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Marrazzo: «Spero nel Comune Unico, anatema sul caularone-bis»

Di Francesco Ferrandino

CASAMICCIOLA TERME. Consigliere regionale, da oltre un anno a capo della Commissione Attività Produttive presso la Regione Campania, Nicola Marrazzo è sicuramente molto “addentro” alla realtà isolana, ma anche in grado di avere una visione più ampia, visti i suoi ruoli istituzionali.

Lei è un profondo conoscitore dell’isola. Partiamo dal tema-turismo, in particolare dal potenziale che Ischia e la Campania potrebbero esprimere e che ancora non esprimono. È una storia che sentiamo da decenni. Qual è il suo pensiero?

«Quest’anno la Campania, e Ischia in particolare, hanno davvero fatto “sold out”, il cosiddetto tutto esaurito. Le note congiunture internazionali, che abbiamo più volte indicato, ci hanno indubbiamente favorito, ma altrettanto certamente noi non abbiamo avuto particolari meriti, perché abbiamo soltanto beneficiato delle circostanze, compresa la bellezza dei luoghi. Credo e spero che questo sia stato l’ultimo anno senza una precisa azione politica da parte del governo regionale, che quanto prima dovrà dare piena attuazione alla legge sul turismo. È una legge che, seppur già approvata, fatica a “partire” perché siamo ancora nella fase dei commissariamenti delle aziende turistiche. Bisogna quindi costruire un nuovo percorso. Credo che l’assessore regionale al turismo Corrado Matera sia già orientato in tal senso, e noi, come Commissione delle Attività Produttive, ci attiveremo per fare in modo che i due rami del turismo, cioè quello vacanziero e quello culturale, comincino a camminare di pari passo. Credo che i tempi siano maturi, l’Agenzia del Turismo deve cominciare a funzionare, creando gli ambiti turistici ottimali e le giuste sinergie tra amministrazioni locali e il settore privato. Quest’ultimo ora va considerato parte attiva e indispensabile nel progetto di un turismo accessibile. La Campania detiene un “unicum” che non ha riscontri in altre località: parliamo dell’insieme tra turismo enogastronomico, quello montano, quello balneare, passando per le grandi ricchezze storico-archeologiche e culturali. C’è tutta una serie di filiere che dobbiamo soltanto incanalare nel modo giusto. Ci ritroviamo, per pura fortuna, tutte queste risorse. A noi tocca aggiungere solo due elementi: accoglienza e professionalità».

A parte i necessari passaggi dal punto di vista tecnico amministrativo, quali sarebbero le mosse che Lei metterebbe in campo per promuovere tali risorse?

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«Credo sia molto apprezzabile l’iniziativa dei sindaci isolani che si sono recati in Russia per promuovere lo sviluppo turistico dell’isola d’Ischia. Certamente è necessario un potenziamento in termini di promozione e comunicazione, soprattutto per quanto riguarda il termalismo. Molto spesso quest’ultima risorsa viene vissuta come qualcosa che può interessare soltanto i tedeschi o gli anziani. Oggi non è più così: il mondo del wellness, del benessere fisico e mentale, è alla portata di tutti. È necessario quindi riportare in alto la promozione del termalismo isolano, e ben vengano quindi le partecipazioni agli eventi di carattere internazionale. Nell’ultimo bando della regione Campania abbiamo diviso le limitate risorse in un bando di carattere nazionale e uno a carattere internazionale. Le sagre locali hanno un senso soprattutto per gli abitanti del luogo, hanno margini di sviluppo molto bassi. Invece un Ischia Film Festival oppure un Ischia Global Fest permettono di comunicare la bellezza di Ischia in tutto il mondo. Se riusciamo a potenziare questo tipo di promozione, allora avremo realizzato un’opera meritoria, che migliorerà anche in termini qualitativi l’accoglienza e la tipologia di visitatori che giunge sull’isola. Diciamo che l’accoglienza a Ischia negli ultimi tempi si è un po’ “assopita”, e la concorrenza internazionale è agguerrita».

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In tale ottica, è finito sul banco degli imputati il cosiddetto “low cost”. È soltanto un alibi su cui scaricare tutte le mancanze, oppure si è davvero scatenata una corsa al ribasso che ha squassato il tessuto dell’industria turistica locale? Magari la verità è nel mezzo..

«Il low cost nasce quando un albergatore si ritrova con diverse camere vuote, e per correggere il low cost bisogna “governare” il mercato. Con un’adeguata promozione che attira moltissimi turisti, nessuno avrebbe mai pensato a stabilire prezzi così bassi, perché così gli albergatori potrebbero persino scegliere quale tipo di clientela accogliere e quale no. Il low cost nasce quindi nel momento in cui la fase di promozione turistica non funziona più».

La Regione non ha responsabilità su questo?

«Si sa, le vittorie hanno molti padri, e le sconfitte sono orfane. Io credo che sia soprattutto mancata la sinergia tra le amministrazioni locali e la Regione stessa. Quindi ciascuno ha la sua buona parte di responsabilità, ma ci auguriamo che la nuova legge sul turismo crei le giuste sinergie non soltanto tra Regione e amministrazioni, ma anche con i privati, che non possono restarne fuori. Sono quelli che ne usufruiranno di più, ma dovranno anche mettere in campo le loro competenze e le loro risorse, ovviamente compresa la giusta promozione. Altrimenti, ripeto, ecco che spunta fuori il low cost, che può funzionare nell’immediato, ma toglie poi ogni margine di sviluppo futuro».

Lei è un autorevole esponente del PD e conosce bene anche fatti e misfatti di casa nostra, quindi non posso non farle questa domanda: in vista delle elezioni amministrative a Ischia del 2017 si parla con insistenza di una nuova edizione dell’asse Ferrandino-De Siano, spesso denominata “caularone”. Lei come vede questo binomio che riunisce due politici che teoricamente dovrebbero essere quasi agli antipodi?

«Innanzitutto credo che ogni popolo abbia l’amministrazione che si merita. E sono convinto che una buona amministrazione meriti e abbia bisogno di una buona opposizione. Mi auguro che non ci sia questa intesa, stento a credere che ci sia nuovamente un accordo di questo tipo. È vero, in passato c’è già stato, ma forse in quel momento storico esistevano determinate condizioni. Dovrebbe essere un episodio, non la regola. I cittadini votano una determinata coalizione: se invece avvertono che si prepara un “inciucio”, perdono buona parte della fiducia nei confronti dell’amministrazione e della politica. Se l’inciucio diventa un sistema, cadono tutte le regole del gioco democratico».

Nel frattempo però il PD potrebbe presentarsi spaccato, come testimoniano gli appelli all’unità di altri autorevoli esponenti a livello regionale, come Lello Topo e Casillo. Potremmo trovarci con il sindaco uscente e il presidente del consiglio, Gianluca Trani, in aperta contrapposizione. Lei e il Suo partito come si porrebbero dinanzi a un simile scenario?

«Credo che il PD in Campania debba fare di necessità virtù, riscoprendo la forza di stare insieme. Siamo un grande partito che dalle sue diverse anime deve trarre forza, e non certo motivi di divisione. C’è necessità di sintesi. La prima cosa da recuperare è rendersi conto di essere nello stesso partito; poi, è naturale e giusto avere punti di vista diversi, che sono una ricchezza. Nella storia dei grandi partiti, come la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista, che hanno preceduto il Partito Democratico, era prevista una libertà di pensiero interna, ma essa non doveva mai sfociare in inutili scissioni. Il PD locale dovrà quindi lavorare per mantenere l’unità nonostante gli attriti caratteriali tra le personalità che lo compongono. Sono legittime le ambizioni personali, ma vanno condivise. Dobbiamo lavorare su ciò che ci unisce».

Sono quasi trent’anni che Lei frequenta l’isola. Quali sono i Suoi ricordi più belli legati a Ischia?

«Ho comprato casa qui quando nacque il mio primo figlio: c’è quindi un  legame  profondo. L’amore nei confronti di quest’isola supera qualunque amarezza. A Ischia ritrovo anche le mie radici: poter spostarsi dal mare alle colline, dalle spiagge alle terre coltivate con amore, mi fa sentire a casa».

E il Comune Unico? Secondo Lei è un’opzione valida?

«Guardi, credo che il Comune Unico sia la soluzione di buona parte dei problemi che affliggono l’isola.  I tempi sono ormai maturi. Tengo a precisare che non avrei mai visto di buon occhio la soluzione del “comunello” (il cd. comune costiero, risultante dall’unione di Ischia, Casamicciola, Lacco e forse Forio, ndr) di cui sono stato un fiero oppositore: non volevo assolutamente una soluzione tipo Haiti e Santo Domingo, cioè con una zona molto ricca dove si concentrano le infrastrutture e l’altra mantenuta nella marginalità».

Maliziosamente, non si potrebbe forse dire che il “comunello” è nato ugualmente, magari non a livello amministrativo, bensì a livello politico?

«La domanda è davvero maliziosa, perché mi porterebbe a dover analizzare cose che preferirei non dover vedere né tantomeno commentare».

L’ultima domanda riguarda un tema di prossima stringente attualità: qual è il Suo pensiero sul referendum per le riforme costituzionali volute dal Governo?

«Credo che il Presidente del Consiglio Renzi abbia commesso un errore nel “personalizzare” il voto sulle riforme, compattando i suoi avversari politici. Riguardo il merito delle riforme, dico che oggi non ci sono più quei pericoli di involuzione antidemocratica che sono temuti dai fautori del “no”. Personalmente io voterò “sì”, perché è ora di costruire un futuro diverso per i nostri figli».

 

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