Luigi Mattera: «L’Isola ha resistito al Covid, ora fiducia al vaccino»
Botta e risposta con il medico di base ischitano, cui abbiamo posto una serie di quesiti su come Ischia abbia vissuto e affrontato le due ondate della pandemia ma anche sulle prospettive che si aprono con il supporto fornito dalla scienza

DI NOE’ FIORETTI
Come è cambiata la vita di un medico di base con il Covid?
«Ad essere sinceri devo dire che la vita di un medico di base, così come quella di tutti gli operatori sanitari, è stata letteralmente stravolta dal Covid perché la pandemia ha coinvolto non solo le strutture sanitarie bensì tutti gli operatori sanitari e in tutti i settori dove essi sono coinvolti. Per fortuna l’Isola ha resistito bene e, fortunatamente, nonostante le perdite avute, non abbiamo avuto grandi danni dovuti all’emergenza, almeno qui da noi. Possiamo quindi dire di essere soddisfatti del modo col quale abbiamo tamponato gli effetti negativi della pandemia qui ad Ischia».
«Sì, l’Isola ha resistito molto bene alle ondate del virus. Il vero problema ora è il dilagante disagio economico-sociale, è questo il vero dramma da affrontare: bisogna uscire da questo incubo per ritornare a una normalità che ci consenta di riavviare la prossima stagione turistica in favore di commercianti e lavoratori»
Quanti pazienti si è trovato a dover assistere dall’inizio della pandemia, quali criticità ha incontrato e cosa le ha lasciato questo tipo di esperienza?
«La pandemia è stata gestita, in Italia, male all’origine: se si fossero fatte da subito delle autopsie in gran numero sui corpi dei deceduti per Covid, si sarebbero compresi molto prima gli effetti di questa malattia sul corpo umano ed in particolar modo sull’apparato respiratorio, con l’effetto che probabilmente avremmo avuto meno morti e meno ricoveri in terapia intensiva conoscendo meglio e prima la malattia. Al momento io ho circa trenta pazienti positivi al Covid, in cura tramite terapia domiciliare: per fortuna, con tempestive terapie a base di Eparina, cortisone e antibiotici, riusciamo a gestire da casa una gran parte dei positivi prevenendo ed evitando un aggravamento delle condizioni di salute dei pazienti che riescono ad uscire dalla malattia senza gravi danni o conseguenze. All’inizio della pandemia non sapevamo come comportarci, ma ora siamo perfettamente in grado di gestire la situazione e le terapie e con l’aiuto delle tecnologie riusciamo a seguire i nostri pazienti anche a distanza e senza troppe difficoltà».
«La pandemia è stata gestita, in Italia, male all’origine: se si fossero fatte da subito delle autopsie in gran numero sui corpi dei deceduti per Covid, si sarebbero compresi molto prima gli effetti di questa malattia sul corpo umano ed in particolar modo sull’apparato respiratorio, con l’effetto che probabilmente avremmo avuto meno morti e meno ricoveri»
Che riscontri ci può dare sull’incidenza dell’influenza stagionale di questo inverno e sulle criticità che la comunità scientifica aveva presentato circa l’impatto della stessa sugli ospedali già provati dall’emergenza in corso?
«L’influenza quest’anno è passata molto sottotono, infatti, la presenza di regole sull’uso delle mascherine e sulla distanza interpersonale ed il rispetto rigoroso di queste regole da parte della popolazione, hanno contribuito in larga parte a mantenere molto basso il numero di casi di influenza stagionale in Italia. Anche la campagna vaccinale antinfluenzale, che ha avuto un’ottima risposta da parte della popolazione, è certamente servita ad evitare l’esplosione dei casi a cui siamo abituati ogni anno».
L’isola ha resistito bene alla prima ed alla seconda ondata del virus?
«Sì, l’Isola ha resistito molto bene alle ondate del virus. Il vero problema ora è il dilagante disagio economico-sociale, è questo il vero dramma da affrontare, e mi auguro che con le vaccinazioni di massa riusciremo presto ad uscire definitivamente da questo incubo per ritornare alla normalità (o quantomeno a una quasi-normalità), che ci consenta di riavviare la prossima stagione turistica in favore di commercianti e lavoratori».
«L’ospedale Rizzoli è un qualcosa da tenerci stretto, ma su un’isola con più di 60mila abitanti, un ospedale come il nostro necessiterebbe di essere ampliato e modernizzato. Così non può soddisfare tutte le possibili esigenze derivanti anche dai numeri che sono aumentati dai flussi turistici»
L’ospedale Rizzoli ha tenuto, è un gioiello da tenerci stretto oppure no?
«L’ospedale Rizzoli è assolutamente qualcosa da tenerci stretto, ma su un’isola con più di 60mila abitanti, un ospedale come il nostro necessiterebbe di essere ampliato e modernizzato. L’Isola si attesta su un totale di presenze in estate che supera le 120mila persone e certamente un ospedale piccolo come il nostro non può soddisfare tutte le possibili esigenze derivanti da questi numeri. Noi, tra l’altro, vantiamo anche un turismo termale e sanitario con turisti che si servono continuamente di cure termali e non solo; avere quindi dei reparti funzionanti e moderni (anziché chiuderli) sarebbe il minimo sindacale».
Come si pone d’avanti al vaccino anti-Covid e che ne pensa della discussa strategia vaccinale proposta dal Governo?
«Io mi sono vaccinato due settimane fa e sto per fare il richiamo con la seconda dose. Mi sembra giusto e corretto sottoporsi al vaccino per sé stessi e anche e soprattutto per gli altri, per la collettività. Abbiamo a disposizione quest’arma in più ed è giusto utilizzarla quanto più possibile».
«Ho una pressante richiesta dei miei pazienti che vogliono sapere quando potranno vaccinarsi: ritengo che in una situazione del genere non si debba pensare solo per sé ma bisogna pensare in particolare agli altri e al bene della comunità. È assolutamente quindi il caso di vaccinarsi tutti e, speriamo, quanto prima»
Come pensa che si potrà riuscire a convincere la popolazione a sottoporsi alla vaccinazione nonostante i problemi sulla trasparenza dei dati delle sperimentazioni e la mancanza di certezze sul come usciremo dall’emergenza?
«Io personalmente ho una forte e pressante richiesta da parte dei miei pazienti che vogliono sapere quando potranno vaccinarsi e non credo che ci saranno grossi problemi nel far vaccinare l’intera popolazione. Assistiamo sicuramente a una divisione di fondo tra novax e sìvax, ma ritengo che in una situazione di pandemia senza precedenti non si debba pensare solo per sé ma bisogna pensare in particolare agli altri e al bene della comunità. È assolutamente quindi il caso di vaccinarsi tutti e quanto prima per uscire da questa emergenza».
Ritiene che il vaccino sia stato realizzato troppo velocemente per poter essere considerato sicuro oppure no? Andrebbe reso obbligatorio?
«Oggettivamente i tempi con i quali i vaccini sono stati resi disponibili non sono stati quelli standard cui siamo abituati, è accaduto tutto molto più velocemente, ma essendo in una situazione emergenziale mai vista prima d’ora è plausibile che gli sforzi messi in campo dalla comunità scientifica abbiano portato ad un’abbreviazione dei tempi delle sperimentazioni. Se posso condividere la mia esperienza personale, posso dire che dopo la prima dose di vaccino ho avuto delle leggere reazioni avverse come dolore nel sito di iniezione sul braccio, lievi dolori articolari ma nulla di più, niente di drammatico. Tra gli operatori sanitari che in Italia hanno già ricevuto il vaccino non sono state inoltre riportate reazioni avverse gravissime o mortali tali da indurci ad avere dubbi sulla sicurezza del farmaco, quindi credo che possiamo stare tranquilli da questo punto di vista. Sicuramente i tempi delle sperimentazioni sarebbero dovuti essere più lunghi a mio avviso, ma in questo caso il tempo non gioca a nostro favore e dobbiamo muoverci con la maggior velocità possibile. Per quanto riguarda la possibile obbligatorietà del vaccino io ritengo che la coercizione rappresenti sempre la perdita della libertà di qualcuno ed è sempre qualcosa di negativo e che andrebbe evitato. Al momento non credo che ci sarà il bisogno di rendere obbligatoria la vaccinazione anti-Covid, ma semmai ciò dovesse essere necessario, sarebbe comunque una strada percorribile pur di uscire dalla pandemia. È necessario uscire dall’emergenza, perché mentre da noi ad Ischia c’è un minimo di serenità in più grazie al risparmio privato dei cittadini, in Italia, a livello generale e in particolar modo nelle periferie, c’è una gravissima situazione di disagio economico-sociale diffuso che va risolta quanto prima, anche con e grazie al vaccino».
Quali misure andrebbero adottate (e quali no) per provare ad evitare la temuta terza ondata?
«Nulla di più di quello che stiamo già facendo. Ora abbiamo a disposizione anche il vaccino, dobbiamo usarlo e dobbiamo fare presto. Dobbiamo uscirne da questa situazione, questo è l’imperativo categorico».