ARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Spaccio di droga, revocato l’obbligo di dimora ad Adrian Nadja

È stata revocata la misura cautelare dell’obbligo di dimora sull’isola d’Ischia per Adrian Robert Nadja. Difeso dall’avvocato Michelangelo Morgera, l’uomo accusato di spaccio di stupefacenti si è visto così liberato della residua misura restrittiva grazie alla decisione del Tribunale del Riesame, e potrà affrontare da libero il processo ormai prossimo. Nadja, di origine polacca ma di fatto residente e domiciliato a Ischia, era stato fermato dai Carabinieri di Ischia agli ordini del capitano Andrea Centrella e del luogotenente Michele Cimmino, che lo avevano sorpreso nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorso mentre si aggirava tra i Comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno. In quel momento l’uomo era latitante da oltre sei mesi, cioè sin dalla fine del febbraio 2016, quando la Procura della Repubblica di Napoli emise ben diciassette ordinanze di custodia cautelare – tra cui quella a carico di Nadja – nei confronti dei componenti di un’associazione criminale vicina al noto clan camorristico Vanella-Grassi, dedita al traffico illecito di droga. Un’indagine ad ampio raggio che coinvolge anche cinque isolani.

Nel maggio scorso  la Direzione Distrettuale Antimafia notificò l’avviso di conclusione delle indagini a carico di un “esercito” di persone che risultano coinvolte in una vasta attività investigativa che riguarda il traffico di sostanze stupefacenti. Nei panni di indagati ci sono anche cinque isolani. Oltre ad Adrian Nadja, risultano infatti coinvolti anche Ruben Barbato, Carmelo Patrizio Maurizio Palumbo, Simone Di Meglio e Gaetano Boccanfuso. Gli altri soggetti finiti nel mirino dell’autorità giudiziaria sono: Antonio Ferrante, Teresa Auletta, Domenico Balzano, Gelsomina Chianese, Luca Coppola, Elisa Crispo, Andrea De Crescenzo, Nadi Francesco De Fortis, Francesca De Rosa, Giuseppe Di Martino, Alfredo Fazio, Mariarca Ferrante, Salvatore Ferriol, Pasquale Giuliano, Antonio Iarnelli, Ciro Improta, Gennaro Lingo, Annunziata Marchese, Giustina Marchese, Antonio Montemurro, Francesco Radice, Luigi Rande, Antonio Russo, Salvatore Verdile e Vitucci Ciro.

Di svariata natura le accuse che riguardano i nostri concittadini. Barbato, Nadja e Palumbo, ad esempio, secondo l’accusa “si associavano stabilmente tra loro con suddivisione dei ruoli (Barbato quale capo e comunque organizzatore e quali partecipi gli altri) allo scopo di commettere più delitti tra quelli previsti dall’articolo 73 e segnatamente di acquisto, detenzione, vendita, offerta in vendita, cessione e consegna di sostanze stupefacenti”, fatti e reati consumati in un periodo che ha avuto inizio nel maggio 2012. Il terzetto, inoltre, si sarebbe reso protagonista del reiterato ed illecito acquisto – anche più volte nel corso di una settimana – dall’organizzazione facente capo ad Antonio Ferrante, di sostanze stupefacenti di diverse qualità e, si legge nell’atto, “in quantità indeterminate che detenevano al fine evidente di cederle a terzi ed effettivamente le cedevano e comunque le offrivano in vendita a più acquirenti”. Per quanto riguarda invece Gaetano Boccanfuso, l’attività investigativa della Procura della Repubblica di Napoli avrebbe evidenziato che lo stesso illecitamente deteneva e cedeva a Adrian Nadja sostanza stupefacente del tipo marijuana in quantità indeterminata.

Quello che secondo gli inquirenti emerse dalle indagini era un vero e proprio “impero della droga”, che veniva dunque smaltita anche sulla nostra isola, con a capo proprio il Barbato. Dalle intercettazioni emergerebbe chiaramente che quest’ultimo acquistava le sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) a Napoli attraverso esponenti del sodalizio malavitosi facente capo a Ferrante tramite i suoi complici Rande, Longo e Palumbo, sostanze che successivamente provvedeva a vendere e comunque ad offrire in vendita, specie per il tramite di Adrian Nadja, a terzi acquirenti. Nell’ordinanza venivano infatti indicati in maniera analitica tutti i numerosi viaggi che gli indagati hanno effettuato, specie di notte, nel solo periodo in cui sono state effettuate le intercettazioni, partendo dal porto di Ischia alla volta di Napoli (ma anche Pozzuoli) dove si approvvigionavano di stupefacenti: in pochi casi, si sono registrate consegne di stupefacenti che venivano effettuato da Antonio Russo, partecipe del sodalizio di Antonio Ferrante, direttamente sulla nostra isola. Le intercettazioni, telefoniche e ambientali, in alcuni casi coinvolgono anche Nadja, che in una conversazione con Barbato viene sentito parlare di “panetti” (di hashish), mentre in un’altra i due parlano della consegna di una partita di stupefacenti e del relativo pagamento, anche se non risulta che Adrian Nadja si sia mai recato a Napoli per gli “acquisti”, rimanendo sull’isola per vendere gli stupefacenti o in alcune circostanze a preparare le dosi che avrebbero poi dovuto essere smerciate.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex