CRONACAPRIMO PIANO

L’Orlando “Furioso” querela Matteo Salvini

Il titolare dei cannabis shop ubicati sull’isola d’Ischia ha presentato denuncia querela alla Procura della Repubblica di Napoli e per conoscenza alla Stazione dei carabinieri di Ischia

Che sia un imprenditore e un attivista sopra le righe, non lo scopriamo certo oggi. Ma nella recente battaglia tra i cannabis shop e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, adesso Valerio Orlando – gestore dei punti vendita “I semi della discordia” situati sull’isola – entra a gamba tesa e lo fa con un’iniziativa che certamente è destinata a far discutere. Orlando, infatti, si è recato presso la stazione dei carabinieri di Ischia dove ha protocollato una denuncia querela indirizzata anche alla Procura della Repubblica di Napoli. E, incredibile ma vero, il destinatario del suo atto è proprio il leader della Lega, accusato senza mezze misure.

Il testo della denuncia non è lunghissimo ma abbastanza chiaro ed esaustivo e recita quanto segue: “Il sottoscritto Valerio Orlando inoltra formale denuncia/querela contro il Ministro in carica Matteo Salvini per i motivi di cui appreso. Il giorno 8 maggio 2019 il nominato Ministro in una ‘conferenza stampa’ indetta in precedenza, ha esplicitamente affermato che i negozi di Cannabis sono luoghi di diseducazione di massa, un incentivo all’uso ed allo spaccio di sostanze stupefacenti e negozi in cui vi sono droghe. Implicitamente tali affermazioni implicano che i frequentatori di tali luoghi sono degli sprovveduti che frequentano luoghi diseducativi, comprano droghe foraggiando, fra l’altro, il mercato delle droghe e degli stupefacenti con incentivi allo spaccio. Tali affermazioni, fra l’altro rese nel corso di un servizio pubblico, hanno particolarmente offeso, umiliato e diffamato lo scrivente nella qualità di frequentatore di un Cannabis shop, oltre che renderlo offeso, umiliato, intimorito e minacciato, oltre che preoccupato da eventuali possibili azioni repressive in quanto imprenditore e consumatore di Cannabis legale. Alla luce di tutto quanto esposto e denunciato, lo scrivente chiede l’immediato ritiro di quanto asserito dal nominato ministro, ad opera del medesimo con le dovute rettifiche”.

Il ministro dell’Interno nel mirino del commerciante che non ha digerito le frasi pronunciate lo scorso 8 maggio, quando si parlò di negozi come i suoi come luoghi di diseducazione di massa e che incentivano la pratica dello spaccio: «Queste affermazioni mi hanno offeso, umiliato e diffamato»

Insomma, per quanto possa apparire paradossale, la questione tra Valerio Orlando e Salvini rischia di finire addirittura in un’aula di tribunale. Che i “rapporti” tra i due non fossero dei migliori e certo non corresse buon sangue, lo testimoniano anche un altro paio di circostanze. In primis, i cartelli esposti all’interno dello ubicato ad Ischia Porto nei pressi del municipio e poi anche alcuni post pubblicati dallo stesso Orlando sui suoi canali social. In uno, in particolare, datato 22 giugno scorso, nel quale scriveva: “Oggi i giudici del Tribunale del Riesame di Genova, hanno stabilito che la cannabis light si può vendere, quindi…vi presentiamo il nostro ampio assortimento, per la gioia di Salvini. Perché noi non siamo semplici commercianti, ma veri attivisti del settore”. Insomma, chiaro l’astio verso l’esponente leghista, che invece di questo tipo di negozi e della commercializzazione della cannabis light proprio non vuol sentire parlare.

Ma che cosa aveva detto nello specifico Matteo Salvini di così fragoroso da mandare su tutte le furie il nostro concittadino? Come detto, tutto ebbe inizio lo scorso 8 maggio, quando Salvini insieme al collega Lorenzo Fontana (ministro della Famiglia) incontrò alcune comunità terapeutiche prima di lanciare dei veri e propri “siluri” ai giornalisti proprio sull’argomento legato ai cannabis shop. E il responsabile del Viminale era stato chiaro: «Sulla proposta di legge della Lega su cui c’è discussione anche nell’ambito delle comunità, vorrei dire che noi non vogliamo punire i consumatori. Mi interessa la galera certa per gli spacciatori trovati in flagranza di reato. Se ti trovo con un quantitativo di droga che non è uso personale vai in carcere». E poi relativamente ai cannabis shop diceva: «Da domani, mando la polizia. Li voglio vedere chiusi uno a uno. Ci saranno controlli a tappeto. Adesso basta, ci vogliono le maniere forti».

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E tanto per essere chiaro, poco dopo, al programma «Otto e mezzo» su La7, sarebbe stato ancora più categorico: «Sulla lotta alla droga sono pronto a litigare con i Cinquestelle, non su un sottosegretario. Se c’è qualche parlamentare che vuole lo Stato spacciatore il governo su questo può andare a casa. Non esistono droghe depotenziate, esiste solo la droga che fa male». E così sui vari Festival della canapa, quelli che spingono per la liberalizzazione delle droghe leggere. «Le comunità su questo punto sono concordi. Che sia il cantante, l’artista, o il politico che parla, se lo Stato non fa lo Stato, e si lascia passare il messaggio che le droghe non fanno male, è devastante». Quindi, anche qui, pugno di ferro. E poi la chiusura, giusto per rafforzare tutti i concetti: «Altro che festa della canapa libera a Milano, a Pisa o Torino. La festa se la possono fare in cantina. Chiederò che siano vietate tutte. Lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».

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