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IL MALESSERE DELLA CHIESA ISOLANA

In un articolo del 23 settembre, Gaetano Ferrandino ha sottolineato l’importanza dell’omelia del Vescovo mons. Lagnese, nella Cattedrale di Ischia Ponte, in occasione dell’apertura dell’anno pastorale diocesano. A questo, ha fatto seguito un intervento di Lello Montuori, come al solito approfondito ed acuto. Nell’incipit del suo pezzo, Gaetano Ferrandino ha scritto: “ Sono state parole che avrebbero fatto drizzare le orecchie anche ai non credenti”. E il non credente, quale sono io, le orecchie le ha drizzate e, scrupolosamente, ha voluto rivedere e riascoltare (da Teleischia) il messaggio vescovile. L’interesse suscitato in me da queste parole pareggiano l’interesse contemporaneamente acceso in me dalla lettura del settimanale l’Espresso della scorsa domenica, il cui titolo di copertina era : “Governo crociato”, il sottotitolo “Altro che cambiamento, vogliono tornare ai tempi dell’alleanza trono-altare”. Ma più interessante ancora è il titolo del pezzo di apertura del direttore del settimanale, Marco Damilano: “La carica dei cristiani senza Dio”. Ecco, monsignore, la prima risposta ai suoi legittimi ed allarmati dubbi. Lei si chiede: “ Quali sono le malattie della Comunità parrocchiale di cui faccio parte?” Marco Damilano scrive: ”C’è una faglia che ad Ovest e a Est dell’Europa spacca i popoli che furono la culla della cristianità europea nel Medioevo, nell’età moderna e nei cinquant’anni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale, dopo il 1945… L’Europa e la democrazia erano i due volti di un progetto ambizioso, insieme politico e religioso, perché richiedeva una Chiesa non più arroccata sul fronte della reazione, che anticipava le conclusioni del Concilio Vaticano II…Oggi invece c’è il vuoto, l’asfissia. L’Europa non respira, soffoca, ha le porte e le finestre sbarrate, all’esterno e all’interno”. Monsignore, quanto accade a Ischia è simile a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, in Europa, in Italia. Sui mali del mondo e d’Europa, da Ischia possiamo fare poco, ma per Ischia,monsignore, siamo sicuri che la Chiesa non stia commettendo qualche errore?

La Chiesa si sta accorgendo con ritardo dell’imbarbarimento ( anche nell’isola) di gran parte dei cristiani. L’illegalità diffusa, che Lei giustamente denuncia, non è il frutto di un allentamento dell’ordine pubblico, prova ne sia che, a detta di tutti, le forze dell’ordine stanno operando bene sull’isola; è frutto – piuttosto – di un affievolimento delle coscienze, da cui i cristiani non sembrano per niente esenti. E come si può conciliare il cristianesimo con gli egoismi territoriali, con la mancanza di solidarietà, di compassione? Come si può conciliare il cristianesimo con gli esteriorismi, gli esibizionismi, le ostentazioni di una ricchezza che, in molti casi, come lei dice, non esiste neppure? Non le pare, monsignore, che la Chiesa d’Ischia non sia del tutto esente da un’ipocrita “ chiusura d’occhi”, di fronte a fenomeni che attengono alla sfera esteriore più che a quella interiore della fede? Vengono spesso esaltati i riti, le tradizioni, i paramenti, le luminarie e i botti, ma è sicura la Chiesa che questi rituali abbiano lo stesso spirito religioso che avevano in origine? Quando forma e sostanza erano un tutt’uno, intimamente legate? E’ sicura la Chiesa che non sia intervenuta, nel frattempo, una frattura tra rito e fede, tra anima e corpo, tra esteriorità e interiorità? Sento cristiani, che frequentano la Chiesa, enunciare frasi e giudizi sprezzanti verso la diversità, ogni forma di diversità, non degni della fede a cui fanno riferimento. Siamo sicuri che le Parrocchie non stiano contribuendo, volontariamente o involontariamente, ad alimentare questo “ sdoppiamento dell’anima”? Puliti dentro casa ( in Chiesa) e sporchi fuori casa? Sicuri che le parrocchie guardino entrambe le facce della moneta, che oltre alla “ testa” guardino anche alla “croce”, alla croce di Cristo?

Monsignore, non so se Lei riesce ad immaginare quanto rispetto il non credente ha nei riguardi del credente coerente. Per me il cristiano autentico è un fratello, mentre provo disprezzo per i falsi cristiani che intendono la fede come un abito da indossare solo la domenica, con disinvoltura: il pret a porter del cattolicesimo. Monsignore, Lei ha parlato di indifferenza e disaffezione ai valori del bene comune e del territorio. Giusto, ma Le risulta che, all’atto della confessione, siano in molti ad autodenunciare questa grave forma di peccato? Ovviamente non stiamo affatto sostenendo che i cristiani siano peggiori degli altri, ma solo che non riescono a fare eccezione. Lei invita la sua Chiesa ad essere Libera: “non attaccata alle cose e non desiderosa che le persone si attacchino a noi”. Sottolineo l’importanza di questo passaggio: la Chiesa non desidera che le persone si attacchino ad essa, ovvero non è necessario affatto, alla diffusione della fede, che si faccia “proselitismo”. L’acquisizione, la campagna acquisti di nuovi supporter va lasciata al mercato del calcio. Dunque Chiesa Libera, come Maria in piedi sotto la croce, Libera anche dal Potere.

Lei ha ragione, ma è sempre così nella Chiesa da Lei saggiamente retta? Ed è certo che la sua Chiesa è sempre sorda al richiamo del Potere, in ogni circostanza? Nessuno scagli la prima pietra e non sarò certo io a farlo. Però è necessario svegliarsi dal torpore e dalla miopia in cui troppi si crogiolano. Va compreso che c’è in atto un processo di “materializzazione” della fede, di “canone inverso” della secolarizzazione. Il termine “secolarizzazione” (dal latino Saeculum, mondo) da un originario diverso significato, è passato poi, nel XIX secolo, a indicare il processo di progressiva autonomia delle istituzioni politico-sociali dal controllo della religione e della Chiesa. Si tratterebbe, insomma, di un positivo processo di emancipazione. E se, invece, si trattasse al contrario di un processo degenerativo, di desacralizzazione, che apre la strada al nichilismo? Se i cristiani e l’intera ecclesia stessero battendo il terreno del “ qui e subito” ovvero dell’affermarsi nel presente di valori della conservazione e della tradizione senza più la tensione verso il futuro e verso l’al di là della redenzione? Senza più la trascendenza? E’ proprio questo che sta verificandosi.

La secolarizzazione che si rovescia in estremismo religioso. Sentimento largamente diffuso nell’attuale società, fondata sulla paura ( dell’altro, del futuro, del nuovo) e fatto proprio dall’attuale classe politica governante. A dimostrazione dell’uso distorto e propagandistico della religione cattolica da parte di alcuni attuali governanti, cito Matteo Salvini che, a supporto della “ legittima difesa” ne fa discendere i presupposti ideologici nientemeno che ai Santi Agostino e Tommaso, che c’entrano come i cavoli a merenda  e il ministro Centinaio che si richiama a S. Martino di Tours, per dimostrare che non si possono salvare contemporaneamente italiani ed immigrati, perché – come per S.Martino – possiamo permetterci solo “mezzo mantello” da offrire “prima agli italiani”. Ma che religione è questa? E Ischia non fa eccezione a questa deriva, anzi la condizione di isola ne accentua i tratti. Monsignore Lei avrà sicuramente contezza degli ostacoli e delle avversità che il Papa sta trovando sul suo cammino. Perché i valori da lui invocati trovano, purtroppo, scarso ascolto. Sfonda, nell’humus cattolico, molto di più la difesa e l’arroccamento nella propria casa, nel proprio borgo, nella propria Regione. Sfonda il risentimento, il rancore verso ogni forma di élite e ogni forma di intermediazione che faccia da filtro al “banale quotidiano”, alle baggianate contro la modernità, allo sciocchezzaio sul complottismo che condizionerebbe il mondo. Monsignore, nel momento attuale, in Italia è molto ascoltato un giovane filosofo, il prof. Diego Fusaro, ospite di decine di trasmissioni televisive. Il filosofo si proclama allievo indipendente di Marx e Gramsci, ma – contemporaneamente – auspica un ritorno alla logica nazionalista, contro la globalizzazione e contro quello che lui definisce il “tecnocapitalismo globale”. Secondo la sua visione, l’attuale “sdivinizzazione”, secondo un termine di Heidegger o la” morte di Dio”, secondo una locuzione di Nietzsche, è colpa esclusiva del “ mercato”, del capitale finanziario mondiale.

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“Il capitale è ateo e materialistico, dissolve ogni valore e ogni patrimonio simbolico. Per questo si tenta oggi di svilire la religione riducendo il cristianesimo a superstizione e l’islamismo a terrorismo” sostiene il filosofo. Fusaro è “allievo indipendente di Marx”, io che- molto modestamente – sono “indipendente da Marx”, penso che le cose stiano in maniera abbastanza diverse. La nostra malattia dell’anima non è stata scatenata solo dal virus economico, ma anche da esso. Questa nuova forma di nichilismo è qualcosa di più profondo, che ha a che fare con la banalizzazione del vivere quotidiano, favorita da una comunicazione che non comunica, incapace cioè di mettere veramente in “relazione” gli esseri umani e con una caduta verticale dell’educazione sentimentale, intellettuale e civile. Questo è quello che penso e mi piacerebbe sapere che cosa ne pensa la Chiesa isolana. Le domande del Vescovo nell’omelia sono legittime e pertinenti. E’ il momento che ognuno, nell’ambito delle proprie facoltà e del proprio ruolo, inizi a dare delle risposte.

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FRANCO BORGOGNA

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