Le parole di Luigi Polito, presidente onorario del Poti (promozione degli operatori turistici dell’isola d’Ischia) hanno sottolineato le enormi potenzialità del comparto turistico ischitano che non vengono sfruttata appieno per una mancanza di collaborazione a cui l’associazione Poti tenterà di darà un netto cambio di tendenza.
Quali sono i punti forti dell’isola d’Ischia da cui ripartire?
«Esiste ancora nell’immaginario degli stranieri l’idea di un paese bello, solare dove l’arte e la cultura rappresentano una fonte di attrazione e di grande prestigio. Ripartire da questi punti di forza deve essere naturale, quasi una logica conseguenza».
Quale strada deve intraprendere l’isola per risollevarsi?
«Dopo 30 anni che abbiamo vissuto di splendore e di grandi successi oggi ci troviamo in una fase di declino, di paura, di demoralizzazione. Ci dobbiamo soffermare su questi argomenti, il convegno non deve essere legato a un discorso degli alibi e delle scuse, vanno messi da parte. Se ci muoviamo per individuare le colpe troveremo colpevoli e niente di costruttivo, dobbiamo essere fattivi e e concreti. Deve entrare in noi la consapevolezza che da soli non andiamo da nessuna parte, il sistema turistico è una banda di musica in cui dobbiamo suonare in armonia. Ci deve essere cambio culturale, altrimenti no avremmo questo nuovo approccio questo nuovo desiderio».
Concretamente come attuare questa rivoluzione turistica?
«Dovremmo pensare in prospettiva futura a lungo termine. Guardare ai nostri figli come mamanger del nostro territorio. Farli studiare per farli diventari tutori del territorio. Organizzazione, sinergia, lavorare assieme, investimento. Da qui passa il futuro della nostra isola. Stiamo subendo le conseguenze di un terremoto che è molto più distruttivo di quello del 2017, un sisma che parte da lontano dalla nostra mancata programmazione e collaborazione e che prosegue a far danni tutt’oggi, impoverendoci non soltanto economicamente, ma anche del bagaglio di idee e buoni propositi».
