LE OPINIONI

L’ultimo dei Moikani

Casamicciola “antica” che se ne va. Ricordo di Enzo Monti, un favoloso calciatore degli anni Quaranta. Il “Direttore di macchina” della navigazione a carbone della Span. La sua distilleria di liquori

Era sparito dalla circolazione da molti anni, ritiratosi a vita privata, dopo essersi “congedato” dalla marineria isolana. Direttore di macchine per un’intera vita nella gloriosa flotta della Span, la Compagnia di Navigazione Partenopea che ha assicurato i collegamenti fra le isole del Golfo e Napoli per circa un secolo, prima con la propulsione a carbone e poi con i potenti motori a turbina delle moderne motonavi impostate nei cantieri navali di Castellammare di Stabia. Gli anni Quaranta, con le ultime propaggini di una guerra disastrosa, segnarono dolorosamente le nostre contrade marittime, dove avveniva di tutto: traffici illeciti, affondamenti, pesca di frodo e infine gli “eroici” collegamenti con il continente con le motonavi Santa Lucia, Principessa di Piemonte, Regina Elena: le pesanti imbarcazioni di ferro con i lunghi fumaioli bianchi e la “passeggiata” gremita di isolani che si deliziavano in quella scia nerastra e puzzolente che avvolgeva come un sudario i poveri argonauti per l’intero percorso che poteva durare anche due ore filate.

Moikani

Se lo portavano appiccicato addosso per l’intera esistenza quell’odore caratteristico di fumo, olio combustibile e nafta i marinai della Span. Avevi voglia di lavarti energicamente anche con il “sapone di piazza”; il profumo del macchinista navale diventava una seconda pelle, olivastra, untuosa, lucida come la cromatina delle scarpe. Le ragazze ci aveva fatto l’abitudine; soltanto un po’ di “Pino silvestre” attenuava la…traspirazione dei nostri marittimi e li rendeva meno repulsivi all’olfatto! Enzo Monti non faceva eccezione; alto, slanciato, con i capelli neri lucidati con la brillantina Linetti, profumava un miglio di sala macchine, ma era un piacere vederlo con la divisa estiva marroncina e gli alamari dorati sulle spalle da atleta , formatosi alla scuola di Scipione, prima nella pineta del Pio Monte della Misericordia e poi sul campo sportivo dell’Arso di Ischia intitolato a Vincenzo Rispoli.

Mi raccontò gli anni della prima formazione sportiva di Casamicciola in una intervista che gli feci alcuni anni fa a casa sua, fra i ricordi di un’epoca ormai sepolta dal decadentismo del terzo millennio e le sue bottiglie di liquore, distillate con le “essenze” casarecce e l’alambicco artigianale che fece la fortuna di molti nostri emigranti in Australia, Nuova Zelanda e le Americhe. Il classico Strega, il Doppio Kummel, il Maraschino, profumavano di rosolio della nonna, ma con la nota distintiva di un buon “corpo alcolico”, niente male, e il sapore deciso dei liquori di marca distillati da Martini, Cinzano, Molinari. Che squadra, amici miei in quel 1947; un dopoguerra poverissimo, ancora con i centesimi della monarchia dura a morire e il primo forno di pane profumatissimo (altro che la schifezza immangiabile di oggi) aperto da Carmelina Picarelli alla Marina; la “porticese” per il popolino che sapeva affibbiarti il soprannome adatto, non ho mai saputo per quale recondita necessità se non quella di un “riconoscimento” anagrafico spesso irriverente, offensivo e fuori luogo.

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Ma questi erano i tempi. Enzo Monti –come tutte le famiglie di Casamicciola- era indicato con il patronimico “U cravunaro”, guadagnato sul campo dal suo avo che commerciava il carbone, unico combustibile, insieme al petrolio, utilizzato dagli isolani per mandare avanti il focolare e, nei mesi invernali il braciere per riscaldarsi. Enzo Monti era diventato l’idolo di noialtri ragazzi, insieme a Giovanni De Siano, meglio conosciuto come ‘U Cacciatore, Lucio Scherillo, Ciro Mennella (Chille ‘e Liopoldo), Cesare Mattera,… Quando mi accordò l’intervista, sembrava rinato a nuova vita, perché aveva tenuto per tanti anni, custoditi nel proprio cuore i momenti più belli e spensierati della gioventù e desiderava inconsciamente riviverli con la narrazione, con la rievocazione che sono tutto ciò che resta della nostra esistenza, del nostro passato, della nostra attività spesso celate per pudore, per modestia, per un senso di eccessiva riservatezza. La squadra della Juve Casamicciola fece i primi tornei sulla spiaggia di Suorangela dove era prevista la costruzione del campo sportivo “caldeggiata” dal Fascismo, ma completamente disattesa dal podestà Antonio Vittorio Conte, che si scusò con i papaveri del regime dichiarando chiaro e tondo che il Comune non aveva denari nemmeno per stampare la carta intestata degli uffici municipali. I Tornei regolari interisolani si disputarono in seguito a Ischia, sul campo dell’Arso, unico rettangolo di gioco regolamentare, intestato al grande calciatore Vincenzo Rispoli.

Enzo Monti giocava in coppia con Lucio Scherillo sulla linea difensiva: due terzini come la diga di Assuan; per poterli superare dovevi prendere un …drone e se te lo consentivano, atterrare dalla parte di Etterino, un portiere che agguantava il palone con una mano sola, grande come il badile di un operaio! E quando lasciò il calcio, Enzo abbracciò l’altra grande passione: il mare con le sue asprezze, ma anche con le sue lusinghe e le promesse di una vita migliore. Passarono così gli anni difficili del dopoguerra e quelli “gloriosi” di un Turismo in espansione grazie anche ai collegamenti marittimi assicurati da navi ed equipaggi che sono entrati nella leggenda della nostra Isola Marinara. Una foto ingiallita è ciò che resta di Enzo Monti e la sua squadra di novant’anni fa. Ha restituito alla memoria di noialtri contemporanei e a quella dei posteri i nomi dei nostri eroi, senza macchia e senza paura, appartenuti ad un’epoca favolosa che non tornerà più!

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