandoli o alienandoli anche ai responsabili degli abusi – senza attenersi al principio fondamentale del Testo Unico sull’edilizia.

Secondo la Corte, infatti, il legislatore statale, «in considerazione della gravità del pregiudizio recato all’interesse pubblico» dagli abusi urbanistico-edilizi, ne ha imposto la rimozione – con il conseguente ripristino dell’ordinato assetto del territorio – «in modo uniforme in tutte le Regioni». Quanto alla possibilità di locare o alienare gli immobili acquisiti al patrimonio comunale a seguito dell’inottemperanza all’ordine di demolizione – qualunque sia il soggetto destinatario (occupante per necessità oppure no) -, l’articolo 2 della legge Campania n. 19/2017 la rendeva un «esito normale», ma così facendo violava il principio fondamentale della demolizione nonché quello della conservazione, in via eccezionale, soltanto se, tenuto conto di tutte le circostanze del caso, vi sia uno specifico interesse pubblico prevalente rispetto al ripristino della conformità del territorio alla normativa urbanistico-edilizia, e sempre che la conservazione non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico. Nella sentenza si legge poi che il «disallineamento» della disciplina regionale rispetto al principio fondamentale della legislazione statale (che individua nella demolizione «l’esito normale» dell’edificazione di immobili abusivi acquisiti al patrimonio comunale) «finisce con intaccare e al tempo stesso sminuire l’efficacia anche deterrente del regime sanzionatorio dettato dallo Stato all’articolo 31 del Dpr n. 380/2001» incentrato sulla demolizione dell’abuso, «la cui funzione essenzialmente ripristinatoria non ne esclude l’incidenza negativa nella sfera del responsabile». L’effettività delle sanzioni, ha osservato la Corte, risulterebbe «ancora più sminuita nel caso di specie, in cui l’interesse pubblico alla conservazione dell’immobile abusivo potrebbe consistere nella locazione o nell’alienazione dello stesso all’occupante per necessità responsabile dell’abuso». In tal caso, l’illecito urbanistico-edilizio si tradurrebbe in un vantaggio per il trasgressore. Che cosa succederà ora? Si riprenderà subito con l’esecuzione delle sentenze di demolizione degli abusi accertati? O ci sarà una gradazione della perniciosità degli abusi commessi e dunque si darà precedenza alla demolizione degli immobili per uso speculativo prim’ancora di quelli per necessità? O forse i sindaci si assumeranno la responsabilità di ritenere le case da demolire ed acquisite al patrimonio meritevoli di non essere abbattute? Certo è che in considerazione delle migliaia di immobili abusivi realizzati in Campania, voler eseguire ogni sentenza di demolizione come in uno Stato di diritto s’impone di fare, significherebbe aprire una seria questione di ordine e sicurezza pubblica. Perché demolire migliaia di case abusive significa creare migliaia di sfollati cui dare ricovero. Oltre a dover garantire con la forza pubblica tutte queste demolizioni. Ecco, questo è quel che si dice un serio e grave problema che dovrebbe essere affrontato dalla politica.

 

DI GIOVANNA FERRARA

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