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Massimina Monti, protagonista della vita di Angelo Rizzoli

di Isabella Puca

Lacco Ameno – É un gran sorriso ad accoglierci in una grigia mattina d’inizio autunno in quel di Villa Arbusto. É lì che lavora, quest’anno da volontaria, Massimina Monti, nata e cresciuta in quel di  Lacco Ameno, che da ben diciassette anni presta servizio nel museo dedicato ad Angelo Rizzoli. Da dietro alla scrivania accoglie turisti provenienti da ogni parte del mondo, spiega loro come muoversi all’interno del museo e racconta con tanta passione la vita di Rizzoli. La storia della sua famiglia, già in passato, si è intrecciata con quella di Rizzoli, «mio padre – ci racconta fiera – era il suo giardiniere! Ha lavorato qui per vent’anni. Quando tornava a casa ci raccontava molte cose su di lui, su quello che ha fatto per Lacco Ameno. Angelo Rizzoli mi ha riempito la vita, mi sento protagonista della vita di Rizzoli, per 17 anni ho fatto parte della sua vita stando qui». Tutt’intorno ritagli di giornale ingialliti dal tempo, volti noti dello spettacolo ritratti in foto in bianco e nero e una storia incredibile che Ischia mai dovrebbe dimenticare. «Qualche giorno fa – ci racconta sorridendo Massimina – ho realizzato un sogno della mia vita. Ho parlato ai ragazzi delle scuole medie di Angelo Rizzoli.  Volevo che  soprattutto i più piccoli sapessero delle origini del luogo in cui vivono prima di studiare la storia, quella che è scritta nei libri. Devono sapere chi è stato il promotore del turismo qui sull’ isola, chi ha fatto conoscere Ischia al mondo». Tra le cose che affascinano Massimina della sua figura è che Rizzoli si è fatto da sé, costruendo a poco a poco un impero, «sono stata sorpresa dai ragazzi. All’inizio – ci spiega –  il mio progetto era di parlare solo alla prima e alla seconda media poi la Preside ha voluto coinvolgere anche le terze. Quando ho iniziato a spiegare chi era  Angelo Rizzoli loro erano muti, in silenzio, e la cosa mi ha  sorpresa, erano molto interessati come pure le professoresse». Il sorriso di Massimina è la prima cosa che incontrano i turisti che approdano a Villa Arbusto, spesso, con la sua sedia a rotelle si sposta nella parte del museo   dedicata ai reperti archeologici per dare una mano quando qualche altro volontario si assenta. «L’aspetto più bello di questo lavoro? É conoscere persone di tutte le culture, lingue, razze. Mi piace stare in mezzo alla gente, parlare con loro e mi piace la cultura. Purtroppo a Ischia, non amiamo la cultura e non la sappiamo tenere. Potremmo vivere solo di cultura e di turismo se sapessimo valorizzare per bene i nostri musei». Insieme discutiamo della possibile chiusura di Villa Arbusto e Massimina ripete più volte che no, sarebbe impossibile assistere a una cosa del genere. Dopo una laurea in economia e commercio internazionale, conseguita con tanto di bacio accademico, Massimina si è iscritta a Giurisprudenza e laureatasi ad ottobre si è iscritta alla scuola di specializzazione legale. Mentre siamo lì arriva il sindaco Pascale che la saluta cordialmente per poi recarsi negli uffici disposti ancora per qualche tempo nella villa che fu di Rizzoli. «Mi piacerebbe  vivere al tempo di Rizzoli. Ha avuto molta fortuna ma anche intuito a scoprire che Lacco Ameno era piena di archeologia e acque termali e quindi iniziò a investire il suo patrimonio in quest’ isola. Questa villa del ‘600 fu la sua dimora estiva, ci veniva a villeggiare con tutta la sua famiglia. Lì dove sta il museo archeologico c’ era la sua casa, la casetta Gingerò era la depandance dei domestici e qui, dove siamo noi, era l’appartamento delle zie zitelle». Quando non è a Villa Arbusto Massimina è a casa, immersa nelle sue letture attinenti alla sua attività e nei suoi studi,  «stando qui, in queste stanze- ci racconta – sento lo spirito di Rizzoli che aleggia.   Era un personaggio molto magnanimo, generoso, ha costruito l’unico ospedale dell’isola e ha messo il nome di sua moglie. Anna Rizzoli era un personaggio schivo, stava dietro le quinte,  non le piaceva apparire era una donna molto intelligente da suggerirgli molte sue idee e Angelo Rizzoli l’ascoltava molto. É un personaggio che mi piace molto». Due turisti tedeschi  in visita interrompono la nostra intervista chiedendo spiegazioni, Massimina gli va incontro e risponde alle loro domande in un inglese davvero ottimo, «con le lingue “speak” un poco – ci dice – , il giusto, per fornire le indicazioni ai tanti turisti stranieri che vengono qui». Quando le chiediamo se i turisti si sorprendono nel vedere una dottoressa così preparata come lei, sulla sedie a rotelle, quasi, bonaria, ci rimprovera, «no, l’aspetta! Qui a Ischia – ci risponde –  c’è una mentalità molto ristretta, gli ischitani pensano che una ragazza come me non possa fare la vita che fanno gli altri e invece, la gente che entra qui dentro non si sorprende. I turisti non si sorprendono che sono sulla sedia a rotelle, magari sono sorpresi  di quanto sia preparata. É questo un altro degli aspetti più belli e gratificanti del mio lavoro». Sui libri delle dediche, disposti nel museo, sono in tanti a lasciare un messaggio per Massimina e, in tutte le lingue, le rivolgono complimenti per la sua attività e per il suo modo di accogliere i turisti. Dalla Toscana, il signor Giorgio le scrive “Quest’isola offre ancora visioni, calore, colori, situazioni degne del “paradiso”, ma incontrandovi un “Angelo” (signora Massimina) siamo sicuri di esserci veramente. La natura ci ha consegnato questo ben di Dio, nostro dovere è mantenerlo”. Il prossimo anno Massimina farà 50 anni, un’età che va senza dubbio festeggiata, «e non me li sento! – aggiunge -Rifarei tutto quello che ho fatto, pure i momenti brutti della mia vita, e sono stati duri davvero,  li ripercorrerei. Mi piace la vita, andare sempre avanti. Sono una persona abbastanza positiva, guardo al presente, al momento in cui sto vivendo. Non lo so perché la gente d’ Ischia pensa che una ragazza su una sedia a rotelle non possa fare una vita normale. Ho viaggiato, viaggio, e non credo di non aver fatto niente rispetto a una persona “normale”. Se resterà aperto Villa Arbusto? Spero davvero di sì, aspetto le scolaresche. Qui dentro, ci ho vissuto».

 

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