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Michele Riccio: Trasporti, una situazione nerissima

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Capitano di lungo corso sulle grandi rotte marittime internazionali, è uno dei pochi a essere entrato a far parte della SPAN (divenuta poi Caremar) direttamente come Comandante. Nel 1985 divenne anche Dirigente dell’ Ufficio Marittimo, responsabile della movimentazione di tutto il personale navigante della Compagnia. Parliamo del Comandante Michele Riccio, che alla lunga e proficua esperienza marittima ha sempre unito l’impegno politico, fedele agli ideali della destra sociale, tramite quello che una volta era il MSI (Movimento Sociale Italiano). Con lui cerchiamo di capire meglio i recenti sviluppi in tema di collegamenti via mare, gettando uno sguardo anche sull’attuale momento politico dell’isola d’Ischia.

Partiamo sulla situazione dei trasporti marittimi del Golfo. La “privatizzazione” Caremar a vantaggio del duo Snav-Rifim era un inevitabile esito del mercato, oppure al contrario siamo di fronte a un’intesa fortemente penalizzante della libera concorrenza?

«Dobbiamo fare una precisazione importante: l’utenza deve comunque essere rispettata. Il mercato deve essere libero, ma fino a un certo punto. La Regione è preposta a garantire alcuni servizi fondamentali ai cittadini per lo sviluppo socio-economico delle isole del Golfo. Quindi è sempre il settore pubblico che concede ai privati lo sfruttamento delle linee di collegamento, siano essi i trasporti pubblici terrestri o quelli marittimi. Quindi, siccome la Regione è la proprietaria delle concessioni, è necessario bandire una gara che rispetti i parametri europei. E proprio i regolamenti europei, a differenza di quel che poi è stato detto, non dicono affatto di “privatizzare”, bensì di “liberalizzare” il mercato, cosa totalmente diversa. Liberalizzare non significa evitare il bando di gara o ricevere sovvenzioni senza condizioni precise da rispettare. Nel Golfo di Napoli esiste la possibilità di effettuare servizi di collegamento marittimo con un margine di profitto, quindi la Regione a buon diritto può stabilire un bando di gara nel quale porre precise condizioni per quanto riguarda i servizi da garantire agli utenti, come ad esempio la qualità del naviglio, le velocità di navigazioni, la fornitura di una “carta dei servizi” per i cittadini. Tutte cose che invece nel caso Caremar non sono state rese pubbliche. Soprattutto, non è stata rispettata quella che deve essere la fotografia delle esigenze delle isole. L’intesa Snav-Rifim ha parzialmente preso in carico alcuni servizi che già erano in atto, ma senza assumere esplicitamente l’impegno che dalle 2:30 del mattino fino alla mezzanotte dovrebbe essere fornito al cittadino un servizio a intervalli regolari, ma soprattutto logici e razionali. È ovvio che per isole come Ventotene, con utenza limitatissima, ma comunque col pieno diritto alla continuità territoriale, il servizio possa essere in perdita, pur se garantito. Ma per quanto riguarda Ischia e le altre isole del Golfo, il volume di traffico passeggeri è tale da permettere alla Regione di concedere (non vendere) le rotte ai privati per conseguire un profitto, ma sempre a condizione che vengano rispettati alcuni standard e vengano garantiti determinati servizi».

Come vede, per l’immediato futuro, la situazione dei trasporti dal punto di vista degli utenti delle isole?

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«Guardi, per come sono impostati attualmente i servizi, la situazione è nera, nerissima. Tra poco sarà necessario sborsare somme davvero ingenti per spostarsi tra Napoli e le isole, e parlo proprio per noi residenti. Esiste una legge degli anni ‘50, quando l’attuale Caremar si chiamava ancora SPAN, che stabiliva in modo puntuale e dettagliatissimo tutte le condizioni che la Compagnia doveva rispettare per ottenere la concessione delle rotte di collegamento nel Golfo. A confronto con la situazione attuale, sembra pura fantascienza».

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Com’è possibile che la Caremar, una Compagnia che anni fa era in ottima salute rispetto ad altre analoghe società, sia poi precipitata in un rapidissimo declino che ha portato alla sua sostanziale svendita ai privati?

«Lei ha ragione, è davvero un disastro. Guardi, io sono stato dirigente della società nel 1985: in quel periodo portammo la Caremar a livelli altissimi. E le dico che non è nemmeno un problema di passività o attività dei conti, perché le passività sono pericolose soltanto se viene fornito un servizio scadente, oppure se vengono commesse ruberie da parte dei dirigenti. In una società che garantisce un servizio fondamentale vi può anche essere un passivo, come ad esempio la tratta Formia-Ventotene, ma in quel caso parliamo di qualcosa che appunto rientra tra i diritti inalienabili degli abitanti di quelle isole, e quindi un passivo d’esercizio in determinate situazioni, oltre che previsto, non è certo segno di cattiva gestione. Invece qui a Ischia è diverso: come spesso accade, i privati “pubblicizzano” le perdite e “privatizzano” i profitti. Una cosa allucinante».

Intanto già si iniziano a vedere alcuni effetti per quanto riguarda i lavoratori dell’azienda…

«Sì, è un dramma, conosco bene la situazione. Purtroppo al momento c’è ben poco che si possa fare, e il motivo è la mancanza di regole certe a cui i concessionari dovrebbero essere assoggettati. Hanno vinto una gara, ma nessuno conosce le condizioni di trasporto a cui si sono impegnati, nessuno sa se esiste una “carta dei servizi” da garantire ai cittadini. Una concessione praticamente “in bianco”. Di questa gara non si conoscono né i termini, né gli obblighi a cui gli armatori sono soggetti. Niente».

Secondo Lei, a livello politico, come vanno ripartite le responsabilità di questa situazione? C’è stata una precisa volontà di arrivare all’esito attuale, oppure è soltanto un problema di inadeguatezza della classe politica?

«Le responsabilità a livello politico cominciano con l’abolizione del Ministero della Marina Mercantile. Le Regioni si sono così fatte carico di compiti che non erano congeniali alle loro abituali funzioni. Le istituzioni regionali potevano avere una certa comprensione dei trasporti terrestri, ma difficilmente potevano capire il settore, del tutto peculiare, dei trasporti marittimi. Le Regioni erano assolutamente impreparate ad affrontare tali problematiche. Anche oggi, vediamo alla guida della stessa Caremar molti funzionari che di mare non capiscono praticamente nulla. Poi, certo, c’è anche un po’ di “malafede”, quando taluni politici mettono in atto comportamenti che, di fatto, sono a protezione degli interessi di armamenti privati».

Cosa pensa del nuovo Governo regionale? Quale attenzione si aspetta, o auspica, per le isole?

«Io spero nella buona volontà del consigliere Maria Grazia Di Scala, con la quale avrei piacere di parlare di persona, proprio sulle tematiche del trasporto marittimo. Ho molta stima anche di quanto fa il mio amico Nicola Lamonica, il cui attivismo tramite l’Autmare è davvero meritevole e degno di sostegno. Credo però, che queste e altre analoghe iniziative siano un po’ dispersive: a mio parere, ci si dovrebbe concentrare          maggiormente su un programma chiaro».

Anche Lamonica si è scagliato contro il “cartello” e contro la confusione tra “privatizzazione” (a favore di pochi) e “liberalizzazione” (mancata).

«Certo, ecco perché la sua è un’iniziativa meritevole. Tuttavia credo che l’errore dell’Autmare sia stato quello di concentrarsi prevalentemente sulla “Caremar” e sulla difesa dei lavoratori di questa azienda. Ma secondo me adesso si deve guardare all’intero contesto. Ora come ora la Caremar è soltanto un aspetto, molto parziale, dell’intero panorama del Golfo. Anche se funzionasse in pieno, la Caremar non risolverebbe tutti i problemi. Ecco, credo che lo sguardo sulla situazione dei trasporti marittimi vada allargato a tutto il contesto. In pratica, tutti i concessionari che operano nel Golfo, devono (o meglio dovrebbero) rispettare una serie di precise condizioni debitamente previste da un serio bando di gara. Proprio come quello che nel 1953 conferì la concessione delle rotte del Golfo alla SPAN (poi confluita nella neo-costituita Caremar nel 1975). All’epoca, il traffico passeggeri nel Golfo era di seicentomila presenza all’anno. Oggi, sessantadue anni dopo, parliamo di ben dieci milioni di passeggeri all’anno. Cioè venti volte di più. Quindi si dovrebbe bandire una gara seria, il cui esito possa soddisfare adeguatamente, e con criteri precisi, le esigenze di questi dieci milioni di passeggeri circolanti annualmente nel Golfo. Come ho detto prima, gli orari dovrebbero essere previsti in modo da coprire in modo razionale e regolare le ventiquattr’ore, senza quei meschini giochi nella redazione degli orari che finora hanno avvantaggiato soltanto gli armatori privati. Basterebbe davvero poco, pochissimo: l’isola, con meno corse, ma con orari ben più razionali, godrebbe di un servizio di collegamento praticamente perfetto. Sul tema io ho proposto un progetto alla Regione, quando ancora era guidata dall’ex Governatore Caldoro. Purtroppo ai Trasporti era preposto un assessore poi rivelatosi totalmente inadeguato (Sergio Vetrella, ndr), che addirittura affermò che il mio progetto era “monopolizzatore”: una cosa palesemente assurda, basti pensare che attualmente tutti i trasporti del Golfo sono soggetti a “cartelli” che distruggono la libera concorrenza. Ad esempio, la Lauro monopolizza le corse per Forio e Ischia, la Snav per Casamicciola e Procida: tutte intese monopolistiche, dove nessuno può inserirsi».

Gettiamo un attimo lo sguardo sul panorama politico. Lei ha militato per anni nel Movimento Sociale Italiano, in un’epoca in cui la democrazia, anche qui sull’isola d’Ischia, poggiava sui grandi partiti di massa, durante quella che oggi viene detta “prima Repubblica”. Nota un miglioramento o un peggioramento rispetto ad allora?

«Le ideologie da tempo le ho messe da parte, pur portandole sempre nel cuore. Ma il vero problema è che adesso si sono totalmente smarriti gli ideali e i valori: è questo il dramma della politica attuale, un autentico pericolo. Se dovessimo fare un confronto, va riconosciuto che il sistema dell’epoca era in crisi, funzionava poco e male, quindi necessitava di un cambiamento. Si pensava che sarebbe stato sostituito da un bipolarismo, che avrebbe portato maggiore efficienza, ma invece come vediamo ogni giorno la democrazia parlamentare è scaduta in un continuo trasformismo, dove vari esponenti eletti nelle file di un partito cambiano casacca con una frequenza assurda. Un pasticcio che ha peggiorato una situazione già precaria. Riguardo alla mia esperienza politica, molti dicevano che ero “fascista”, usando questa parola in senso offensivo, ma io non mi sono mai offeso, anche perché io non ho mai creduto al fascismo come regime. Io credo nel fascismo come repubblica sociale e a tutto quello che di positivo e appunto di “sociale” era stato fatto. Non ripudierei mai tale visione».

La sua opinione sull’attuale temperie politica dell’isola d’Ischia.

«La prima cosa a cui bisogna seriamente pensare è il Comune Unico. Se non usciamo da questa impasse, non c’è speranza. Sono sempre stato uno dei promotori di questo progetto. Gli unici che davvero temono il Comune Unico sono coloro che fanno parte della pletora di assessori dei vari comuni isolani: temono di perdere il loro piccolo potere, la loro poltrona. Ma guardiamo invece ai tanti vantaggi, specialmente quando un sindaco deve relazionarsi con le varie Istituzioni regionali o statali. In tal caso, una cosa è farlo da sindaco di Serrara Fontana o di Lacco Ameno o di Casamicciola, ben altra cosa è farlo da Sindaco dell’intera isola d’Ischia, con un peso politico enormemente più rilevante».

Il suo giudizio sull’attuale classe politica isolana non è quindi troppo lusinghiero…

«I politici isolani? Un’assemblea di opportunisti. La politica dell’isola d’Ischia è un affare davvero squallido. E guardi che non è nemmeno un problema di mancanza di programma a medio o lungo termine, cosa che si potrebbe sempre stilare. Il problema è che parliamo di gente che pensa soltanto al proprio particolarissimo interesse o al massimo a quello di parenti o amici. Come possiamo parlare di “politica” in un panorama così deprimente?»

 

 

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