Mal di porto a Lacco Ameno

E’ da tempo immemore che vi raccontiamo che quella legata al porto turistico di Lacco Ameno è una sorta di romanzo che ha ancora molti capitoli da scrivere e storie da raccontare. E la musica non cambia nemmeno adesso che l’eterno e complesso contenzioso giudiziario – peraltro sviluppatosi su più fronti – tra il Comune di Lacco Ameno e la Marina di Capitello di Giuseppe Perrella (che fin qui è riuscito in un modo o nell’altro a continuare a mantenere il controllo e dunque la gestione della struttura) sta conoscendo una pausa prima di svelare quelle che si sperano possano essere verità definitive e incontrovertibili. Nel frattempo, all’ombra del Fungo si respira decisamente “mal di porto”: le acque sono agitate e ci perdonerete la metafora che tra l’altro rende in ogni caso perfettamente l’idea di quello che sta succedendo.

Ma andiamo con fatti e circostanze. Nei giorni scorsi si è svolta a Lacco Ameno una riunione, alla presenza del sindaco Giacomo Pascale, voluta da una folta delegazione di commercianti che ha pressato il primo cittadino chiedendo lumi sul futuro dell’approdo turistico in vista della stagione 2023. In particolare, gli operatori del terziario hanno chiesto dritto per dritto al “Barone” se ci sarebbe stato l’auspicato ritorno alla normalità e soprattutto se l’area avrebbe ospitato nuovamente i megayacht, a bordo dei quali evidentemente ci sono sempre soggetti più che facoltosi, con tutto quello che ne consegue. Ebbene, pare che a precisa domanda il sindaco lacchese si sia riservato di dare una risposta, rinviando tutti i convenuti ad una successiva riunione che dovrebbe svolgersi entro e non oltre il termine di dieci giorni. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché da Pascale non è arrivata una risposta chiara e netta all’interrogativo di cui sopra?

Secondo alcune indiscrezioni, pare che all’interno dell’amministrazione comunale non ci sarebbe convergenza di vedute. Esiste infatti una frangia dell’attuale maggioranza che prende in seria considerazione l’ipotesi di continuare il muro contro muro con l’attuale concessionario, che potrebbe portare nuovamente all’ingessamento delle attività nel porto. Dall’altra c’è un’ala decisamente più intransigente e oltranzista (composta in primis da Giovanni De Siano e Dante De Luise ma pare sostenuta anche da Carmela Monti) che vogliono a tutti i costi che Perrella venga “sfrattato” col Comune. Qualcuno maligna che questo atteggiamento sarebbe dettato anche da impegni presi con persone che dovrebbero sostituire chi opera attualmente presso l’approdo, ma facciamo finta che queste siano soltanto chiacchiere di paese e passiamo appresso. Il problema, a questo punto, ce l’ha davvero il sindaco Giacomo Pascale che non può scontentare nessuno e deve fare da equilibrista: senza però dimenticare che in caso di ulteriori successi di Giuseppe Perrella nelle sedi competenti, la mancata consegna delle aree potrebbe anche indurre gli attuali consiglieri di minoranza lacchesi a presentare una dettagliata denuncia alla Corte dei Conti. E allora ecco che a provare a vestire i panni di “negoziatore” tra le due anime della maggioranza lacchese ci sarebbe il neo assessore Ciro Calise: il barbiere starebbe cercando di ammorbidire la posizione dello “sceriffo” Giovanni De Siano, il più intenzionato a proseguire il braccio di ferro. Intendiamoci, il Calise si è assunto quest’onere anche perché ha pendente sul capo la spada di Damocle di Perrella che come è noto ha chiesto la documentazione dell’intera proprietà dei figli (il pub Onda Blu) che ricade su proprietà demaniale. Fidatevi, insomma, ne vedremo ancora delle belle.