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L’isola e il gioco, Del Deo: «Lo Stato è connivente». Pascale: «Peggio della droga»

ISCHIA – A Ischia si gioca troppo. Secondo i dati divulgati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ogni foriano spende in media per Superenalotto, Lotto, Scommesse Sportive e soprattutto Slot Machine, 2.100 euro pro capite. A Ischia va un po’ meglio, ma la cifra rimane spaventosamente alta: 1705 sono gli euro che ogni ischitano giocherebbe all’anno. Segue Casamicciola con una media di spesa di 1.280 euro l’anno. A Forio, secondo i dati che hanno delineato inquietanti contorni della geografia del gioco non solo a Ischia ma in tutta Italia, ogni foriano giocherebbe 175 euro al mese nei vari giochi gestiti dallo Stato. Tenendo conto che molti residenti non giocano affatto è facile pensare che le cifre che singole persone perdono nelle Slot Machine sono decisamente più alti. Il dato però non tiene conto, per ovvie ragioni di privacy, del numero di persone che “migrano” dagli altri comuni per giocare con maggiore comodità. Né del numero di turisti che decidono di giocare nei giorni di pernottamento sulla nostra isola. Non dimentichiamoci che in estate l’isola è animata da centinaia di migliaia di persone e una buona percentuale di queste – ne siamo certi – avrà sicuramente il pallino del gioco.

I sindaci che hanno analizzato i dati sono preoccupati e a tratti anche spaventati. Sapere che una mole così consistente di gioco caratterizzi il nostro territorio è allarmante.

 

PASCALE: C’E’ DAVVERO DA ESSERE PREOCCUPATI

 

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«Con tutta questa crisi – dichiara il primo cittadino di Lacco Ameno – non credo che ci sia tutta questa ricchezza disponibile nelle tasche degli isolani da affidare alle scommesse e al gioco in generale. Mi piace pensare, visto che ci troviamo di fronte a un dato statistico, che molti dei soldi investiti nel gioco provengano anche dalle tasche dei turisti che scelgono l’isola per le proprie vacanze. Detto ciò, resta il dato allarmante. Viviamo su un’isola e sappiamo bene quanto la prima preoccupazione che attanaglia i nostri concittadini sia il lavoro. Con una disoccupazione galoppante non credo che le famiglie siano in grado di destinare parte dei propri risparmi al gioco. Il problema però c’è e lo si vede con la diffusione delle macchinette mangiasoldi. Penso che sia il momento di svegliarsi. Noi amministratori locali dobbiamo fare quanto è in nostro potere per fare ciò che è necessario.  Oggi l’unica cosa possibile, visto che parliamo di un fenomeno legalizzato, è di affidarci ai legislatori affinché concedano maggiori poteri ai sindaci per poter intervenire sul territorio. Il fenomeno assume contorni davvero molto preoccupanti. Soprattutto l’aspetto sociale mi preoccupa e il fattore diseducativo per le nuove generazioni. Una cosa erano i tempi in cui anche a Ischia, gli uomini imprenditori si riunivano per mettere a rischio consapevolmente i propri guadagni, un’altra cosa è invece constatare che un ragazzo anche minorenne vada a buttare la paghetta nelle macchinette, con danno non solo economico, ma soprattutto psicologico. E parlo di minorenni perché temo che nonostante le regole ferree non siano pochi gli ischitani al di sotto dei 18 anni che buttano soldi nelle  speranza di facili vincite. Questa situazione – chiarisce il sindaco Pascale – mi preoccupa non meno di quanto mi preoccupi l’uso di sostanze stupefacenti».

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DEL DEO TUONA: ATTIVITA’ CRIMINALE LEGALIZZATA

 

«Sono cifre allarmanti, spaventose. Credo che in periodo di crisi le persone siano disposte ad aggrapparsi a tutto, anche al gioco pur di avere una speranza”.

L’analisi del sindaco Del Deo mette il dito nella piaga nella condizione di crisi che ormai da più di dieci anni accompagna le difficoltà quotidiane delle famiglie ischitane. “ La speranza della vincita allontana, solo per qualche tempo, le pressioni delle difficoltà economica.  Siamo di fronte a una vera e propria attività criminale organizzata dallo Stato. La situazione non è molto dissimile dal paradosso delle sigarette: scriviamo in bella vista che il fumo nuoce gravemente alla salute e poi è lo Stato stesso a vendere i pacchetti.  Con Gaetano Colella ed Enzo Mazzella tanti anni fa pensavamo di realizzare un casinò. Sarebbe stato meglio rispetto a questa situazione allarmante. Avremmo avuto un unico luogo dove concentrare il gioco, non accessibile ai residenti e che avrebbe portato soldi al territorio. Invece, e i dati parlano chiaro, ora ci troviamo in una situazione in cui la gente non sa a cosa aggrapparsi. Questo, a mio parere, è colpa dello Stato. Dal 1994 in poi questi giochi sono esplosi con la complicità dei vari governi che si sono succeduti. Spero che questo Governo voglia mettere mano anche a questo discorso, ma gli interessi sono diventati talmenti colossali che è difficile vedere un netto cambio di tendenza.  Purtroppo come sindaci possiamo fare poco. Possiamo stabilire le distanze minime dalla chiesa o dalla scuola, Ci vorrebbe uno stop che purtroppo non possiamo di certo stabilire noi sindaci, che in questo campo abbiamo poteri limitati».

ANTONELLO DE ROSA

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