L’ultima di don Carlo: «Gli ischitani? Soffrono di dissonanza cognitiva…»

«Noto con una certa preoccupazione che c’è un’accettazione quasi passiva di un mondo che sembra impossibile cambiare. Il Papa oppone la ricetta di uno stile comunicativo propositivo e creativo che non sia mai in grado di concedere al male un ruolo da protagonista». Quando ieri mattina nella Curia di Ischia, in occasione della 51esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali e dunque in concomitanza dell’annuale incontro con i giornalisti isolani voluto dal vescovo Pietro Lagnese, don Carlo Candido ha pronunciato queste parole, nulla avrebbe lasciato presagire che subito dopo sarebbe arrivata l’inevitabile stoccata di un sacerdote davvero mai banale. Perché, partendo dai massimi sistemi, il buon Carlo ha subito ricondotto nell’alveo locale il suo concetto, e lo ha fatto mettendo decisamente al bando la diplomazia: «Il male sembra davvero protagonista dappertutto – ha spiegato – anche nelle nostre piccole realtà. Spesso è proprio l’occhio cattivo di noi ischitani che ci fa soffrire di quella malattia che si chiama dissonanza cognitiva. Qui tanta gente ne è affetta perché è incapace, a causa di quell’occhio sporco, di vedere il bene. A volte anche nella Chiesa c’è questa tentazione, è un fenomeno diffuso dappertutto, oserei dire che siamo davanti ad un virus tipicamente ischitano». Il parroco della Chiesa di Ischia Ponte è davvero un fiume in piena, non corregge il tiro ne tantomeno mette il freno a mano, anzi se possibile rincara ancor più la dose aggiungendo: «Ora capisco perché è davvero un problema serio l’aver chiuso il Centro di Salute Mentale, questa malattia colpisce tutti e non salva nessuno, ovviamente nemmeno i mezzi di comunicazione. Qui succede anche nella politica, mi pare davanti agli occhi di tutti. Il Papa ci invita ad avere occhiali nuovi con i quali osservare in maniera diversa la realtà, magari con gli occhi del cuore».