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Giudice di Pace, la ripresa slitta a giugno

Il presidente della Corte d’Appello ha rinviato di un mese l’intesa col Procuratore generale per la riapertura delle udienze: tra i nodi da sciogliere la differenza tra gli schemi di provvedimento proposti dai vari uffici

Slitta la ripresa dei processi davanti al Giudice di Pace. Il Presidente della Corte d’Appello di Napoli, dottor Giuseppe De Carolis di Prossedi, ha sottoscritto ieri mattina il provvedimento che dispone al giorno 4 giugno l’eventuale intesa col Procuratore Generale della Repubblica per la celebrazione, presso gli uffici del Giudice di Pace compresi nel distretto della Corte d’Appello di Napoli, dei procedimenti e processi che non siano di trattazione obbligatoria.

I provvedimenti organizzativi proposti, diversi tra loro, da una parte possono creare disparità di trattamento tra le parti sostanziali, e dall’altra non sono uniformemente applicabili anche all’interno degli stessi uffici

Il differimento concede dunque ancora un mese di tempo per capire come organizzare adeguatamente la ripresa delle udienze dal punto di vista dell’apprestamento delle necessarie misure di sicurezza anti-covid19 anche per il Palazzo di Giustizia di Ischia. Come si ricorderà, l’Assoforense isolana sabato scorso aveva accolto la presidente del Tribunale, dottoressa Garzo, la quale aveva dichiarato che il protocollo d’intesa elaborato dai rappresentanti degli avvocati isolani e dei magistrati in servizio presso la sezione distaccata verrà quasi interamente recepito dai vertici giudiziari. Ovviamente dovranno comunque essere adottate tutte le misure di sicurezza prima di riprendere l’attività: ma, mentre il settore penale riprenderà a marciare dopo la pausa estiva, continuando a trattare per il momento processi con detenuti e le direttissime, e mentre il settore civile andrà avanti col trattare una serie di procedimenti in forma scritta, il nodo più problematico emerso era tuttavia proprio quello relativo all’attività presso il giudice di pace, dove fra l’altro da tempo manca il funzionario apicale e si sono andate accumulando svariate centinaia di sentenze, senza che esse potessero essere pubblicate.

Del resto anche il presidente della Corte d’Appello, nel suo provvedimento, riconosce che è necessario moderare gli accessi agli uffici giudiziari in considerazione della situazione d’emergenza, nell’ottica di una graduale ripresa dell’attività così come consigliato dalle recenti circolari del Ministero della Giustizia del 2 maggio con riferimento alla suddivisione della fase 2 in diversi segmenti temporali.

Tuttavia il decreto legge 18/2020 prevede che i provvedimenti relativi al periodo compreso tra il 12 maggio e il 31 luglio 2020 devono essere assunti d’intesa con il Presidente della Corte d’Appello e il Procuratore Generale della Repubblica, sentita l’autorità sanitaria. Ma gli schemi di provvedimento finora trasmessi dai presidenti dei Tribunali del Distretto, con riferimento alle modalità e ai termini di ripresa delle attività giudiziarie di competenza degli uffici dei giudici di pace, sono ispirati a principi organizzativi molto diversi tra loro (e, per inciso, alcuni di questi schemi sono giunti solo l’altro ieri sul tavolo del presidente De Carolis): diversi sia in riferimento all’utilizzo di strumenti processuali telematici, sia in riferimento all’individuazione dei processi da trattare e alla gestione delle udienze da trattarsi “in presenza”.

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La peculiarità degli uffici del Giudice di Pace determinerebbe il rischio di un eccessivo affollamento, con conseguenti assembramenti vietati dalla normativa nazionale di prevenzione epidemiologica per il Covid19

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Fra l’altro il processo dinanzi al giudice di Pace presenta caratteristiche peculiari che impediscono l’applicazione della modalità telematica, oltre alla possibilità secondo cui le parti in determinati casi possono difendersi in proprio, senza l’assistenza di un difensore. Di conseguenza, l’utilizzo di strumenti di collegamento da remoto per i processi di competenza del Gdp sembra difficilmente realizzabile al momento, sia perché non tutti i giudici sono in grado di farne uso, sia perché non tutte le parti hanno la possibilità di accedervi.

Il Presidente De Carolis è quindi consapevole che i provvedimenti organizzativi sin qui proposti, diversi tra loro, da una parte possono creare disparità di trattamento tra le parti sostanziali, e dall’altra non sono uniformemente applicabili anche all’interno degli stessi uffici. Inoltre, proprio a causa delle citate difficoltà nell’utilizzazione da parte di tutti gli attori degli strumenti processuali telematici, i provvedimenti organizzativi rischierebbero di determinare la trattazione di un numero eccessivamente rilevante di processi mediante la presenza fisica in udienza delle parte e dei difensori (e comunque tali schemi non contengono una disciplina rigorosa dei criteri di selezione tra i processi da trattare). In questo modo, la peculiarità degli uffici del Giudice di Pace determinerebbe con ogni probabilità il rischio di un eccessivo affollamento, con conseguenti assembramenti vietati dalla normativa nazionale di prevenzione epidemiologica per il Covid19.

Queste le ragioni che hanno indotto il Presidente della Corte d’Appello a rinviare agli inizi di giugno l’intesa con il Procuratore generale: le prossime settimane saranno quindi dedicate ad approfondire gli aspetti critici e a concordare le necessarie (e diverse) soluzioni organizzative.

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