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Mari di Guai, “vi racconto la mia musica”

di Isabella Puca

Ischia – Tutta l’isola era incollata dinanzi alla televisione venerdì sera scorso per sapere  se Marilisa Ungaro in arte “Mari Di Guai” sarebbe stata la prima ischitana ad approdare al palco dell’Ariston in quel di Sanremo. Alla fine della trasmissione avremmo voluto sentirla cantare dal vivo la sua “Tra l’orizzonte e lo sguardo” e invece, ci siamo dovuti accontentare di vederla in trepidante attesa insieme agli altri 7 vincitori di Area Sanremo per  il verdetto. Purtroppo, la nostra Mari Di Guai non salirà sul palco dell’Ariston e ad annunciarlo è stato Carlo Conti ma è la sua canzone ad insegnarci, tra le note, che questo è solo il primo passo che farà entrare Mari Di Guai nel panorama musicale italiano. «É la terza volta che partecipo ad Area Sanremo, – ci racconta Marilisa prima di dare una lezione di canto in quel di Roma –  due anni fa mi tagliarono subito quest’anno, invece,  è andata bene. Il brano è piaciuto subito, al primo ascolto, ed è stato fondamentale. L’unico  rammarico è che non c’è stato il passaggio televisivo nonostante i sacrifici, i 5 giorni di prove. A noi di Area Sanremo ci hanno un po’ bistratto rispetto a quelli che erano lì con la casa discografica però, va bene cosi». Marilisa era, infatti, tra gli 8 che avendo vinto Area Sanremo, concorso indetto dal comune della città del festival,  si giocava la partecipazione alla prossima edizione. «Credo che non mi abbiano presa per una questione di esigenze televisive,  ha scelto Carlo Conti direttore artistico del festival e probabilmente voleva quello che ha trovato nei ragazzi che hanno vinto e  non ciò che potevo offrirgli io. Mi hanno poi detto che la  giuria era dalla mia parte, ci sono stati bei commenti e i vincitori sono venuti da me a dirmi “Mari, cavolo, dovevi vincere tu” ed è stata una bella  soddisfazione. Quando  sono stati annunciati i nomi io e la vincitrice ci siamo guardate, lei si è sentita come se mi avesse tolto qualcosa. Alla fine avevamo stretto amicizia, loro con me sono stati molto carini, piaceva molto il mio brano e a fine serata mi hanno detto “Mari vorrei sapere scrivere io un brano come il tuo”». Orecchiabile, armonioso, di quelli destinati a diventare dei veri tormentoni, il brano “Tra l’orizzonte e lo sguardo” ha i suoi natali proprio qui a Ischia, «potrei dire di averlo scritto apposta per il concorso di quest’anno.  Avevo il desiderio di partecipare ma il mio produttore  era restio,  i  brani che avevo erano poco radiofonici o non adatti al palco dell’Ariston. Io però avevo già buttato giù qualcosa a metà settembre e in pochi giorni l’ho chiuso e mi sono convinta a portarlo e così, con Maurizio Finardo, il mio produttore, abbiamo deciso di provarci». Qualcosa di Ischia resta anche nel nome di Marilisa che ormai vive e lavora in pianta stabile a Roma da 6 anni, «ero una ragazzina, – dice spiegando il suo nome d’arte – molto vivace, anche troppo.  E combinavo una mare di guai… E poi io sono nata e cresciuta in una Isola e Mari, ricorda anche il mare che è parte essenziale della nostra vita». Del suo brano dice che è un inno alla vita dopo l’amore, un invito a cercare ciò che c’è oltre lo sguardo, appunto, «ho scritto un post Facebook, durante il mio ritorno a Roma da Sanremo, dove ho detto che se devo cercare la mia vittoria, la trovo nel mio brano, nelle mie parole. Il messaggio della canzone è proprio questo, cercare il positivo tra l’orizzonte e lo sguardo». La musica ha sempre fatto parte della vita di Marilisa che, a 8 anni, già suonava il sassofono, «lasciai la musica per lo sport, – ci racconta – giocavo a calcetto a livelli professionali ma poi mi sono resa  conto che la musica faceva parte di me e che dovevo coltivarla.  Da piccola ero un maschiaccio andavo con mio padre sul campo perché volevo fare la calciatrice e anche la musica è partita per mio padre. L’ho sempre visto come il primo idolo e per farlo contento ho iniziato a coltivare quella che era una sua passione per poi accorgermi  che era anche la mia». Durante l’adolescenza Marilisa si divertiva a cantare nei locali dell’isola, all’Anema ‘e core di Forio o all’Ecstasy dei fratelli Bondavalle. Dopo una breve parentesi universitaria, si era iscritta alla facoltà di lingue all’Orientale di Napoli, si è poi resa conto che quella non era la sua strada, «mi sono trasferita a Roma e mi sono diplomata in canto alla “Saint Louis Accademy of Music di Roma. Ho sempre scritto ma me ne vergognavo. In Accademia eseguivo brani non miei e la prima volta che ho cantato davanti a un pubblico un pezzo mio è stato appena due anni fa». Oggi Mari Di Guai si esibisce regolarmente in un locale romano “L’asino che vola” dove tutt’ora lavora al bar, «è un ritrovo di cantautori, mi sono fatta coraggio a salire sul palco per far sentire le mie cose. Quando vedi che piacciono ti fai prendere sempre più dall’entusiasmo e dalla voglia di farcela. I proprietari del locale sono diventati i miei produttori». L’Asino che vola è l’unica realtà  che dà la precedenza a progetti originali piuttosto che a cover band una rarità nel panorama romano. «Tutti i brani che ho scritto in qualche modo mi rappresentano. Scrivo di notte, sono nottambula e scrivo di cose che mi colpiscono. Forse, quest’ultimo brano segna la direzione in cui ho deciso di andare, quella del cantautorato. Una scelta che forse arriva anche dal fatto che ultimamente ho cambiato gusti musicali; prima ascoltavo di più musica straniera, da un paio d’anni sono passata al cantautorato tra canzoni vecchie e altre realtà nuove, meno conosciute. Se penso a scrivere canzoni per qualcuno? No, lo faccio per me ma mi piacerebbe molto collaborare con  Brunori  Sas tra i cantautori usciti da poco è uno dei miei preferiti». La sua ispirazione arriva dalle musiche di Dalla, De Gregori, Rino Getano tutti cantautori soprattutto maschi senza tralasciare però il cantautorato femminile; «detesto le gare, mi faccio prendere dall’emotività, dalla tensione. Sono molto emotiva. Anche lì, quando hanno detto i nomi dei vincitori, si vedeva che stavo male. Non ho ascoltato le canzoni degli altri per non sentire troppo il peso della gara. Per questo non parteciperei a un talent e poi credo che i talent siano la morte della discografia e della musica in generale.  Anche se danno la possibilità a tutti di inseguire un sogno tolgono a chi ha faticato una vita e così, il merito e la gavetta non esistono più. Parteciperei solo se facessero un talent di cantautori». Dopo l’ultimo, che è comunque un bel traguardo, Mari Di Guai sta lavorando al suo primo disco, «abbiamo iniziato già prima di quest’avventura. A breve cominceremo  a cercare situazioni che mi diano visibilità come l’ apertura di concerti o  dei live in giro per l’Italia. Insomma vorrei approfittare di questa scia di Area Sanremo per cercare serate». Il disco uscirà probabilmente già a marzo in concomitanza con la nuova edizione del Festival di Sanremo e chissà se non passeremo la primavera a canticchiare qualche sua hits!

 

 

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