CRONACA

Incubo licenziamenti a Villa Mercede, incontro in Regione prima dello sciopero

Ieri il primo colloquio della fase amministrativa del procedimento di licenziamento collettivo che continua a incombere sui lavoratori della residenza sanitaria, mentre ci prepara alla protesta del 29 maggio

Nonostante la grande partecipazione di piazza alla manifestazione di sabato scorso per rivendicare il diritto degli isolani a una sanità adeguata, per i lavoratori di Villa Mercede l’incubo continua. Ieri mattina presso la Regione è iniziata la fase amministrativa della procedura di licenziamento collettivo per undici dei dipendenti che prestano la loro opera presso la struttura residenziale di Serrara Fontana.

Se la procedura di licenziamento per undici lavoratori dovesse arrivare a compimento, la sensazione generale è che la struttura residenziale sarà presto destinata alla chiusura totale

Presenti gli esponenti dei sindacati e della cooperativa Civitas che detiene la gestione del servizio, ma anche stavolta non ci sono stati passi avanti significativi, e le parti si sono aggiornate agli inizi di giugno. In sostanza, è passato un altro mese senza alcun progresso, mentre per i lavoratori diventa sempre più duro continuare a garantire la propria opera senza essere pagati. Mentre la procedura in sede regionale non sembra promettere risultati diversi da quelli sin qui ottenuti, adesso è in preparazione l’annunciato sciopero per il 29 maggio, posticipato a quella data per ottenere  un’adesione più ampia possibile. La Uiltucs-Uil e la Fisascat, le principali sigle sindacali che rappresentano i lavoratori della residenza sanitaria, stanno definendo dettagli e modalità dell’iniziativa di concerto con le associazioni locali per creare una partecipazione larga e indire un’iniziativa massiccia volta a mantenere alta l’attenzione sulla vicenda: tra poco saranno ben cinque le mensilità di stipendio arretrato non percepito dai lavoratori, che restano sotto la spada di Damocle del licenziamento, dopo l’annunciata chiusura del Centro diurno presso Villa Mercede.

La scorsa settimana le citate organizzazioni sindacali avevano diramato una nota ufficiale: «In riferimento alla ormai nota e complessa vertenza che vede coinvolti i lavoratori dipendenti della Civitas Soc. Coop. Sociale Onlus, impegnati nelle diverse attività presso la Residenza Sanitaira Assistenziale “Villa Mercede” di Serrara Fontana, che sono ancora una volta creditori di ormai 4 mensilità retributive (gennaio, febbraio, marzo e aprile 2019) nonché a fortissimo rischio occupazionale stante la procedura di licenziamento collettivo ex L. 223/91 attivata dalla Civitas Soc. Coop. Sociale Onlus, le scriventi Organizzazioni Sindacali, d’intesa con le lavoratrici ed i lavoratori propri iscritti e rappresentati, con nota del 1 marzo 2019 e con altre inviate in precedenza, hanno separatamente comunicato lo Stato di Agitazione del Personale ed attivato formalmente la Procedura di Raffreddamento ex L. 146/90 e s.m.i. e vigenti regolamentazioni di settore. La suddetta procedura è stata lasciata totalmente inevasa ed ha portato ad una prima iniziativa di sciopero svolta in data 25/03/2019. Stante il protrarsi e l’aggravarsi della questione, l’insostenibilità della condizione determinatasi costringe le scriventi a proclamare un’ulteriore iniziativa di sciopero dei suddetti lavoratori, sull’intero turno di lavoro, a partire dalle ore 00,00 e fino alle ore 24,00 del giorno 29 maggio 2019, in conformità con la L. 146/90 e s.m.i. e con la regolamentazione di settore. Eventuali iniziative a sostegno della vertenza (presidi, manifestazioni ecc.) saranno comunicate con separata nota nelle tempistiche previste dalla Legge».

I dipendenti della residenza sono psicologicamente allo stremo. Alcuni sono pronti a iniziative durissime, come lo sciopero della fame

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I sindacati avevano anche attivato le procedure per chiedere all’Asl di pagare direttamente i lavoratori, intervenendo in sostituzione, come consentito dalla legge, ma la richiesta è stata vana. Continuano le pressioni per ottenere un tavolo in sede istituzionale, mentre, come detto, si punta a mantenere accesi i riflettori sull’isola, per cercare di sbloccare la difficile situazione e restituire dignità e serenità ai dipendenti della struttura residenziale. Se la procedura di licenziamento dovesse concludersi col licenziamento dei primi undici dipendenti, la sensazione generale è che subito dopo la struttura andrà verso la chiusura totale: in quel caso, quarantadue famiglie rimarrebbero senza sostentamento. In un contesto del genere, molti lavoratori sono già psicologicamente allo stremo, e non è un’esagerazione giornalistica. Alcuni di essi sono pronti a intraprendere iniziative durissime, compreso lo sciopero della fame, come già fece alcuni mesi fa Maria Grazia Barbieri, dipendente di Villa Mercede. Proprio Maria Grazia auspica una grande partecipazione popolare allo sciopero del 29 maggio: «Bisogna dimostrare all’Asl che noi esistiamo e che vogliamo difendere il nostro lavoro». Auguriamoci che la cittadinanza dell’intera isola d’Ischia risponda numerosa. Nel suo interesse, e non solo per quello dei lavoratori minacciati

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