CRONACA

L’ottavo “urlo” di Rosa Iacono

Nuova lettera della presidente dell’Assodisabili isola d’Ischia che si appella nuovamente alla premier Giorgia Meloni per chiedere lo stop agli abbattimenti delle case di necessità. L’urgenza di un provvedimento per salvare centinaia di famiglie

C’è una voce che da tempo si alza con forza, compostezza e tenacia dall’isola d’Ischia, quella di Rosa Iacono, presidente dell’Associazione Disabili Isola d’Ischia e Cavaliere della Repubblica, che per l’ottava volta ha deciso di scrivere direttamente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il motivo? Una battaglia che non conosce tregua: fermare gli abbattimenti delle case costruite per necessità, spesso l’unico rifugio di famiglie fragili, in difficoltà economica o sociale. L’appello, indirizzato anche al Presidente della Repubblica, al Presidente della Regione Campania, ai sindaci dell’isola, al Prefetto, ai vertici delle forze dell’ordine e ai media locali, è un grido civile e umano. Non un capriccio politico, non un’invocazione ideologica, ma una richiesta disperata di giustizia sociale. L’incipit della lettera è già tutto un programma. Rosa Iacono si rivolge alla Presidente Meloni con il tono di una madre, o forse di una cittadina che, nella sua semplicità, non rinuncia al diritto di essere ascoltata. Le parole non sono solo retorica affettiva: sono l’espressione di un rapporto morale che Rosa cerca di costruire con chi guida il Paese, con chi – a suo avviso – ha ancora il potere di fare la differenza tra un dramma e una soluzione. E nel suo appello, la Presidente dell’associazione ischitana non dimentica il contesto storico e politico in cui la sua voce si inserisce: dalla morte del Papa all’inasprimento dei conflitti internazionali, fino all’instabilità della politica interna. Ma questo, scrive, non può giustificare il silenzio su un tema che riguarda la sopravvivenza quotidiana di centinaia di cittadini invisibili.

Nel dibattito nazionale, si parla spesso di abusivismo edilizio come di una piaga da estirpare. Ma Rosa Iacono solleva una questione cruciale: la distinzione tra abuso speculativo e abuso di necessità. E qui sta il nodo della sua battaglia. Negli anni, molte famiglie ischitane, come in altre aree d’Italia prive di piani regolatori o politiche abitative efficaci, si sono viste costrette a costruirsi un tetto con le proprie mani, talvolta in aree prive di alternative. Lo hanno fatto, scrive Iacono, con “stenti e sacrifici”, e oggi – dopo oltre trent’anni – quelle stesse famiglie rischiano di ritrovarsi per strada. Non ci sono programmi di ricollocazione abitativa. Non ci sono risposte istituzionali. Solo ruspe. Non si limita a puntare il dito contro l’inerzia del presente. La presidente Iacono chiama in causa anche le colpe storiche delle istituzioni, che per anni non hanno fornito soluzioni adeguate: né piani regolatori, né case popolari. È lo Stato ad aver fallito per primo”, sembra dire, e non può ora prendersela con chi ha tentato di sopravvivere. C’è un passaggio che colpisce per la sua potenza: “La casa è un diritto di tutti, sancito dalla Costituzione”. Un richiamo netto, semplice ma ineludibile. Eppure, quel diritto oggi appare sospeso per molti. Il silenzio delle televisioni nazionali, l’assenza del tema nel discorso politico dominante, sono per Iacono la prova che l’Italia dei deboli è diventata invisibile.

L’appello non è affatto personale. Rosa Iacono scrive a nome dei tanti cittadini che le chiedono aiuto, che la interrogano e si interrogano sul futuro delle proprie famiglie e sulla possibilità che lo Stato si accorga finalmente della loro esistenza. Nonostante l’angoscia, la sua lettera è intrisa di fede e speranza. Invoca l’intervento divino ma anche quello umano: una politica illuminata, empatica, che sappia distinguere i furbi dai disperati e agire di conseguenza. La proposta è chiara: un provvedimento urgente per sospendere gli abbattimenti delle case di necessità, in attesa di soluzioni strutturali. Solo il Governo può farlo. Solo la Presidente Meloni, nella sua posizione, ha gli strumenti per intervenire prima che altre famiglie perdano tutto. Rosa Iacono non chiede l’impunità, ma una tregua per chi ha costruito per vivere, non per speculare. Chiede che si guardi alla realtà, che si applichi la legge con giustizia, non con cieca automatismo. L’ottava lettera di Rosa Iacono non è una supplica isolata. È la punta di un iceberg sociale che riguarda l’intero Paese, in particolare le aree dove il diritto alla casa è rimasto sulla carta. È anche un appello a una nuova idea di legalità, capace di conciliare norme e umanità. “Che il Signore vi illumini nelle vostre decisioni e vi protegga sempre” scrive Iacono in chiusura. In quelle parole non c’è solo una benedizione, ma una richiesta accorata di ascolto, di dignità, di futuro.

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Un commento

  1. Le tue urla non serviranno a nulla. L’amico dell’uomo, il cane ti ascolta di più. Quindi di appelli sai quanti ancora ne devi fare? La Meloni non ti ascolterà mai. Non può perdere il suo tempo con Ischia.

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