«L’unico grande problema dell’isola di Ischia è il traffico», l’allarme di Giacomo Pascale

«Il fenomeno è scoppiato e sta facendo annegare il turismo», l’ira del sindaco di Lacco Ameno

«Il traffico veicolare rappresenta il primo, grande, grosso, esclusivo e unico problema dell’isola di Ischia». Queste le parole del sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale che da tempo ha sollevato questo problema. “Ormai mi chiamano ‘il fissato», ammette. «Qualunque sia la tematica per la quale sono chiamato a parlare, che sia ambiente, depurazione, mare o turismo, io finisco a parlare di traffico: è il male della nostra isola». Tra Barano, Casamicciola, Forio, Ischia, Lacco Ameno e Serrara Fontana sono immatricolati poco più di 64mila veicoli. Il dato, fornito dall’Aci – Automobile Club d’Italia – è fotografato al 31 dicembre 2018. Meno di sei mesi fa.  La popolazione ischitana, sempre alla stessa data, è di 64mila abitanti. In pratica ogni abitante dell’isola ha un veicolo. Il rapporto tra i 64.377 veicoli presenti nei 46,55 chilometri quadrati dell’isola ed i 64.031 abitanti è di 0.99. in pratica ogni residente sull’isola di Ischia possiede un veicolo. Nel numero degli abitanti sono inclusi coloro che non possono guidare alcun tipo di veicolo, perché minorenni, gli anziani, i disabili non guidatori e coloro che non hanno la patente. Dati allarmanti se pensiamo che in Europa la media è 49,8 auto per ogni 100 abitanti. C’è un progetto, che risale al 2002, sulla mobilità isolana. Poi il nulla. Come se nessuno avesse contezza del problema traffico e mobilità. L’ultima occasione persa è stata quella offerta dai fondi messi a disposizione dalla Città metropolitana di Napoli come avanzo di bilancio. Pascale aveva proposto di “fare un passo indietro come Comuni per redigere un progetto come isola”. Ma poi non se n’è fatto più nulla. I fondi che arriveranno da Napoli saranno impiegati dai sei Comuni per piccoli progetti. Intanto il traffico e le macchine aumentano. Inesorabilmente.  

Alla luce di questi dati che cosa pensa? 

«In un’isola che vive di turismo non siamo capaci di ascoltare le esigenze dei turisti. Un sondaggio ci dice che l’80% dei turisti stranieri non ci sceglie perché ritiene la nostra isola caotica. Ed il 50% degli stranieri che sono venuti in vacanza ad Ischia non tornano perché l’isola è caotica. Ed allora credo che siamo miopi perché l’unica misura che riusciamo a mettere in campo è quella relativa al divieto di sbarco. Misura che viene reiterata ogni anno per le auto intestate a chi risiede in Campania. Invece dovremmo cercare di far sbarcare tutte le auto dei turisti e bloccare quelle dei nostri concittadini. Basta girare l’isola per capire che ormai questo fenomeno è scoppiato. Ztl e parcheggi sono palliativi che servono a ben poco».  

Che cosa pensa che si possa fare?  

«La mia proposta è sempre la stessa: mobilità sostenibile che coinvolga i sei Comuni dell’isola con l’utilizzo di auto elettriche sul modello del car sharing. Perché bisogna pensare alla riduzione delle auto e non solo al minore uso delle stesse. In alcune città c’è stata una riduzione anche tra il 13 ed il 17% all’anno quando il car sharing funziona bene. Purtroppo siamo incapaci. Questa è la verità. I primi assi di misura della Comunità Europea ha previsto fondi per progetti sulla mobilità sostenibile e beni culturali. E noi come isola, pur avendone tutte le caratteristiche, non siamo capaci di intercettare questi finanziamenti. La verità è che è arrivata un’altra estate e siamo sempre allo stesso punto. Anzi. Le auto sono anche in aumento». 

Prima che il fenomeno scoppiasse, come lei ha detto, che cosa è stato fatto? 

«Nel 2002 come isola, quindi tutti i Comuni insieme, partecipammo ad un bando promosso dal Ministero dell’Ambiente sulla mobilità sostenibile. Con noi c’era l’Università Federico II che diede una mano nella redazione del progetto che si classificò come primo in Italia con un investimento di 3miliardi di lire. I Comuni avrebbero dovuto cofinanziare questo progetto con una quota di 800milioni di lire. Ci siamo trastullati per 11 anni e non abbiamo fatto niente fino a farci revocare il finanziamento. Un’occasione sprecata». 

E più recentemente? 

«Niente»  

Da dove è necessario partire?  

«È necessaria un’inversione culturale. Dobbiamo passare dall’idea del possedere un’auto all’uso della stessa. Ma la cultura si può cambiare solo attraverso dei progetti che coinvolgano tutta l’isola. Non sono animato dalla cultura dei divieti, anche perché se non si creano delle valide alternative, non hanno senso. E solo grazie alle alternative che dobbiamo fornire ai nostri concittadini si può combattere il traffico e creare una mobilità sostenibile».   

Nel pratico, cosa bisogna fare? Da dove è necessario partire?  

«Possiamo partire dal quel progetto del 2002, aggiornarlo ai giorni nostri e candidarlo attraverso la Regione Campania per ottenere i fondi comunitari. A quel punto, creando un’alternativa, si possono anche porre in essere dei divieti che altrimenti sarebbero vissuti come un denegato bisogno di mobilità. La verità è che manca la visione di mobilità sostenibile. Non manca solo un progetto». 

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