Mafiosi e sindaci, è attentato al nome di Ischia
ISCHIA.“Se buttano giù le case a famiglie che portano il nostro nome dovrebbero buttare giù anche tutte quelle costruite a Ischia”. Parola di Nando Casamonica, il più anziano della famiglia tristemente famosa per vicende di cronaca soprattutto da quando le immagini del funerale con i cavalli e la musica del padrino di suo fratello Vittorio nel 2015 fecero il giro del mondo. Pochi giorni prima era stato il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa a tirare in ballo Ischia. “La Procura continua ad ordinare abbattimenti di abitazioni, ma io adesso mi ribello – ha detto De Rosa – voglio buttare giù tutti i palazzi costruiti dai camorristi ma non posso mandare in mezzo alla strada famiglie che hanno sempre lavorato e che hanno sbagliato in passato per quelli che reputo “abusi di necessità”. Il condono deve esserci nei nostri territori dove quelle case abusive sono abitate da famiglie che altrimenti si ritroverebbero senza un tetto, e non a Ischia (voluto dal Governo M5s-Lega) dove la maggior parte vive quelle abitazioni di lusso solamente per le vacanze”. In due episodi, seppur diversi tra loro, in cui si parla di demolizioni di case abusive è stata tirata in ballo Ischia. Il decreto, ormai legge, ha creato una pubblicità negativa per l’intera isola. La parola Ischia è diventata sinonimo di abusivismo.
“Sono un’Istituzione e non commento le parole dei Casamonica. La storia della loro famiglia è nota a tutti e non intendo commentarla. Ma alle dichiarazioni del sindaco di Casapesenna, Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno, dice “No.non ci sto”. La sua “non è una difesa d’ufficio”, il sindaco di Casapesenna – incalza Pascale – si è lasciato trascinare da questo fango mediatico e politico che ha travolto la nostra isola. Ma lui, un uomo delle Istituzioni come me, dovrebbe avere un approccio più ideologico e meno demagogico alla norma per capire di cosa si sta parlando. Sarei curioso di sapere se il sindaco di Casapesenna ha letto il decreto, ormai legge, relativo ad Ischia o si è lasciato solo trascinare da ciò che ha sentito dire”.
Pascale non ci sta e ribatte punto per punto alle dichiarazioni di Marcello de Rosa, sindaco di Casapesenna. “In realtà – dice – si continua a parlare di condono, ma in questa legge condono non c’è. Tutto ciò è servito solo ad offuscare l’immagine del vicepremier Luigi Di Maio il quale è stato massacrato con questa storia del condono. Nell’articolo 25 del decreto c’è scritto in modo chiaro: ‘Definizione delle pratiche di condono’ e quindi saranno presi in esame gli immobili assoggettati alle leggi dello Stato sul condono di 15, 24 e 32 anni fa. L’immobile abusivo se tale era, tale è e tale resterà, e tutti i provvedimenti sanzionatori restano. Da un uomo delle Istituzioni, quindi, non mi aspetto una caduta di stile simile come quella del collega di Casapesenna”.
“Capisco, da sindaco – sottolinea – le sue difficoltà e gli sono moralmente vicino perché comprendo la sua ansia e quella dei suoi abitanti relativamente agli abbattimenti. In Campania, però, non è solo. Ci sono circa 70mila ordini giudiziari di demolizione e la politica continua a fare solo chiacchiere. C’è stata una proposta di una legge regionale che poi è stata impallinata dalla Corte Costituzionale. Anche il Presidente De Luca si era reso conto che questa è una situazione da affrontare, ma purtroppo non si è fatto nulla. Quello che oggi è diventato legge – continua il primo cittadino di Lacco Ameno-non è un condono, figuriamoci tombale, né una sanatoria perché non riapre i termini, e la disamina delle pratiche di condono lascia in pregiudicato l’esito perché nelle aree sottoposte a vincolo, come da noi, bisogna tener presente che la Soprintendenza deve rilasciare il parere per il titolo abilitativo edilizio in sanatoria”. “In realtà c’è molta confusione”, incalza Pascale “Ma finché viene creata artatamente da una parte politica, posso anche capirlo perché fa parte del ‘gioco delle parti’, ma da un sindaco non me l’aspetto. Ed allora delle due l’una: o il sindaco è in mala fede o non ha letto la norma”.
Pascale non parla solo della Legge Ischia ma anche delle demolizioni giudiziarie “ce ne sono circa 70mila in Campania ed anche ad Ischia. E lentamente anche qui si stanno realizzando. Queste demolizioni non avvengono solo a Casapesenna. Quando c’è una sentenza passata in giudicato, noi sindaci non possiamo fare altro che procedere all’abbattimento. Ma non bisogna fare confusione: come sindaco di Lacco Ameno con i colleghi di Casamicciola e Forio non stiamo difendendo gli abusivi, né il legislatore intende farlo. Noi stiamo parlando di immobili condonati, ovvero assoggettati a tre leggi dello Stato. Per Ischia si è reso necessario l’articolo 25 perché il Governo è entrato nella determinazione di non concedere contributi se l’immobile non è legittimo o legittimato. Altrimenti la ricostruzione sull’isola, dopo il sisma dello scorso anno, non può ripartire”. Giacomo Pascale offre uno spunto di riflessione: “Se il sindaco di Casapesenna vuole fare una discussione degli ordini giudiziari di demolizione che, come diceva il senatore Nitto Palma, equivalgono ai volumi di una città come quella di Padova. Ed allora mi chiedo se si volesse demolire Padova: a spese di chi si farebbe? In quanto tempo? Dove andrebbero a finire le macerie? E soprattutto dove andrebbero a finire gli abitanti? Purtroppo la politica continua a fare le chiacchiere e si confonde la situazione degli ischitani terremotati con gli abbattimenti giudiziari”. Ed in conclusione: “Basta fare chiacchiere quando si parla di Ischia. Non bisogna più associarci a degli abusivi. Non possiamo e non dobbiamo consentirlo più. Deve finire questo gioco al massacro dell’isola di Ischia. Noi, come terremotati, siamo stati dimenticati per 15 mesi e finalmente è arrivato un Governo che è partito con i provvedimenti per dar vita alla ricostruzione prendendo in considerazione le istanze di chi in sei secondi ha perso tutto”
GIovanna Ferrara