L’sos di Mennella: «I numeri degli sbarchi effimeri, è allarme turismo»
Il presidente di Federaberghi per le isole Minori è convinto che «questa stagione sarà più dura di quella del 2020. Ischia non può vivere di prossimità e mentre aspettiamo che si sblocchi il mercato straniero rischiamo di andare in default»
«Non è tutto oro ciò che luccica. I numeri degli arrivi sull’isola bisogna ben analizzarli per capire come sta andando la nostra stagione turistica». A dirlo Ermando Mennella responsabile di Federalberghi per le Isole Minori. E qui parte l’analisi: «Quando analizziamo il dato non ci si chiede se quel totale è rappresentato anche dai pendolari che lavorano sulla terraferma o anche da chi ha una seconda casa sull’isola». Ed ancora: «La prima domanda da farsi quando vediamo questi dati è: ma le persone sbarcate sull’isola sono tutti turisti?». E continua Mennalla: «Basta guardare al fatto che molti alberghi, anche quelli grandi, sono ancora chiusi per capire che così non è». E rilancia: «Oggi manca una regolamentazione del sistema extralberghiero non per limitarne l’esercizio, ma solo per creare delle regole chiare e certe per tutti». «La concorrenza è un fattore positivo, purché sia ad armi pari”, ci spiega. E ribadisce: «Stesse regole, stesso mercato. Questo dovrebbe essere il principio. Sull’isola di Ischia, però, non è così». Mennella lancia un allarme: «L’introito delle imposte di soggiorno deriva per circa per il 90% dagli alberghi». In pratica, secondo Mennella, su 100 ospiti che arrivano sull’isola 90 alloggiano in albergo e solo 10 soggiornano in case vacanze e bed&breakfast. Ed allora delle due, l’una: o sono pochissimi i turisti che soggiornano in strutture extralberghiere o sono pochissimi coloro che pagano la tassa di soggiorno. Propendiamo per la seconda ipotesi. Ecco perché. Basta dare un rapido sguardo a Booking.com che è uno tra i primi siti web di aggregatori di tariffe di viaggio e motore di metamotore di viaggio per le prenotazioni di alloggio, per capire che sull’isola di Ischia strutture extralberghiere sono presenti. Ed anche in abbondanza. Su 780 offerte di ospitalità, solo 300 sono alberghi. Quasi 500, quindi, le case vacanza, hostel, stanze, b&b, agriturismi e ville che vengono fittati da privati.
«È pacifico che c’è qualcosa che non va», è l’allarme di Mennella. Basti pensare che ad agosto di un anno fa Airbnb ospitava circa 1800 annunci di strutture in vendita sull’isola di Ischia. «Devo precisare che anche chi effettua turismo in strutture extralberghiere e rispetta le regole. La maggioranza, però, e ce lo confermano i numeri, non è così». Per Mennella cedolare secca non versata ed imposta di soggiorno evasa sono all’ordine del giorno per coloro che fittano case, stanze, sgabuzzini, magazzini e garage sotto forma di posti letto nei vari Comuni dell’isola. Ma c’è anche un altro aspetto. «I proprietari di queste strutture effettuano una vera e propria attività imprenditoriale pur non essendo imprenditori e non correndo i rischi che corrono gli albergatori. Ad esempio la tari che si paga ad Ischia per una struttura alberghiera è pari ad € 13 al metro quadrato. Per una casa, invece, è pari a €1,90 al metro quadro. Una disparità di trattamento». Per l’ex presidente di Federalbeghi Ischia: «Questi appartamenti non possono e non devono essere più considerati come residenze. Nella realtà, invece, lo sono. E qui nasce la concorrenza sleale». Secondo Menella: «Basterebbero dei controlli sui contatori e sulle utenze per capire come queste strutture non possono essere considerate residenze, bensì case vacanze». I numeri danno ragione a Mennella. Nel solo territorio del Comune di Ischia ci sono 8800 residenze per 20.100 abitanti. Il vicepresidente regionale di Federalbeghi, poi, mette sul tappeto un altro dato. «Noi albergatori siamo favorevoli ad ogni tipo di concorrenza purchè sia fatta ad armi pari». E poi una domanda, forse retorica: «Ma i sindaci dell’isola si sono accorti che c’è qualcosa che non va? Che ci sono tantissimi alberghi ancora chiusi e che non si sa se riapriranno?». E qui l’affondo di Mennella: «Piuttosto che pensare solo all’ufficio di piano, i nostri amministratori dovrebbero pensare un po’ di più al turismo che è il petrolio della nostra isola». In chiusura Mennella si affida ad un’amara constatazione: «Questa stagione sarà più dura di quella del 2020. Ischia non può vivere di prossimità e mentre aspettiamo che si sblocchi il mercato straniero rischiamo di andare in default».