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Maxi giro di fatture false, arriva la prescrizione

ISCHIA. È arrivato ieri il “colpo di spugna” della prescrizione per i reati contestati agli oltre cinquanta imputati nel maxi processo per un presunto giro di fatture false. Come si ricorderà, il processo  ha coinvolto diversi professionisti e imprenditori dell’isola d’Ischia, ma dopo tanto clamore la vicenda si è conclusa con un nulla di fatto per le accuse mosse dalla Procura, cadute appunto sotto i colpi della prescrizione. Il processo continua soltanto per uno degli imputati, Salvatore Di Meglio, il cui difensore di fiducia, l’avvocato Gennaro Tortora, punta a veder dichiarata l’assoluzione nel merito. Il penalista ieri ha depositato una memoria difensiva e il giudice Capuano ha fissato al 21 marzo la prosecuzione del processo per Di Meglio la cui posizione è stata formalmente stralciata. Con i reati ormai prescritti, le fatture sotto accusa restano peraltro in piedi, cioè da considerare validamente emesse.

Oltre un anno fa, uno degli avvocati difensori, l’avvocato Michelangelo Morgera, legale di fiducia dell’imputato Giovanni Castiglione, aveva chiesto lo stralcio e la definizione della posizione per il proprio assistito, per il quale i reati erano da dichiararsi prescritti. Quasi tutti gli altri difensori seguirono questa strada avanzando analoga richiesta. L’epilogo è arrivato ieri mattina, quando con la dichiarazione di intervenuta prescrizione da parte del giudice tutti gli altri imputati sono definitivamente usciti da questo delicato processo, evitando così guai peggiori che presumibilmente senza questo “salvagente temporale” sarebbero teoricamente potuti arrivare, almeno per qualcuno dei soggetti coinvolti nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli.

Il processo si incardinò sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza su un giro di false fatture emesse e contabilizzate per operazioni inesistenti, al fine di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto.  Secondo l’accusa, diverse società edili documentavano operazioni edilizie, in realtà mai effettuate, allo scopo di favorire alcuni imprenditori del settore turistico e alberghiero, che potevano poi dimostrare una diminuzione degli utili d’impresa, pagando così al fisco molto meno del dovuto, per un totale di diversi milioni di euro, considerando anche il mancato versamento dell’Iva. L’enorme documentazione raccolta dalla Guardia di Finanza, secondo il pubblico ministero, avrebbe dimostrato l’effettiva realizzazione dello scopo. Le difese degli imputati, per quanto riguarda gli imprenditori e i rappresentanti legali d’imprese commerciali e alberghiere, rivendicavano l’effettiva realizzazione degli interventi edilizi rappresentati nei documenti contabili, ribadendo non soltanto l’assoluta liceità degli accordi presi con le società edili coinvolte, ma anche la necessità materiale di tali interventi, praticamente obbligati per garantire la sicurezza e la manutenzione delle strutture. Tali asserzioni venivano corroborate da una corposa mole di documenti che illustravano le varie fasi delle trattative, compresi i vari iter per la richiesta e il conseguimento delle indispensabili autorizzazioni per la redazione dei progetti riguardanti gli interventi necessari, oltre al saldo delle somme dovute, documentate da riferimenti dei conti correnti e copia degli assegni. Dal canto loro, invocando errori interpretativi sorti durante le indagini, i difensori delle imprese edili coinvolte ribadivano l’assoluta liceità di tutte le operazioni. Un processo complicato e ipertrofico che ha coinvolto diverse note personalità isolane nel campo dell’industria alberghiera e del commercio, inizialmente incardinato a Napoli ma che fu poi assegnato alla sezione distaccata di Ischia. La riunione dei procedimenti e la dichiarazione di competenza territoriale a favore del giudice monocratico di Ischia fu disposta nell’autunno del 2015, quando ormai era già chiaro l’approssimarsi della prescrizione, al punto che diversi addetti ai lavori bollarono la vicenda giudiziaria come un “morto che cammina”. Tuttavia, come detto, l’avvocato Gennaro Tortora punta comunque a vedere dichiarata la piena assoluzione del proprio assistito.

Ad essere prima accusati e poi finiti a processo furono: Pasquale Sbrogna, Stefano Capozzi, Luigi Moggio, Giuseppe Iacono, Claudia Iacono, Michelina Costagliola, Gennaro Puglia, Gerardo Capuano, Antonio Patalano, Rosario Galano, Ivano Balestriere, Francesco Patalano, Francesco Miragliuolo, Rosa Pisani, Giovanni Castiglione, Claudia Di Meglio, Giovanni Cozzolino, Pasquale Carandente, Paolo Angelone, Antonio Baiocco, Pasquale Mattera, Giovan Giuseppe Baldino, Serafino Pippo, Michele Di Costanzo, Petra Braun, Giovanni Lombardi, Eugenio Prevenzano, Francesco Impagliazzo, Giovanni Sirabella, Carmine Di Meglio, Saverio Caronte, Amalia Nacca, Pasqualina Sastri,  Sergio Gaudino, Marcello Polverino, Sergio Polverino, Anna Russo, Alberto Bazzoli, Michele Salzano, Mario Di Meglio, Immacolata Cutellese, Vincenzo Romano, Nicola Di Puorto, Francesco Moccia, Antonio Abbondante, Antonio Maglione, Raffaele Bernardo, Alessandro Sbrogna, Luigi Elia, Vittorio Elia, Vincenzo Iacono e Salvatore Di Meglio.

Francesco Ferrandino

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