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Il commento – Indifferenza e violenza si combattono con la cultura

PROCIDA – L’agire devastante, terrificante e di violenza estrema dell’Isis che sta provocando lutti, dolori, disperazione e paure, oltre alle necessarie ed urgenti iniziative da intraprendere per arginare e scalfire tali atroci e sanguinari aguzzini del vivere libero e civile, fa emergere una esigenza impellente per le piccole e grandi comunità davanti all’invasivo pericolo della intolleranza e dell’oscurantismo: rafforzare o costruire luoghi dove la cultura possa lievitare, principalmente per i giovani, il pane della formazione alla coscienza critica e senza pregiudizi. Ma quali possono essere queste “domus” dove si creano i presupposti per esercitarsi alla condivisione, alla solidarietà, al confronto conviviale, allo spezzare le catene dell’isolamento, all’espansione della propria curiosità, valori tanto da incamminarsi al di là dell’orizzonte individuale ed acquisire la straordinaria sensibilità che consente di provare stupore e meraviglia al sorgere del sole quotidiano?

La risposta l’ho trovata nel dialogo giornaliero con il giovane errante Marco che da un po’ di tempo ha deciso di trascorrere la sua esistenza a Procida e, in particolare, alla Chiaiolella dove uno dei suoi punti di ristoro è rappresentato dalla struttura del Santuario di San Giuseppe. E qui nell’imbattersi nella piccola biblioteca parrocchiale, allestita dalla perspicacia e laboriosità delle generose donne del Borgo Marinaro, ne è diventato il più fervido lettore. Ebbene, ecco quali pensieri, quali sentimenti ha espresso: “sarebbe un’isola ancora più bella, meravigliosa e salubre se, per giovani, per anziani, bambini, migranti, nuclei familiari in difficoltà, diversità etniche, etc, si attrezzasse qualche palazzo storico, qualche monumento ecclesiale, tale da diventare stella polare di iniziative e attività dove si parla e si impara riguardo ad ogni livello di questioni, per esempio come approcciare con la realtà violenta che ci circonda”. In tal senso l’idea di Marco sento di sposarla appieno in quanto, da sempre, ritengo che la Biblioteca deve essere un luogo presente ed indispensabile per ogni comunità. La primavera elettorale dello scorso maggio offriva il delizioso profumo che finalmente la “Polis Micaelica” sarebbe diventato luogo radioso di cultura con uno splendido sito bibliotecario (per altro già identificato sulla carta). Ma è arrivato l’autunno, le foglie sono cadute e tutto ciò è diventato qualcosa di lontano nel tempo.

Comunque non oscuriamo la fiaccola della speranza che nei governanti cresca la solida consapevolezza di coniugare la gestione del potere ad un alto e significativo profilo culturale e progettuale altrimenti la via d’uscita dalla “selva oscura” del decadimento ambientale, sociale, relazionale, etico, economico verso una dimensione belluina resta chiusa come sta lì a dimostrare il recente passato, tuttora, intensamente influente.

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