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Massimo Ranieri chiude con “Malia” la nona edizione di Piano & Jazz

di Isabella Puca

foto Tommaso Monti

Lacco Ameno – Platea piena per Massimo Ranieri che ha concluso martedì scorso questa nona edizione di Piano e Jazz con il suo spettacolo musicale  “Malia”. È la batteria di Stefano Bagnoli  a dare  inizio al concerto, si aggiunge poi il contrabasso di Riccardo Fioravanti e il pianoforte con Rita Marcotulli, unica donna della band, il sax di Stefano di Battista e  la tromba di Enrico Rava a completare la squadra vincente per accogliere infine lui, Massimo Ranieri. Elegantissimo nella sua giacca bianca, si parte subito con la musica. Mano in tasca, Ranieri canta e passeggia sul palco e già dalle prime note s’ intuisce, per chi non fosse stato attratto dai loro nomi, il talento dei musicisti. «Questa sera ho l’ onore di stare con la nazionale dei musicisti. Devo confessarvi che mai al mondo, a 75 anni, avrei pensato di  salire sul palco insieme alla nazionale del jazz;  se me l’ avessero detto all’ inizio della mia carriera avrei chiamato un dottore per farlo portare via con un’ambulanza. Invece è tutta colpa del mio amico e produttore Mauro Pagani,  mi conosce  bene e sa che non resisto alla tentazione  di scoprire nuovi mondi. Mi sono trovato catapultato in un paese sconosciuto, adoro il jazz come voi, ma mai mi era capitato di cantarlo. È un’ esperienza straordinaria. Mi sento un ragazzino di 13 anni invece che di 65. Grazie a chi ha voluto che portassi avanti questo bellissimo progetto». È così che Ranieri saluta il suo pubblico per poi sedere su di uno sgabello posto al centro del palco e cantare una versione jazz di “Anema e core”.

Via via partono le altre canzoni come “Aro sta zazá” e sul palco é un continuo muoversi; anche se in chiave jazz Ranieri non perde nemmeno un po’ della sua verve. «Questa canzone é stata uno dei tantissimi cavalli di battaglia di uno dei più grandi artisti italiani, Nino Taranto un grande maestro lasciatoci appena 30 anni fa. É stato un protagonista e io continuo a studiare le sue macchiette con lo stesso rispetto con cui si può studiare Shakespeare o Moliere». È così che Ranieri introduce “’Na voce ‘na chitarra e ‘o ppoco ‘e luna»; si toglie la giacca ed esibisce delle bretelle rosse sulla sua camicia bianca.  Un assolo di contrabbasso strappa l’applauso del pubblico, parte cosi una versione davvero inedita di Tammurriata nera seguita da “Accarezzame”. «Prima di continuare questa nostra cavalcata un saluto a uno dei più grandi cantautori e poeti italiani degli ultimi 50 anni», così saluta Gino Paoli  seduto tra il pubblico in platea. «Negli ultimi giorni di prove a Milano mi é tornato in mente quando incontrai nell’ ‘89 a New York Lionel Hampton. Lo avevo visto a un festival di Sanremo e lui ripeteva con il suo vibrafono i brani appena cantati. Lui uscì dopo di me in scena e rimasi incantato; avevo 17 anni. Volevo salutarlo mi bloccarono e m intimidii. Lo rincontrai dopo quasi 20 anni, ero emozionatissimo e lui riuscì a farlo ancora di più dicendomi che si ricordava di me dopo 20 anni e questa è una dimostrazione di come solo i grandissimi sanno essere cosi generosi». Dialogando con il pubblico va avanti con il suo concerto, “Malatia”, “Torero”, interpretati sempre in chiave jazz. «C’è stato un luogo che ha portato il fascino del jazz nella nostra canzone napoletana ed é Capri. Sembra che sia dall’ altra parte del mondo, amata dalle star del cinema, dai poeti, come ha scritto Raffaele La Capria “quell’ isola era la natura abitata dagli dei”». Parte con una citazione “Luca Caprese” seguita da “Tu vuo fa l’americano” e un omaggio a Renato Carosone che scrisse questa canzone dal perfetto animo jazz in un quarto d’ora. “Malafemmena” e ancora un altro omaggio, questa volta a  Pino Daniele con una versione jazz di  “Tutta nata storia” .  Acclamati dal pubblico i musicisti ritornano sul palco per il bis e partono “Nun é peccato”, “Resta cu mme” e infine “O sarracino” con cui saluta, tra gli applausi, il pubblico di Ischia.

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